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Rakitic crolla in lacrime nell’addio al Siviglia: “Ho accettato la decisione dell’allenatore”

Dopo 7 anni Rakitic lascia il Siviglia, scoppiando in un pianto di commozione: “Perché me ne sono andato? L’idea del nuovo allenatore non era la mia”
A cura di Ada Cotugno
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Ivan Rakitic ha salutato per la seconda volta il Siviglia, questa volta per sempre. Il centrocampista, lo straniero con più presenze nella storia del club, volerà in Arabia Saudita per vestire la maglia dell'Al-Shabab e nella sua conferenza stampa d'addio non è riuscito a trattenere le lacrime.

"Ho detto che oggi non avrei pianto, vediamo se riesco a farcela", aveva detto all'inizio non sapendo che non sarebbe riuscito a mantenere la sua promessa. Mentre parlava il giocatore ha dovuto interrompere il discorso per riprendere fiato e asciugarsi le lacrime che sgorgavano per un addio doloroso.

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Rakitic è fortemente legato al Siviglia, una squadra che in questa stagione non sta navigando in buone acque: "Bisogna capire che un ciclo sta finendo, è importante averlo chiaro anche se a volte può far male. Come può un croato nato in Svizzera dire che la sua casa è a Siviglia? Tornerò e resterò sempre accanto al Sevilla Futbol Club . So che questa stagione difficile finirà bene".

L'idea di lasciare il club non è stata presa alla leggera. Il giocatore ci ha riflettuto a lungo, coinvolgendo la moglie nei suoi discorsi per poter prendere la decisione più giusta: "Le ultime notti non sono state facili, ho parlato fino alle 6 del mattino con mia moglie per capire cosa sta succedendo. Questa non è una squadra di calcio o una città, è la mia vita e il mio cuore . Ho incontrato mia moglie la stessa notte in cui sono arrivato 13 anni fa, e questo è il destino. L’Ivan che è arrivato non è mai cambiato, ma è diventato un uomo”.

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Ovviamente un addio così sofferto nasconde dietro delle serie motivazioni. Nel corso del discorso Rakitic ha parlato apertamente delle situazioni che lo hanno portato a lasciare il Siviglia a gennaio: "Perché me ne sono andato?" Mi vedevo ancora capace di giocare da titolare, ma tante volte noi giocatori non dobbiamo capire la decisione, bensì accettarla. Ho capito che l'idea del nuovo allenatore non era la mia… per me è impossibile sedermi in panchina e non poter aiutare il Siviglia . Non ho 23 anni ma ho un bell'aspetto fisicamente. A questa età, Jesus Navas lo sa, ci prendiamo molta più cura di noi stessi. Ho curato ogni minimo dettaglio. Per me non esiste giocatore vecchio o giovane, ma solo buono o cattivo".

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