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Perché si dice biscotto nel calcio: cosa significa

Il termine “biscotto” è diventato nel corso degli anni di uso comune nel calcio per indicare partite dal risultato accomodato di comune accordo tra le squadre, in situazioni di reciproca convenienza. Ma perché si dice proprio biscotto e qual è il significato? La storia parte dall’ippica, negli Stati Uniti.
A cura di Alessio Morra
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Una delle parole più ‘temute' nel mondo del calcio è: biscotto. Strano a dirsi per chi non è addentro alle vicende sportive. Perché è capitato più di una volta nella storia del calcio che due squadre, generalmente, nella fase a gironi di una manifestazione si siano accordati ed abbiano concordato il risultato di una partita. E il biscotto lo sì fa con un fine ben preciso, perché entrambe le compagini hanno entrambe un guadagno. Quello più famoso per noi italiani è stato quello di Euro 2004 quando Danimarca e Svezia, rivali da sempre, acchitarono un 2-2 ed eliminarono l'Italia da quegli Europei. Ma perché si dice biscotto?

Da dove deriva il termine biscotto

Molte espressioni della vita comune provengono dal mondo dell'ippica, che per tanti anni è stato lo sport per eccellenza. Si pensi all'espressione ‘la Grande Mela' con cui viene definita la città di New York che proviene proprio da quel mondo. E anche la definizione di ‘biscotto' nel mondo del calcio. L'espressione deriva dunque dal mondo dall'ippica, e in particolare dal mondo delle scommesse, quelle illegali.

Il ‘biscotto' era una specie di dolce o in alcuni casi una galletta che veniva modificata con delle sostanze illegali e che veniva data a un determinato cavallo. L'obiettivo era chiaro il cavallo mangiando quel biscotto peggiorava le sue prestazioni. In alcuni casi erano gli stessi proprietari che decidevano di dare il biscotto al cavallo con l'intento di fargli perdere una corsa. In questo modo venivano alterati i risultati delle competizioni e i cavalli favoriti cedevano il passo a quelli che non si pensava potessero vincere. E va da sé che chi creava il ‘biscotto' andava, poi, a guadagnare cifre importanti. Nel corso degli anni il termine ‘biscotto' è diventato sinonimo di combine nel mondo dello sport.

I casi più famosi di biscotti nel calcio

Subito salta alla mente la partita tra Danimarca e Svezia di Euro 2004. Nell'ultima giornata della fase a gironi l'Italia doveva battere la Bulgaria e sperare che il derby scandinavo non finisse in parità. Gli azzurri vinsero 2-1, ma danesi e svedesi pareggiarono 2-2. L'Italia del Trap venne eliminata. Vent'anni prima nelle Qualificazioni agli Europei del 1984 la Spagna per qualificarsi a scapito dell'Olanda aveva bisogno di vincere con dieci gol di scarto con Malta, e si impose per 12 a 1. Si parlò di ‘biscotto'. Non si possono non citare le partite del Mundial '82 Germania Ovest-Austria 1-0 (fu eliminata così l'Algeria) e quella del Mondiale del 1978 Argentina-Perù tra i casi di ‘biscotti' più noti nella storia del calcio internazionale. Il Brasile mancò l'accesso alla finale dopo il 6-0 dell'Argentina contro il Perù.

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