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Paul Ince, il pupillo di Massimo Moratti: due anni all’Inter e un posto nel cuore dei tifosi

Paul Ince nel 1995 passò dal Manchester United all’Inter, fu fortemente voluto dal presidente Moratti. Con i nerazzurri Ince, che era un grande centrocampista, giocò solo per due stagioni che gli bastarono per entrare nel cuore dei tifosi e di Moratti che quando Ince chiese la cessione scoppiò in lacrime.
A cura di Alessio Morra
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Massimo Moratti per quasi vent'anni è stato il proprietario dell'Inter, che con lui alla guida ha vinto cinque scudetti e la Champions League del 2010. Nella sua gestione hanno vestito la maglia nerazzurra campioni come Ronaldo, Baggio, Eto'O, Zanetti, Sneijder e Milito. Ma nel cuore del presidente c'è sempre stato un posto speciale per Paul Ince, come lo stesso Moratti ha confermato in un'intervista rilasciata a Fanpage.it. L'ex calciatore del Manchester United in passato ha raccontato dei suoi anni interisti e del legame con Moratti, partendo dal momento dell'addio ai Red Devils.

La telefonata di Ferguson: "Ora sei dell'Inter"

La stagione 1994-1995 era finita, il Manchester aveva vinto la Premier League per il terzo anno consecutivo. Ince si stava rilassando giocando a golf con Giggs quando ricevette una telefonata da parte di Alex Ferguson che senza fronzoli gli disse: "Abbiamo ricevuto un'offerta dell'Inter per te e abbiamo accettato". Ince racconta che per lui fu una sorpresa, da un giorno all'altro via dallo United con cui aveva giocato per sei stagioni.

In due giorni l'inglese si prepara e parte per l'Italia, dove incontrò Massimo Moratti, il presidente dell'Inter che lo aveva fortemente voluto. All'Inter trovò Roberto Carlos, Zanetti, Djorkaeff e Zamorano. Giocatori di prima fascia, come agli italiani Pagliuca e Bergomi, che però non riuscirono a conquistare nessun trofeo in quella stagione in cui c'erano da sfidare un fortissimo Milan e la Juventus di Lippi che vinse la Champions League. L'avvio fu complicato.

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Con Hodgson cambiò tutto

Si è sempre detto che gli inglesi in Italia non riescono a esprimersi a meglio. Ince si adatta invece all'Italia e alla vita milanese, va a vivere sul Lago di Como. Nel primo anno, però, non rende perché trova un allenatore che poco lo capisce. Perché Ottavio Bianchi lo schiera sulla fascia sinistra nel suo 3-5-2.  A fine stagione l'Inter cambia e nel 1996-1997 sulla panchina dell'Inter c'è un inglese Mr. Roy Hodgson che Ince lo conosce e sa dove schierarlo. Quella squadra non conquista trofei ma entra nel cuore dei tifosi nerazzurri – 3a in campionato, semifinalista in Coppa Italia (ko ai rigori con il Napoli) e perde ai rigori la finale di Coppa Uefa con lo Schalke 04. "Hodgson ebbe un bel rapporto con Moratti, ma lui dovette cambiare molte cose. Allenare l’Inter è stato un duro test per lui, lo ammiro molto, grazie a Hodgson le mie prestazioni sono migliorate".

Quando andai via Moratti pianse

Nell'estate del 1997 l'Inter acquista Ronaldo, il ‘Fenomeno'. Le ambizioni sono enormi, ma Paul Ince ha nostalgia di casa e chiede di andare via, vuole tornare in Inghilterra. L'ex giocatore raccontò che andò personalmente da Moratti. Chiese la cessione. Il presidente ci restò male, non si aspettava quella richiesta. Gli disse sì, puoi andare via, ma prima dell'addio si mise a piangere (come ammesso in un'intervista a Paddy Power): "Quando gli dissi che volevo tornare in Inghilterra, Massimo Moratti scoppiò in lacrime. Avevamo comprato Ronaldo, ma per questioni familiari per me fu meglio tornare in Inghilterra. Non volevo in realtà, sarei rimasto per sempre. Moratti era sconvolto. Adoravo quell’uomo, lo rispetto e parlo ancora con lui. Rese possibili quegli anni meravigliosi, non lo dimenticherò mai".

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