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Nicolò Frustalupi: “Mazzarri non è un meme, ha fatto bene ovunque. A Napoli ci hanno dato poco tempo”

Nicolò Frustalupi, vice di Walter Mazzarri, ripercorre la carriera al fianco del tecnico toscano: dalla Reggina al Napoli, passando per Inter, Sampdoria, Torino e Watford. A Fanpage.it l’allenatore toscano racconta sfide, difficoltà e successi nelle esperienze fatte in panchina negli ultimi vent’anni.
A cura di Vito Lamorte
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Dalla Reggina al Napoli, dall’Inter al Torino fino all’esperienza in Premier League, Nicolò Frustalupi ripercorre i momenti più intensi della sua carriera accanto a Walter Mazzarri. Tra aneddoti di spogliatoio, traguardi raggiunti e difficoltà superate, l’allenatore toscano racconta a Fanpage.it le sue esperienze in un calcio fatto di uomini, carattere e senso di appartenenza, lontano dai riflettori ma sempre al centro del campo.

Cosa fa oggi Nicolò Frustalupi?
"Sto vivendo un periodo più tranquillo, facendo il papà a tempo pieno. Ma seguo sempre il calcio, dalla Serie A alla Serie C, perché è la mia passione".

Che idea si è fatto dell’attuale campionato di Serie A?
"Vedo il Napoli come favorito per lo Scudetto, grazie alla continuità tecnica con l'allenatore dell'anno precedente e a un mercato mirato. Inter e Milan sono le principali contendenti".

Nicolò Frustalupi sulla panchina del Napoli.
Nicolò Frustalupi sulla panchina del Napoli.

A proposito di Napoli, cosa non ha funzionato nella vostra seconda parentesi in azzurro?
"Siamo arrivati in una squadra in difficoltà e nonostante fosse reduce dallo Scudetto si era indebolita con le partenze di Lozano e Kim, che non vennero sostituiti adeguatamente. Ci è stato dato poco tempo, siamo arrivati a metà novembre e siamo andati via a metà febbraio: un periodo troppo breve per raddrizzare la stagione. Poi è innegabile che vi fossero problemi di rosa: Osimhen rientrava da un infortunio e non era al top, eravamo senza terzini sinistri (con gli infortuni di Oliveira e Mario Rui) e questo ci ha costretto all'adattamento di altri giocatori in quel ruolo. Se a questo aggiungi le partite ogni tre giorni che hanno limitato il lavoro sul campo…".

Avevate chiesto qualche rinforzo sul mercato invernale che non è arrivato?
"Il mister si era espresso chiaramente e aveva chiesto un difensore ma non è stato soddisfatto. Quelli che sono arrivati non rispondevano alle reali esigenze del momento come Dendoncker o Traore, che sono due ottimi giocatori, ma non era quello che serviva. I problemi legati ai rinnovi di Osimhen e Kvaratskhelia, la partenza di Elmas a dicembre e le assenze di Osimhen e Anguissa per la Coppa d'Africa hanno ulteriormente indebolito la squadra. Con più tempo e una maggiore chiarezza da parte della società avremmo potuto ottenere risultati diversi".

Torniamo indietro di qualche anno al vostro primo ciclo al Napoli….
"Fu straordinario: prendemmo una squadra che veniva da anni difficili e la riportammo Europa League. Poi raggiungemmo la qualificazione alla Champions League per due volte e riportammo la Coppa Italia, vincendo contro la Juventus di Conte. In città ci fu un grandissimo entusiasmo. Concludemmo i nostri quattro anni col secondo posto in campionato".

Ecco, l’entusiasmo. Qual era l’elemento che faceva la differenza nella "zona Mazzarri"?
"Il carattere del mister si rifletteva sulla squadra. I ragazzi davano tutto, fino all’ultimo minuto. Non era solo tattica, era mentalità e passione. Ogni partita era una battaglia, soprattutto nelle fasi decisive".

Ancora oggi molti tifosi azzurri ricordano a memoria la formazione di quel ciclo: come si riesce a creare un legame così forte?
"Il pubblico si identificava con la grinta e l'impegno dei giocatori, che, pur non essendo tutti ‘di primo livello’, davano il massimo. Questi successi segnarono una rinascita dopo anni di sofferenza per la piazza napoletana".

Nicolò Frustalupi e Walter Mazzarri durante un allenamento all’Inter.
Nicolò Frustalupi e Walter Mazzarri durante un allenamento all’Inter.

Lavezzi-Cavani-Hamsik erano straordinari e sul quel tridente si è già detto tutto: ma come siete riusciti a far diventare il Matador un attaccante spietato rispetto a quello di Palermo?
"Il trio Lavezzi, Cavani, Hamsik era esaltante per i tifosi. Mazzarri fu determinante nel trasformare Cavani, che a Palermo giocava spesso decentrato, in un bomber di razza grazie alla sua determinazione e alla voglia di migliorarsi. Appena ci dissero che c’era la possibilità di prenderlo lui non ci pensò due volte, aveva già in mente tutto".

A Napoli siete arrivati dopo l’esperienza incredibile alla Reggina?
"Sì, quella penalizzazione di 15 punti era un macigno. Molti pensavano che fosse impossibile salvarsi. Mazzarri radunò il gruppo e disse che chi non credeva nell’impresa poteva andare. Noi restammo e, grazie alla determinazione del mister e dei ragazzi, riuscimmo a fare 51 punti e conquistare una salvezza storica, con un gruppo coeso e motivato. Facemmo dei punti che a volte hanno portato in Europa".

Dopo Napoli, invece, arrivò la chiamata dell’Inter: che esperienza è stata?
"La squadra era in transizione: grandi campioni, ma rosa logorata e vincoli economici importanti. Siamo arrivati quinti, risultato ottimo considerando le condizioni. L’Inter di allora era in difficoltà finanziaria, non c’erano investimenti e i risultati venivano giudicati in maniera severa. La gestione del gruppo, anche lì, fu fondamentale. Pagammo le tante aspettative rispetto alla reale forza della squadra".

Nicolò Frustalupi e Walter Mazzarri sulla panchina del Torino.
Nicolò Frustalupi e Walter Mazzarri sulla panchina del Torino.

Anche a Torino il vostro lavoro è stato lodevole perché avete fatto il record di punti nell’era Cairo…
"Arrivammo a metà stagione per sostituire Mihajlovic e costruimmo una squadra solida, capace di ottenere il record di punti dell’era Cairo. Non raggiungemmo l’Europa, ma la squadra dimostrò identità, compattezza e spirito di gruppo. Mazzarri riuscì a dare alla squadra un’impronta chiara, anche con giocatori diversi e situazioni complicate".

Tra Milano e Torino ci fu l’esperienza in Premier League al Watford: che ricordi ha del calcio inglese?
"Bellissimo. Un altro mondo. La squadra che lottava per salvarsi, stadi sempre pieni, cultura del calcio diversa dall’Italia. Ogni partita era una battaglia e riuscire a mantenere la categoria fu una soddisfazione enorme. Vincemmo all’Emirates contro l’Arsenal e battemmo il Manchester United in casa, una soddisfazione enorme".

Del vostro percorso non viene nominata spesso la Sampdoria, dove avete lavorato molto bene e avete aiutato giocatori come Cassano e Pazzini a ritrovarsi dopo alcune difficoltà…
"Cassano era un talento straordinario, ma arrivava con problemi fisici e disciplina da recuperare. Con il mister abbiamo trovato il giusto equilibrio, e fece una stagione da 11 gol nonostante le difficoltà iniziali. Anche Pazzini si rilanciò con noi dopo le difficoltà di Firenze. Mazzarri ha saputo valorizzare ogni giocatore, anche chi veniva da momenti complessi".

Visto da vicino, qual è la principale qualità di mister Mazzarri?
"Sa creare gruppo e motivare ogni giocatore. È attento ai dettagli tattici, ma soprattutto sa tirare fuori il meglio dalle persone. La sua gestione dello spogliatoio è unica, e ovunque siamo stati ha sempre raggiunto gli obiettivi prefissati".

Nicolò Frustalupi e Walter Mazzarri durante il secondo ciclo a Napoli.
Nicolò Frustalupi e Walter Mazzarri durante il secondo ciclo a Napoli.

Negli ultimi anni, però, Mazzarri si porta dietro un gran numero di detrattori ed è diventato oggetto di meme: qual è la cosa che dà più fastidio?
"Spesso i social, con i meme e tutto il resto, ridicolizzano il lavoro altrui. Ma la professionalità delle persone va rispettata. Chi conosce i numeri sa chi il mister, con il suo gruppo di lavoro, ha fatto bene ovunque è andato e non bisogna andare troppo dietro a queste cose che non hanno molto a che vedere con il campo".

Nicolò, lei è figlio del grande Mario Frustalupi scomparso quando aveva solo 13 anni: la passione per il calcio l’ha ereditata da lui?
"Mi fa piacere che mi fai questa domanda e ti ringrazio. Non è che ne ho parlato mai tanto con lui, anzi praticamente mai, però mi sono informato con video, che purtroppo di quando giocava lui ce ne sono pochi, e ritagli di giornale. La passione me l'ha trasmessa lui e io l’ho portata avanti prima come giocatore e poi come allenatore. Ho giocato poco a livello dilettantistico, poi mi sono dedicato al percorso da allenatore e quando alla Pistoiese è arrivato mister Mazzarri, ci siamo conosciuti e da lì ho iniziato il mio viaggio insieme a lui".

Progetti futuri di Nicolò Frustalupi?
"Spero di tornare in panchina. Oggi le opportunità non sono molte, serve anche un buon network. Non sono un ex-giocatore famoso o non ho un procuratore, è difficile trovare occasioni in un ambiente con tanti candidati e poche panchine. La passione resta intatta, e quando arriverà l’occasione, sarò pronto".

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