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La girandola delle plusvalenze che ha mosso il calciomercato di gennaio in Italia

Le società italiane hanno spostato 85 milioni di cartellini nell’ultima campagna acquisti (seconde in Europa alle spalle della Premier League), ma in realtà il denaro mosso in queste operazioni è meno della metà. Gli investimenti maggiori arrivano dalla zona retrocessione e sono diretti principalmente verso l’estero.
A cura di Benedetto Giardina
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Gennaio non è quasi mai il mese delle spese pazze, tanto più in piena crisi economica e col calcio colpito in pieno dalla pandemia. Non a caso, quest'anno, la sessione invernale del calciomercato ha visto metter mano al portafogli solamente i club a rischio retrocessione, nel tentativo di evitare un tracollo in Serie B. Per il resto, è tutto un film già andato in scena più volte: prestiti, svincolati e scambi, con l'inevitabile girandola di plusvalenze. Dei circa 85 milioni di cartellini valutati in entrata (secondi in Europa alle spalle della Premier League), i club italiani hanno effettivamente mosso meno della metà se si escludono gli scambi messi in piedi nell'ultimo mese: circa 41 milioni di euro. Se si valuta invece la spesa reale sostenuta durante questa sessione di mercato, la cifra va riducendosi ulteriormente, tra pagamenti dilazionati e utilizzo della camera di compensazione per le operazioni tra club italiani.

L'impatto delle plusvalenze nel mercato di gennaio

La Juventus ha fatto delle plusvalenze il proprio cavallo di battaglia in questo gennaio 2021. Le cessioni di Portanova, Petrelli e Tongya hanno generato plusvalenze per circa 25 milioni di euro, ma i tre giovani del vivaio bianconero si sono rivelate in realtà delle contropartite per Rovella del Genoa (valutato 18 milioni) e Aké dell'Olympique Marsiglia (valutato 8 milioni). In sostanza, il club bianconero sul mercato ha "speso" 26 milioni di euro, ma solo spostando giocatori. Nessun movimento di denaro, dunque, per operazioni che avranno effetti a breve termine sui bilanci grazie alle plusvalenze realizzate. È sul lungo periodo, però, che la Juventus dovrà fare i conti con gli ammortamenti dei cartellini di Aké e Rovella: il primo ha firmato un contratto quinquennale, il secondo un quadriennale che però prevede anche un eventuale riconoscimento di un bonus fino ad un massimo di 20 milioni di euro per il Genoa, al maturare di determinate condizioni. In tutto ciò, Rovella è rimasto a Genova e Aké è – per il momento – aggregato alla formazione Under 23 che gioca in Lega Pro.

Lo scambio di plusvalenze, ovviamente, coinvolge anche il Genoa, i cui 18 milioni "spesi" per Portanova e Petrelli sono di fatto una contropartita secca per Rovella. Sommati ai 26 milioni di valutazione dei cartellini acquisiti dalla Juventus (senza movimento di denaro), fanno 44 milioni di euro. In pratica, due club con le loro plusvalenze hanno inciso sul mercato invernale della Serie A per più del 50% delle valutazioni di tutti i calciatori accasatisi in società della massima serie. In entrata, d'altronde, Juventus e Genoa non hanno fatto altro: i bianconeri hanno fatto rientrare Rugani e Mandragora dai rispettivi prestiti, per girarli nuovamente a titolo temporaneo a Cagliari e Torino, mentre i liguri hanno aperto la porta a Strootman e Onguené, entrambi giunti in prestito da Olympique Marsiglia e RB Salisburgo.

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Il saldo di mercato delle big della Serie A

Non che nel resto della Serie A si navighi nell'oro. Anzi, le poche operazioni andate in porto durante quest'ultima fase del mercato sono state svolte all'insegna del risparmio, o quantomeno facendo attenzione a non andare in rosso. Lo dimostrano soprattutto gli affari mancati: lo scambio Dzeko-Sanchez tra Inter e Roma, ad esempio. Lì il problema non si pose tanto sulla valutazione dei due calciatori, quanto sugli stipendi da riconoscere, dato che l'Inter per il cileno usufruisce delle agevolazioni previste dal decreto crescita, ma non avrebbe potuto fare lo stesso per il centravanti riappacificatosi (forse) con Fonseca. Alla fine, Sanchez è rimasto all'Inter che non ha mosso un dito in entrata, mentre Dzeko è rimasto alla Roma, dove è arrivato il solo Reynolds. Per lo statunitense, i giallorossi al momento hanno sborsato 100 mila euro come corrispettivo per il prestito. Il riscatto, obbligato al verificarsi di determinate condizioni, è fissato a 6,75 milioni di euro, più eventuali variabili fino a 5,65 milioni, ma queste cifre non riguardano la spesa effettuata a gennaio.

Un mercato soft, dunque, così come per le altre società in orbita europea. L'unica ad aver finalizzato operazioni di un certo calibro è stata l'Atalanta, che ha investito circa 11,7 milioni per Maehle dal Genke e Kovalenko dallo Shakhtar Donetsk. I bergamaschi, però, hanno potuto contare su un tesoretto da circa 26 milioni di euro proveniente dalla cessione di Diallo al Manchester United e di Gomez al Siviglia. Di fatto, nella metà sinistra della classifica, solo due club possono vantare un saldo negativo acquisti e cessioni: Milan e Sampdoria con mezzo milione a testa speso rispettivamente per i prestiti di Meite e Torregrossa. Per il resto, bisogna scendere nei meandri della lotta salvezza per trovare società bisognose di rinforzi a gennaio.

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Si spende solo in zona retrocessione

L'acquisto più oneroso della finestra invernale lo ha messo a segno il Parma, prelevando dalla FCSB ("erede" della Steaua Bucarest) il talento rumeno Dennis Man. Costo dell'operazione: 15 milioni di euro. I dettagli, però, sono stati svelati dall'agente Giovani Becali al portale Fanatik, in merito all'ultima offerta fatta dal Parma: 13 milioni da pagare in due anni e mezzo più 2 milioni di bonus. Di fatto, i ducali, hanno versato solo una percentuale dell'intero conguaglio, ma non è possibile stabilire a quanto ammonti realmente. Quello di Man resta comunque l'acquisto più costoso del mercato di gennaio, seguito a ruota da Sanabria al Torino. I granata, per l'attaccante paraguaiano, hanno messo sul piatto 7 milioni di euro. Che a spendere tali cifre siano la penultima e la quartultima in campionato fa capire molto della situazione attuale nel calcio italiano.

Inoltre, Parma e Torino (come altre società) hanno acquistato dall'estero. Diverse operazioni, invece, si sono svolte tra società italiane, il che significa poter usufruire della camera di compensazione. Un sistema semplice: un club che avanza crediti nel mercato interno può scambiarli con altre società in sede di campagna acquisti. Duncan al Cagliari dalla Fiorentina, Maleh dal Venezia alla Fiorentina, Meite dal Torino al Milan, Bani dal Genoa al Parma e Torregrossa dal Brescia alla Sampdoria sono i trasferimenti onerosi (definitivi o temporanei) operati all'interno del mercato italiano, potenzialmente con scambio di crediti. In totale, però, le valutazioni di questi passaggi si aggirano sui 4,2 milioni di euro, meno di quanto la Fiorentina riconoscerà allo Spartak Mosca per Kokorin (conguaglio di 4,5 milioni). Perché chi vuole spendere e può farlo, preferisce farlo all'estero.

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