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Inter-Atalanta dimostra che difendersi a oltranza può andar bene in Italia ma in Europa no

Dopo la vittoria dell’Inter (1-0) nel posticipo di campionato con l’Atalanta è giusto parlare di bunker scudetto più che di fuga. È nel fortino che Conte ha trincerato la squadra impostando una partita di sofferenza e di sacrificio, chiedendo a Lautaro Martinez (un attaccante) di fare il difensore e trovando il gol partita grazie a un difensore (Skriniar) su palla inattiva.
A cura di Maurizio De Santis
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Cinque tiri, 1 gol. Tredici tiri, zero reti. I numeri non dicono tutto ma chiariscono quale siano stati trama e copione di Inter-Atalanta. Da un lato difesa serrata e contropiede, confidando nella fisicità di Lukaku e negli scatti di Martinez. Dall'altro possesso palla e tentativo di arrivare al gol attraverso il gioco, la costruzione degli spazi, il palleggio in verticale. I nerazzurri hanno messo in atto ciò che meglio sapevano fare e il tecnico aveva chiesto: chiudere gli spazi, imbrigliare le fonti di gioco avversarie, stoppare Zapata, ingabbiare gli incursori (Pessina e Gosens), chiedere al centrocampo una gara di lotta e di governo, cogliere l'attimo e l'occasione per andare a bersaglio. Ci sono riusciti con Skriniar, abile ad anticipare gli avversari e a battere di testa su azione d'angolo. Atteggiamento poco bello a vedersi, proprio di una formazione che gioca fuori casa, ma molto efficace in virtù delle qualità della rosa a disposizione.

Tre punti, +6 sul Milan secondo in classifica è quel che conta. All'Inter basta e avanza questa versione dei fatti. Solita storia del bicchiere mezzo pieno (il risultato) o mezzo vuoto (il gioco). In Italia può andar bene, in Europa no. E infatti la doppia eliminazione dalla Champions League per due anni consecutivi è la riprova che, forse, approcci del genere pagano in un campionato nazionale e nel lungo periodo ma, senza un'alternativa tattica altrettanto efficace, risultano penalizzanti nelle Coppe dove non basta serrare i ranghi e sperare nel guizzo in ripartenza per superare lo scoglio della fase a gironi.

Le posizioni media di Inter e Atalanta nella 'mappa di calore' del match (fonte whoscored.com)
Le posizioni media di Inter e Atalanta nella ‘mappa di calore' del match (fonte whoscored.com)

Più che fuga, è giusto parlare di bunker scudetto. La mappa di calore dell'incontro – quella complessiva e relativa al dettaglio di alcuni calciatori con caratteristiche offensive – rende visibile bene quale sia stata la tendenza del match. Uno in particolare il dettaglio: la posizione di Lautaro Martinez che nell'area di rigore dell'Atalanta non ha quasi mai messo piede sacrificandosi nel lavoro ‘sporco' da mediano o addirittura da difensore aggiunto nel 5-4-1 disegnato dal tecnico.

La partita di sacrificio giocata da Lautaro, più mediano/difensore che attaccante
La partita di sacrificio giocata da Lautaro, più mediano/difensore che attaccante

È nel fortino che Conte ha trincerato la squadra impostando una partita di sofferenza, lasciando nelle mani della ‘dea' il bandolo della matassa e il dominio del campo (44% a 56% il conto del possesso), il maggiore numero delle occasioni da rete (soprattutto nella ripresa, con Sportiello che effettuerà zero parate rispetto alle 2 di Handanovic), giocando un numero maggiore di palle lunghe (30 riuscite su 50, 60%), registrando un numero di cross nettamente inferiore (8 vs 25) agli ospiti, arrivando al tiro in area avversaria 3 volte rispetto alle 11 degli orobici, soccombendo nei duelli (53 vs 70) e per numero di palle perse. Però ha vinto con il gol di un difensore, su palla inattiva. L'apoteosi del pragmatismo. In questa Serie A può funzionare, all'estero le prendi sul muso.

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