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Giuseppe Cardone: “Dopo il ritiro da calciatore non è stato facile. Oggi vendo case e sono felice”

Dopo una carriera in campo, tra le giovanili del Milan e la fascia di capitano del Parma, Giuseppe Cardone ha cambiato vita, trovando nel settore immobiliare una nuova passione. L’ex difensore racconta a Fanpage.it il difficile passaggio dal calcio alla ‘vita reale’, le lezioni imparate nello spogliatoio e la serenità ritrovata lontano dai riflettori.
A cura di Vito Lamorte
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C’è una vita dopo il calcio. Ma non tutti riescono a trovarla. Giuseppe Cardone, ex difensore di Milan, Parma, Piacenza e Vicenza, lo ha fatto partendo da zero, lontano dai riflettori, imparando un nuovo mestiere e costruendo una serenità diversa, più silenziosa ma altrettanto vera. Oggi a 51 anni lavora nel settore immobiliare, in Brianza, e racconta con lucidità e ironia la sua seconda vita: quella di un uomo che non ha paura di cambiare campo, perché ha imparato che la partita più importante si gioca fuori dallo stadio. A Fanpage.it Cardone racconta il difficile passaggio dal calcio alla ‘vita reale', le lezioni imparate nello spogliatoio e la serenità ritrovata lontano dai riflettori.

Partiamo dal presente: cosa fa oggi Giuseppe Cardone?
"Oggi lavoro nel settore immobiliare, vendo case. È un mondo completamente diverso da quello del calcio, ma mi piace molto. Dopo il ritiro non è stato facile trovare la mia strada, ma adesso posso dire di aver trovato la mia dimensione".

Come si passa dal calcio all’immobiliare?
"Dopo aver smesso, nel 2009, ho provato a fare l’allenatore. Mi piaceva l’idea, ma vivendo quella realtà ho capito che non era la mia strada. Il calcio da giocatore mi ha dato tutto, ma da allenatore è un’altra storia. Ho preferito cambiare mondo e investire su qualcosa di mio".

Giuseppe Cardone è stato capitano del Parma.
Giuseppe Cardone è stato capitano del Parma.

Ha avuto anche un’esperienza come collaboratore tecnico a Venezia, giusto?
"Sì, con Stefano Vecchi. È durata poco, sette giornate, ma ho imparato molto. Poi sono rimasto sotto contratto per tre anni, ma senza reali proposte. Quel periodo mi ha fatto capire che dovevo voltare pagina".

Oggi Cardone è felice di questa nuova vita?
"Molto. All’inizio non è stato semplice, perché il post-carriera ti lascia un po’ spaesato. Però col tempo ho trovato equilibrio e serenità. Ho più tempo per me, per la famiglia e per crescere in un ambiente nuovo. E la cosa più bella è che mi piace davvero quello che faccio".

Torniamo un attimo indietro: Cardone è cresciuto nel settore giovanile del Milan, che ricordi ha di quegli anni?
"Bellissimi. Anche se, a dirla tutta, all’inizio non avrebbero scommesso un euro su di me. Venivo dal ’74 e non ero certo il più talentuoso. Ma ho fatto tutta la gavetta, dalla C2 in su, fino a guadagnarmi un posto. Il Milan di Berlusconi era un’altra realtà, una società con una visione diversa. Quegli anni mi hanno formato come uomo e come calciatore".

L’esultanza per un gol ai tempi del Vicenza.
L’esultanza per un gol ai tempi del Vicenza.

Hai giocato in club importanti come Milan, Bologna, Parma, Piacenza, Venezia… che bilancio fai della sua carriera?
"È stata una carriera importante, anche se segnata da qualche infortunio. Poteva andare meglio, certo, ma poteva andare anche peggio. Sono contento di quello che ho fatto e delle persone che ho incontrato. Ho vissuto esperienze e momenti che rifarei cento volte".

A Parma è stato anche capitano, vivendo il periodo complicato del crack societario. Com’è stato gestire quello spogliatoio?
"Difficile, ma formativo. In quei momenti conta l’uomo, più del calciatore. Essere credibile agli occhi dei compagni è fondamentale. Noi siamo riusciti a restare uniti e a gestire una situazione davvero complicata. E ti assicuro che, anche se si parla di stipendi alti, quando non ti pagano per sei mesi le difficoltà si sentono. Serve equilibrio, lucidità e tanto senso di responsabilità".

Cardone in marcatura su Adriano.
Cardone in marcatura su Adriano.

Ha mai pensato, agli inizi, di poter arrivare così in alto?
"Sì, ma solo perché ci credevo davvero. Quando esci dal settore giovanile del Milan e vai a giocare in C2, dove neanche sei titolare, serve una buona dose di follia per continuare a sognare San Siro. Ma se non ci credi, non ci arrivi. Il sogno è stato la mia benzina".

Chi è stato l’attaccante più difficile da marcare?
"Ronaldo, il fenomeno dell’Inter. Non credo servano spiegazioni. Era di un altro pianeta. Ma se devo fare un nome ‘terreno', dico Totò Di Natale. Quando giocavo contro di lui mi veniva il mal di testa: imprevedibile, tecnico, sempre un passo avanti".

Segue ancora il calcio?
"Sì, ma da spettatore comune. Se ho voglia guardo le partite, se no no. Non è più la mia vita come una volta, ma resta una passione".

Cardone dopo il gol nello spareggio salvezza Bologna–Parma.
Cardone dopo il gol nello spareggio salvezza Bologna–Parma.

Cardone ha fatto parte anche della ‘B Italia', la rappresentativa dei giocatori della Serie B. Che esperienza è stata?
"Molto bella. Ti confrontavi con altri talenti e giocavi partite molto seguite dagli osservatori. Nella mia squadra c’erano Montella, Tommasi, Iuliano… gente che poi ha fatto carriere importanti. Era un progetto utile e affascinante, peccato sia sparito".

Cosa le ha insegnato il calcio che oggi le torna utile nel suo lavoro e nella vita?
"Tantissimo. Mi ha insegnato la disciplina, la resilienza e il valore del gruppo. Gli infortuni, le delusioni, le ripartenze: tutto serve. Oggi so affrontare meglio anche le difficoltà della vita reale. E, ti dirò, anche fuori dal calcio non è tutto rose e fiori: ci sono competizione e furbizie ovunque. Ma la curiosità e la voglia di imparare mi tengono vivo. Ho trovato un ambiente che mi valorizza e persone vere. Questo, oggi, vale quanto un gol a San Siro".

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