Fabio Cannavaro: “Ho pensato: ‘Tutti allenano e io niente?’. In Uzbekistan il problema è l’inquinamento”

Per Fabio Cannavaro l'offerta della panchina della nazionale dell'Uzbekistan è stata un treno su cui non poteva fare a meno di salire, visto che era un po' che non ne passavano nella sua stazione posillipina. Una squadra già qualificata ai Mondiali del prossimo anno, da portare all'appuntamento nelle migliori condizioni possibili. "Non ha prezzo", spiega il 52enne allenatore partenopeo al ‘Guardian', raccontando le sue difficoltà a trovare panchina dopo la brusca fine dell'avventura a Zagabria lo scorso aprile: "Ho pensato: ‘Com'è possibile? Tutti gli altri possono allenare e io non riesco a trovare niente?'. Volevo rimanere in Italia, ma poi è arrivata questa opportunità per giocare il Mondiale".

Cannavaro riavvolge il nastro delle sue ultime tappe da allenatore, dopo essere tornato dalla Cina a fine 2021: "Un amico direttore sportivo mi ha convinto a prendere il Benevento in Serie B (settembre 2022, ndr). Non conoscevo il campionato, ma mi fidavo. Ma la squadra aveva troppi problemi. Ricordo una partita contro la Ternana: nel primo tempo abbiamo giocato strepitosamente ma nella ripresa non ce l'abbiamo fatta più. Più tardi ho scoperto di avere quattro giocatori con il Covid e nessuno me l'aveva detto. Infortuni strani, situazioni non facili. Il presidente mi ha esonerato. Poi è arrivata l'Udinese e ho pensato che fosse il momento giusto: una squadra fantastica, una gestione fantastica. Li abbiamo salvati e invece una cosa positiva si è trasformata in una negativa. Stessa storia alla Dinamo Zagabria: il direttore sportivo che mi aveva portato è stato licenziato e io gli ho detto: ‘Dopo la mia prima sconfitta licenzierete anche me'. Mi hanno detto di no, ma ovviamente dopo una sconfitta mi hanno esonerato".
Perché Fabio Cannavaro ha accettato l'offerta dell'Uzbekistan
Era il 9 aprile di quest'anno, Fabio era arrivato sulla panchina del club croato appena tre mesi prima, incassando 5 sconfitte in 14 partite. Da allora mesi di pensieri brutti e forzata vacanza, fino alla chiamata dall'Uzbekistan a inizio ottobre: "Mi sono ritrovato in questo circolo vizioso e mi sono sentito strano, scoraggiato. Avevo ricevuto altre offerte per allenare nazionali asiatiche, ma non le avevo mai prese in considerazione. Questa l'ho presa perché è una nazionale giovane, con molti giovani talenti. La federazione sta puntando molto sulle giovanili in tutto l'Uzbekistan e stanno producendo buoni giocatori. Le nazionali Under 17, Under 19 e Under 23 vincono quasi sempre in Asia. Questo è stato importante per me".
Da quel momento, la vita del campione del mondo di Berlino 2006 è cambiata completamente: Cannavaro si è voluto calare completamente nella realtà dell'Uzbekistan, che dista quasi 7000 chilometri da Napoli. "Hanno apprezzato molto il fatto che in un mese abbiamo guardato una o due partite al giorno. Non erano abituati: molti allenatori stranieri guardavano solo poche partite e poi se ne andavano – spiega Fabio – Siamo rimasti lì 40 giorni, viaggiando in posti diversi perché volevamo entrare subito nel progetto. C'è ancora molto da fare: l'intensità del campionato uzbeko è molto diversa da quella che affronteremo ai Mondiali. Dobbiamo ridurre questo divario. Organizzeremo ritiri extra per i giocatori locali e li monitoreremo non solo durante le partite, ma anche in allenamento".
La nuova vita di Cannavaro a Tashkent: "Il principale aspetto negativo è l'inquinamento, molto elevato"
Passare dal sole e mare del Golfo di Napoli all'Asia centrale ha comportato un prezzo in termini di abitudini di vita, ma ben pagato (poco meno di 2 milioni all'anno): "Viviamo a Tashkent: una città internazionale in crescita, con una parte vecchia e una nuova. La gente è gentile, molto amichevole. Ci siamo ambientati bene. Siamo stati anche a Samarcanda, un posto bellissimo. Come ovunque, ci sono aspetti positivi e negativi: il principale aspetto negativo al momento è l'inquinamento, molto elevato. Ma siamo molto soddisfatti delle condizioni di lavoro. Abbiamo un nuovo fantastico centro sportivo messo a disposizione dalla federazione. Obiettivi? Il Mondiale sarà un torneo in cui dovremo imparare. Poi, sei mesi dopo, avremo la Coppa d'Asia, e lì capiremo dove possiamo arrivare. Non voglio sottovalutare il lavoro svolto finora: hanno portato la squadra al Mondiale. Voglio migliorare quello che hanno fatto con una cultura calcistica un po' più europea. Nei prossimi mesi trascorrerò molto tempo in Uzbekistan. Il campionato si fermerà presto, poi seguiremo i giocatori che sono in Europa. Da marzo saremo lì a tempo pieno".