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Così Conceição ha incartato Pirlo in Porto-Juve: “Ho cancellato due giocatori”

Sérgio Conceição ha spiegato qual è stata la mossa che gli ha permesso di bloccare la Juventus, spegnerne le fonti di gioco e spezzare in due la squadra. Il Porto ha giocato da squadra organizzata e ordinata anche senza palla lasciando il possesso palla agli ospiti (66%) ma rendendolo di fatto inefficace. Ecco come ha fatto e cosa non ha funzionato tra i bianconeri.
A cura di Maurizio De Santis
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L'approccio mentale sbagliato e sottolineato da Andrea Pirlo offre una spiegazione parziale sulla sconfitta della Juventus contro il Porto. Gli errori macroscopici commessi nell'andata della semifinale di Champions non sono solo la diretta conseguenza di un atteggiamento emotivo distratto e remissivo. Le difficoltà mostrate dai bianconeri in entrambe le fasi sono divenute evidenti al cospetto di un avversario che, pur non disponendo di grandi individualità che eccellono per valori tecnici, ha giocato da squadra organizzata e ordinata anche senza palla lasciando il possesso agli ospiti (66%) ma rendendolo di fatto inefficace.

Ecco perché la ragnatela dei passaggi che la squadra ha provato a tessere per stanare la formazione di Sérgio Conceição s'è rivelata sterile, circoscritta, inutile per disinnescare la pressione avversaria che faceva molta densità al centro e costringeva la Juve a tocchi in orizzontale, senza riuscire mai a verticalizzare la manovra per essere pericolosa dentro l’area di rigore, oppure a provare conclusioni dalla distanza (5 su 12 tiri complessivi).

La mossa di Conceição che ha bloccato i bianconeri

L'assenza di Arthur a centrocampo (equilibratore della manovra, l'uomo della prima resistenza al pressing), Cuadrado (determinante nel far risalire l'azione) e Bonucci in difesa (prezioso in sede di costruzione dal basso), l'inadeguatezza di Chiellini a uscire palla al piede hanno agevolato la mossa studiata da Conceição per spegnere le fonti di gioco della Juventus e spezzarla in due, lasciando isolati sia CR7 sia Kulusevski e limitando di molto il raggio di azione di McKennie, dirottato in zone del campo dove non poteva né creare superiorità, né affondare o fare la differenza.

Qualcosa è cambiato con l'ingresso di Morata, che ha portato maggiore presenza in area lusitana, offrendo all'ex Real e alla squadra un punto di riferimento migliore oltre che un escamotage per rintuzzare i padroni di casa. Ma in buona sostanza, bloccati Rabiot e Danilo, i bianconeri non hanno mai trovato le contromisure necessarie per ribaltare quella situazione tattica, penalizzati anche dallo svantaggio iniziale.

Siamo stati molto bravi nel non far uscire l'avversario – ha ammesso il tecnico del Porto -. Ci siamo resi conto dell'importanza di Rabiot e Danilo nella costruzione e siamo riusciti a fermarli. Questa cosa ha fatto sì che loro lasciassero la costruzione a Chiellini che ha caratteristiche diverse. Abbiamo portato la partita su una linea diversa e ci siamo adattati. Abbiamo fatto bene quando avevamo palla e sfruttavamo lo spazio. Non è stata una partita perfetta, però, perché abbiamo subito gol.

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Cosa non ha funzionato nella Juventus

La scelta della Juventus di palleggiare dentro la propria area di rigore non è stata felice. La gestione dell'azione da parte di Bentacur in occasione della rete del Porto ne è la testimonianza tangibile. Il centrocampista sudamericano ha palesato tutti i limiti nel fare uscire la squadra da dietro e ad alleggerire la pressione avversaria. L'alta percentuale di passaggi completati dai centrali (44% da parte di De Ligt, Danilo, Chiellini e Demiral) suggerisce una chiave di lettura ulteriore sulla difficoltà della squadra di Pirlo in fase di possesso.

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La mancanza d'intensità difensiva è stata l'altra nota dolente rispetto alla poca, ‘cattiva' e inefficace circolazione della palla. Anche in questo caso la riprova arriva direttamente da un episodio specifico accaduto in avvio di secondo tempo: il Porto è giunto in porta con il pallone nonostante dentro l’area della Juventus la superiorità numerica (7 contro 3) fosse appannaggio degli avversari. Un tema che s'è ripetuto spesso nel corso della ripresa soprattutto quando la squadra s'è allungata e ha provato a saltare la linea di pressing con lanci verso le punte. La sofferenza tra le linee è stato il guado dal quale non è mai riuscita a uscire tant’è che un intervento di Szczesny ha evitato il 3-0.

Cosa non ha funzionato? Tutto. Cartina di tornasole e, al tempo stesso, tentativo della disperazione è stato tentare più volte il cambio di gioco su Alex Sandro: soluzione plausibile ma caratterizzata in negativo dai passaggi sbagliati e dalla poca lucidità che ha scandito le prestazioni di Bentancur, Rabiot e Chiellini in fase di possesso.

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