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Covid 19

Coronavirus, Ogbonna attacca: “Inghilterra superficiale. Serviva un morto per fermarci?”

L’ex giocatore di Torino, Crotone e Juventus, in Premier League da cinque stagioni, ha puntato il dito contro la federazione inglese: “Qui non hanno ancora ben chiaro il rischio che porta con sé un virus che si può diffondere in pochi secondi se non ci si comporta in modo corretto. Sembra quasi che qualcuno debba morire per poter arrivare a prendere decisioni tempestive”.
A cura di Alberto Pucci
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Angelo Ogbonna è ormai un ‘veterano' della Premier League. L'ex difensore di Torino, Crotone e Juventus gioca infatti per il West Ham dal 2015 e ha già collezionato più di 100 presenze con la gloriosa maglia degli ‘Hammers'. Il trentunenne giocatore laziale è uno dei tanti nostri connazionali che lavora in un paese che soltanto adesso si sta rendendo conto della pericolosità del Covid-19: virus che è riuscito a bloccare anche il campionato più famoso e ricco al mondo. "Sono contento e sollevato che in Premier League e anche nei campionati minori si sia bloccato tutto – ha dichiarato Ogbonna – Sembrava quasi che si volesse ignorare un problema così grave".

Raggiunto telefonicamente dal ‘Corriere della Sera', il difensore ha confermato la superficialità con cui l'Inghilterra ha trattato l'emergenza Coronavirus: "Non è una questione che riguarda il calcio, ma è radicata nella mentalità del Paese: qui non hanno ancora ben chiaro il rischio che porta con sé un virus che si può diffondere in pochi secondi se non ci si comporta in modo corretto".

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La superficialità inglese

Dopo le grandi polemiche generate dalla scelta di giocare alcune partite nel Regno Unito (tra queste anche quella di Champions League tra Liverpool e Atletico Madrid), Ogbonna ha così alzato la voce e puntato il dito contro i vertici della Football Association: "Non è assolutamente accettabile che la partita dell’Arsenal contro di noi sia stata giocata: loro erano stati impegnati contro l’Olympiacos e il presidente dei greci era affetto dal virus. Sembra quasi che qualcuno debba morire per poter arrivare a prendere decisioni tempestive".

"Si è voluto salvaguardare il business? Secondo me sì – ha aggiunto – Perché c’era già coscienza del problema. Ed è stato strano vedere lo stadio pieno. Ma molto più strano è stato vedere cinquemila tifosi del Psg assiepati fuori dal Parco dei Principi a festeggiare la vittoria sul Borussia: una incoscienza che riguarda tutta la popolazione". Se in Italia tutte le società hanno preso sin da subito provvedimenti drastici, sospendendo gli allenamenti e lasciando a casa tutti i giocatori, in Inghilterra le cose sono andate fino ad ora diversamente: "Nessun controllo, per quanto mi riguarda. Un'altra testimonianza di un atteggiamento che è a dir poco superficiale".

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