Che fine ha fatto Mazzarri: “A 63 anni ho fatto scelte infelici. Ho sbagliato per aiutare amici”

C'è una cosa che Walter Mazzarri non farà mai più: saltare su un treno in corsa e prendere la responsabilità di una squadra che non ha costruito, voluto, immaginato. L'ultima esperienza sulla panchina del Napoli, che lo chiamò nella stagione del disastro post-scudetto (salvo esonerarlo successivamente), l'ha profondamente segnato. È stato come un elettroshock che lo ha fatto riflettere e prendere la decisione di non cedere all'affetto né al richiamo del cuore. Almeno per quanto riguarda il calcio, il tecnico toscano ha capito che il vecchio adagio "si ritorna sempre dove si è stati bene" è trappola nella quale non cadere.
"Nel tentativo di aiutare presidenti di cui ero amico o luoghi che mi piacevano – ha ammesso nel suo intervento a The Coaches' Voice -, ho iniziato a dimenticare i miei principi e ad accettare sfide a metà stagione. Da allora, mi sono reso conto che era diventato più difficile capire dall'esterno se i club che mi cercavano potessero davvero offrire le migliori condizioni di lavoro".

Per sostanziare questo pensiero Mazzarri ha citato alcuni momenti dell'avventura in azzurro che ne hanno inficiato il lavoro. "A gennaio ho perso Victor Osimhen e André-Franck Zambo Anguissa, che sono andati in Coppa d'Africa. Abbiamo anche ceduto Eljif Elmas, uno dei nostri giocatori più motivati e talentuosi, che ci aveva regalato i tre punti contro l'Atalanta".
E tanto basta a spiegare, secondo l'allenatore, l'incredibile sequenza di difficoltà incontrate. "I risultati ci hanno deluso e sono stato licenziato a febbraio". Una ferita ancora aperta che gli ha ricordato come nella vita non si smetta mai d'imparare. "Da allora, ho rifiutato ogni offerta che non soddisfacesse le mie aspettative. Ho ancora la passione dentro di me e ho più esperienza e competenza che mai. Voglio dimostrarlo accettando un progetto in cui posso lavorare in condizioni trasparenti fin dall'inizio".

E ricorda cosa fece alla guida del Torino con il quale arrivò a duellare addirittura per piazzarsi tra le prime quattro del campionato. "A tre partite dalla fine, eravamo a un passo dall'ultimo posto in Champions League. Contro la Juventus, che aveva vinto sette scudetti consecutivi, eravamo a sei minuti dal batterla in trasferta per la prima volta in 24 anni. Una vittoria che ci avrebbe permesso di raggiungere l'Atalanta, quarta in classifica, se non fosse stato per Cristiano Ronaldo, che ha pareggiato con un colpo di testa spettacolare".
Mazzarri è pronto per un'altra sfida? Sì, a giudicare dalle sue parole. Attende solo vi sia la giusta chiamata. "Posso anche avere 63 anni e aver fatto scelte infelici, ma le mie idee hanno sempre funzionato e rimangono attuali come sempre, ho una mente giovane e competenze aggiornate". Dopo oltre 700 partite, sente che può dare ancora molto al mondo del calcio. "Sì, posso ancora insegnarlo".