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Caso Osimhen, l’AD del Napoli Chiavelli a Giuntoli: “Speriamo rifiutino, sennò dovremo darci alle rapine”

Nelle carte dell’inchiesta penale della Procura di Roma sull’operazione Osimhen tra Napoli e Lille sono presenti messaggi tra i dirigenti azzurri che ne spiegano il contesto e invitano alla cautela: “Tracce nelle mail non se ne lasciano. A voce quello che ti pare”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Dalle carte dell'inchiesta penale della Procura di Roma sull'operazione che nell'estate del 2020 portò Victor Osimhen dal Lille al Napoli per una valutazione complessiva di 70 milioni, valutazione che secondo l'accusa sarebbe stata gonfiata con l'inserimento di quattro contropartite tecniche ugualmente ‘gonfiate' (Karnezis, Liguori, Manzi e Palmieri) in aggiunta alla cifra di 50 milioni, così da generare plusvalenze fittizie da mettere a bilancio, spuntano anche alcuni messaggi tra i dirigenti del club azzurro che danno ulteriore contesto alla vicenda. L'AD Andrea Chiavelli – l'uomo dei conti sia del Napoli che della Filmauro – non sembra molto convinto dell'operazione prospettatagli dai responsabili dell'area tecnica per dare un attaccante di peso alla squadra partenopea e il 17 luglio, mentre scambia le bozze del contratto così strutturato col DS Cristiano Giuntoli, gli scrive a corredo: "Speriamo rifiutino… sennò dovremo darci alle rapine", aggiungendo alla battuta alcune emoji.

I messaggi tra Chiavelli, Giuntoli e Pompilio durante l'operazione Osimhen

Una frase che viene poi riferita da Giuntoli qualche minuto dopo al suo braccio destro Giuseppe Pompilio (entrambi non indagati, a differenza di De Laurentiis e Chiavelli, che rischiano il rinvio a giudizio da parte del GUP romano il prossimo 6 novembre): "Sto fermo, infatti mi ha detto di mandarla (la bozza, ndr), sperando che non accettino. Devo parlare con Aurelio. Che terrorista". Il "terrorista" sarebbe dunque Chiavelli, che pensa alle casse del club in un momento in cui le risorse sono limitate: "Questo è terrorismo psicologico", risponde Pompilio facendo eco al suo referente, come riportato da ‘Repubblica'.

Cristiano Giuntoli è stato DS del Napoli dal 2015 al 2023, prima di passare alla Juventus
Cristiano Giuntoli è stato DS del Napoli dal 2015 al 2023, prima di passare alla Juventus

Il ‘gioco delle parti' tra gli uomini dell'area tecnica che rivendicano la bontà dell'affare e anzi gonfiano il petto per essere quasi riusciti a chiuderlo e il responsabile dei bilanci è reso evidente dall'ulteriore messaggio di Giuntoli a Pompilio: "Terrorista. Scrivi che siamo stati fortunati che Amrabat e Kumbulla non sono voluti venire. Altrimenti bisognava giocare il campionato con Petagna".

Dunque solo due mancati acquisti in altri reparti hanno reso possibile potersi presentare dal Lille con quel tipo di offerta che prevede comunque 50 milioni sul tavolo, oltre ai 20 milioni che secondo l'accusa non corrisponderebbero al reale valore totale di Karnezis, Liguori, Manzi e Palmieri.

È stato lo stesso Aurelio De Laurentiis a dare l'OK a quell'esborso e quella formula con un SMS mandato a Giuntoli: "Se non ci sono bonus, ma alla fine sono 70 meno 20, per me va bene. Adl".

Aurelio De Laurentiis aveva dato l’OK all’affare con la formula "70 meno 20"
Aurelio De Laurentiis aveva dato l’OK all’affare con la formula "70 meno 20"

La cautela dei dirigenti del Napoli: "Tracce nelle mail non se ne lasciano. A voce quello che ti pare"

Un'operazione sulla quale tutti convengono che meno si sappia meglio è. "Non devi scrivere nulla. Tracce nelle mail non se ne lasciano. A voce quello che ti pare", è il messaggio di Pompilio a Giuntoli.

Parole che riecheggiano quelle del presidente del Lille, Gerard Lopez, quando aveva scritto al Napoli che "è di estrema importanza che non ci sia alcuna comunicazione sull’affare e sul prezzo: vanificherebbe lo scopo dell’accordo e ci farebbe sembrare tutti cattivi".

Niente che possa più nuocere al Napoli sul piano sportivo, visto che il procuratore federale Giuseppe Chiné non ha ritenuto che le nuove carte girategli dalla Procura di Roma apportino nuovi elementi tali da giustificare la riapertura del fascicolo sul club azzurro, che era già stato assolto due volte riguardo alla presunta scorrettezza dell'operazione Osimhen.

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