Carlo Nesti racconta com’è finita con la Rai: “Una ferita che è stata molto difficile da rimarginare”

Carlo Nesti è stata una delle voci più riconoscibili della Rai per 30 anni: professionista impeccabile in radio e TV, il 70enne giornalista torinese oggi dice ancora la sua come opinionista, anche attraverso il suo canale YouTube. E proprio in quella sede Nesti ha raccontato com'è finita con l'emittente di stato, un epilogo che a distanza di anni gli lascia ancora l'amaro in bocca. Una retrocessione da lui ritenuta ingiusta è stato il momento che non può dimenticare: "Una ferita che è stata molto difficile da rimarginare".
Carlo Nesti racconta prima la sua ascesa tra i telecronisti della Rai
"Questo video non contiene un lamento – attacca Nesti nel video – È semplicemente il racconto cronistico non giudicante di quella che è stata la giornata più triste della mia avventura in Rai. Premessa, tutto comincia con i Mondiali del 1982 in Spagna, quelli vinti dall'Italia. Sono i miei primi Mondiali da telecronista a 27 anni. La gerarchia mai scritta dei telecronisti è questa: numero 1 Martellini, numero 2 Pizzul, numero 3 Vitanza, numero 4 Martino, numero 5 Viola, proprio lui, Beppe Viola, il mitico Beppe Viola che faceva ogni tanto anche le telecronache, numero 6 Nesti. Di Mondiale in Mondiale, di Europeo in Europeo, io riesco a scalare la vetta: numero 5, 4, 3, 2. Mondiali negli Stati Uniti del 1994, nella finale Italia-Brasile sono addirittura l'opinionista al fianco di Bruno Pizzul".

"Ora i più giovani rimarranno stupiti – continua Nesti – perché normalmente oggi l'opinionista è un ex allenatore oppure un ex giocatore, invece quel ruolo tocca a me ed evidentemente mi tengono in grande considerazione. 1996, Europei in Inghilterra. Qui mi tocca addirittura qualcosa di più, cioè sono sempre al fianco di Bruno, di Pizzul, però durante le partite, udite udite, dell'Italia. Arriviamo al 2002 quando va in pensione Bruno Pizzul. Quindi si tratta di vedere come si svilupperà la, chiamiamola così fra virgolette, corsa alla successione. I numeri 2 sono due alle spalle di Pizzul e cioè Gianni Cerqueti e Carlo Nesti. Io lo dico molto chiaramente, mi accontenterei veramente di essere il numero due dietro a Gianni. Ma perché? Perché, eh, non devo scoprirlo io, la Rai è sempre stata un'azienda romanocentrica e di conseguenza Gianni è a Roma, io sono a Torino e sono un po' svantaggiato".
Il pensionamento di Bruno Pizzul nel 2002 lo fa retrocedere senza una spiegazione: è una mazzata
I successivi eventi tuttavia sono così inattesi che Nesti li vive come una mazzata: "Vengo al racconto della fatidica giornata, quella di metà agosto del maledetto, per me, 2002. Io sono al mare ad Alassio e come al solito acquisto la ‘Gazzetta dello Sport'. Badate bene, io non ho ricevuto nessuna telefonata dalla Rai, nessuna telefonata da Roma. Comincio a sfogliare la ‘Gazzetta dello Sport' e a un certo punto, con grande sorpresa, leggo quella che è la nuova gerarchia dei telecronisti della Rai. Non sono numero 1, non sono numero 2, non sono numero 3, non sono numero 4, ma sono numero 5. Purtroppo sono stato retrocesso al numero 5 e davanti a me ci sono Cerqueti, Bizzotto, Civoli, che poi sarà il telecronista della finale del 2006, quando di nuovo abbiamo vinto i Mondiali, e Forti".
A quel punto il creatore della mitica "Scheda di Nesti" nel Processo del Lunedì non si arrende, pur avendo accusato un colpo devastante: "Sono rimasto ancora 8 anni in Rai e ovviamente ho cercato di cambiare la situazione, di rimontare le posizioni, non ce l'ho fatta e quindi nel 2010, esattamente dopo 30 anni, ho preferito andare via".

La morale della storia per Nesti: "In un rapporto di coppia molto spesso capita che ci sia uno dei due che ama di più"
Nesti chiude il video cercando di tirare fuori dalla sua vicenda personale il ‘sugo della storia' di manzoniana memoria: "Quali sono i due punti di vista da tenere in considerazione a distanza di tanto tempo, ricordando quell'evento sicuramente per me molto amaro? Il primo punto di vista: bisogna considerare che ovviamente da parte mia c'è stata una grande incredulità. Io proprio non me l'aspettavo assolutamente. Mi potevo aspettare una retrocessione parziale, ma non di quel genere. E questa è una ferita che è stata molto difficile da rimarginare. Secondo, questo è un punto di vista un po' filosofico, mi sono convinto che nella vita di chiunque, ma veramente di chiunque, ci sono momenti facili e momenti difficili. Non può andare tutto bene, non c'è niente da fare. Per me in Rai il viaggio era stato fino a quel momento tutto in discesa. Era normale che prima o dopo arrivasse lo Stelvio, come per i ciclisti arriva lo Stelvio".
"Il punto è che è arrivato proprio nel momento più sbagliato, né prima né dopo. E questo naturalmente può capitare. Detto questo, io credo di potere concludere dicendo una cosa: la Rai mi ha dato veramente tanto, ripeto, veramente tanto. Io alla Rai ho dato tantissimo, ma anche questo io credo che sia normale, perché in un rapporto di coppia molto spesso capita che ci sia uno dei due che ama di più", conclude Nesti.