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Buffon racconta gli ultimi due anni alla Juventus: “È stata dura ma lascio da uomo”

Gli ultimi due anni alla Juventus: nel racconto di Gigi Buffon ci sono tutte le sensazioni del portiere, 43enne, che vede calare il sipario sulla lunga esperienza i bianconero. Il secondo atto, quello finale, lo ha vissuto quasi sempre dietro le quinte e rivela: “Non è mai facile riuscire a capire quando è il momento di fare un passo indietro. Per me questa era una prova, anche per misurarmi come persona”.
A cura di Maurizio De Santis
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"Gli ultimi due anni per me sono stati una prova e credo di averla superata". Nel calcio, come nella vita, gli esami non finiscono mai. Anche se i hai 43 anni e la carriera ha imboccato il viale del tramonto. Anche se ti chiami Gigi Buffon e hai alle spalle, tra le mani, negli occhi tutto quanto ti è passato davanti dal '95 a oggi. L'ex portiere della Nazionale, campione del mondo a Berlino 2006, ha annunciato il suo addio alla Juventus nei giorni scorsi: dopo aver conquistato (e sollevato al cielo) la Coppa Italia ha un'ultima missione da compiere, centrare la qualificazione in Champions.

Non ci sarà lui tra i pali a Bologna ma sarà lì, come sempre, a recitare la sua parte all'interno di un gruppo che andrà incontro a un profondo rinnovamento. "Ho dato il massimo anche da vice e non era facile", racconta nell'intervista a Sky Sport alzando il velo sul proprio stato d'animo, su cosa abbia rappresentato in questi ultimi due anni indossare la maglia bianconera ma trascorrere la maggior parte delle gare in tribuna.

In questi due anni il mio ruolo di giocatore non è stato centrale e non erano affatto scontato che uno come me riuscisse ad adattarsi. Invece penso di averlo fatto con grande entusiasmo. Prima di tutto per rispetto di me stesso, ho 43 anni, mi sento un uomo e un uomo deve comportarsi come tale, non da ragazzino.

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Buffon cita tre parole che fanno la differenza tra l'uomo (che viene prima di ogni cosa), il bene della squadra, il rispetto verso la società e i compagni di spogliatoio, verso se stesso e i tifosi. Professionalità, serietà, affidabilità. Le scandisce una per volta per spigare bene cosa abbia significato tornare a Torino e stare dietro le quinte, in posizione di rincalzo, dopo anni trascorsi in primo piano sul palcoscenico.

Penso di essere una personalità influente e, per certi versi, anche ingombrante, ma credo anche una cosa del genere non sia trapelata all'esterno per il modo in cui mi sono comportato. Non è mai facile riuscire a capire quando è il momento di fare un passo indietro e mettersi dietro le quinte, lasciando ad altri le luci del palcoscenico. Per me questa era una prova, anche per misurarmi come persona. E credo di averla superata in maniera brillante.

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