Berbatov rapito a 18 anni in Bulgaria, lo scioccante racconto: “Ho pensato: ‘per me è finita’”

Oggi è ricordato come uno degli attaccanti più eleganti della sua generazione, protagonista con Tottenham e Manchester United, dove vinse due Premier League e la Scarpa d'Oro. Ma prima della gloria inglese, Dimitar Berbatov ha vissuto momenti che avrebbero potuto spezzargli la carriera, e forse la vita.
Nel podcast "Rio Ferdinand Presents", l'ex attaccante bulgaro ha raccontato di essere stato rapito a soli 18 anni, quando stava emergendo nel CSKA Sofia. Il tutto avvenne, ha spiegato, in un periodo in cui "a casa era dura, c'erano bande, era normale vivere nella paura".

"Mi portarono in un ristorante, pensavo non sarei uscito vivo"
Dopo un allenamento, Berbatov accettò ingenuamente un passaggio da un compagno di squadra: "Mi disse che voleva portarmi da un suo amico. Mi fidavo di lui, così salii in macchina. Mi portò in un ristorante". Lì, la scena cambiò rapidamente tono: "C'era un uomo seduto da solo a un tavolo, e dietro di lui tre tipi enormi. Tipici ragazzi balcanici, con un'aria spaventosa".
L'uomo lo invitò a sedersi. Poi arrivò la richiesta: "Ti vogliamo nella nostra squadra. Dobbiamo prenderti". Berbatov provò a spiegare che voleva restare al CSKA Sofia, ma i toni non lasciavano alternative. "Ero terrorizzato. Pensavo: devo chiamare mio padre, devo uscire da qui".
"Ho pensato: per me è finita"
Il giovane attaccante restò bloccato nel ristorante per più di tre ore, circondato da uomini che cercavano di convincerlo, o meglio costringerlo, ad accettare il trasferimento. "Mi hanno finalmente lasciato fare una telefonata. Ho chiamato mio padre e gli ho detto: ‘sono qui, non so dove mi trovo, ci sono uomini enormi intorno a me'".
Il padre lo rassicurò, promise che sarebbe intervenuto e contattò altre persone per liberarlo. Alla fine, i malavitosi decisero di lasciarlo andare. "Ho pensato: ‘Mi rapiranno qui, per me è finita'. Poi è arrivato mio padre, mi ha portato via. Non ho mai dimenticato quella sensazione".
Berbatov ammette che quell'episodio gli fece cambiare prospettiva: "Mi ha fatto capire che dovevo crescere in fretta, diventare un uomo molto presto". E aggiunge: "Per molti quella storia sembra incredibile, ma in Bulgaria, a quei tempi, era parte della vita".

Una carriera esplosa dopo la paura
Dopo quell'episodio, Berbatov restò al CSKA Sofia fino al 2001, prima di trasferirsi al Bayer Leverkusen, poi al Tottenham e infine al Manchester United, dove diventò un'icona. Con la maglia dei Red Devils segnò 56 gol in 149 presenze e conquistò otto trofei, tra cui due Premier League e una Coppa del Mondo per club.

Oggi, a 44 anni, Berbatov guarda indietro a quella notte con distacco ma anche con consapevolezza. "Era la Bulgaria di allora: un posto duro, dove certe cose accadevano davvero. Ho avuto paura, ma quella paura mi ha fatto diventare chi sono".