Alessandro Nesta: “Il Milan di Berlusconi ti pagava casa e bollette. Ma perché? Guadagnavamo tanto”

Alessandro Nesta è in attesa di chiamata su qualche panchina dopo aver lasciato il Monza retrocesso in Serie B: è stata la fine, almeno per il momento, del sogno della squadra brianzola, che nel 2022 ottenne la sua prima promozione in Serie A. Un sogno reso possibile dall'avvento alla guida del club di Silvio Berlusconi, che lo prese nel 2018 quando militava in Serie C e tenne fede alla promessa di farlo approdare in tempi brevi nella massima serie, consegnandone il timone al fido Adriano Galliani. Nesta ha oggi parole bellissime per Berlusconi, suo presidente anche da calciatore in un Milan che vinceva tutto. E proprio ai tempi gloriosi di quel Milan risalgono ricordi eccezionali, che fanno riaffiorare una grandezza che non era limitata solo al campo: ogni preoccupazione esterna dei calciatori era azzerata, con una sola mission, vincere. E vincere ancora.

Il ricordo di Silvio Berlusconi è indelebile in Alessandro Nesta: "Ricordava il nome di tua moglie, dei tuoi genitori"
"Con Berlusconi avevamo un rapporto super, un presidente che non esiste, non ce n'è una roba così – spiega il 49enne romano al podcast ‘BSMT' di Gianluca Gazzoli – Uno che ha mille cose da fare si ricorda il nome dei tuoi genitori, si ricorda come si chiama tua moglie, magari dopo un mese che non viveva a casa perché aveva girato il mondo per affari politici. Aveva una cura delle persone, si preoccupava di tutti, cercava sempre di risolvere il problema di tutti, cercava di portare la sua energia con la sua presenza".
"Quando lui arrivava a Milanello, atterrava con l'elicottero – ricorda Nesta – si accendeva Milanello, perché aveva questa capacità, questa personalità spiccata rispetto agli altri e poi lui voleva vincere e vinceva. Lui diceva: ‘Budget? Non ci sono budget'. ‘Voglio vincere la Coppa Campioni', lui vinceva la Coppa Campioni".

Cos'era il Milan di Berlusconi, tutto pagato fuori dal campo: "Ma perché? Già guadagnavamo tanto"
Nel Milan di Berlusconi tutto era finalizzato a una sola parola: vincere. I calciatori dovevano preoccuparsi esclusivamente di dare il massimo in campo, a tutto il resto ci pensava il club rossonero, senza lesinare sul centesimo… "Era una società che ti dava tutto – racconta Nesta, che ha giocato nel Milan dal 2002 al 2012 – Quando sono arrivato, ti facevano scegliere la casa, qualsiasi casa, e ti pagavano casa, cioè l'affitto di casa. Ma noi già guadagniamo tanti soldi, ma perché mi devi pagare l'affitto? Non me lo posso pagare da solo? No, loro ti pagavano l'elettricità, tutto, poi arrivava quello dei mobili, ti facevano scegliere tutti i mobili. Ma io, già mi paghi tanto, e mi pagavano i mobili, poi mi davano la macchina. Loro dicevano così: ‘Tu devi avere zero pensieri. Tu devi solo pensare che qui devi vincere, perciò tutte le tue energie le devi mettere per allenarti e per vincere le partite, per tutto il resto ci siamo noi. Però se sbagliavi al Milan, ti asfaltavano, non è che dicevano ‘vabbè dai, non fa niente', ti uccidevano…".