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LeBron James non ha ancora abdicato, prestazione monstre nella notte: Spurs ko e Kareem si avvicina

Il Re spadroneggia nella notte NBA: 39 punti, 11 rimbalzi e ben 7 triple che lasciano ben sperare per il futuro dei Lakers e che gli permettono di proseguire la rincorsa al record di Kareem Abdul-Jabbar.
A cura di Luca Mazzella
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Forse lo avevamo dimenticato, ma LeBron James è ancora uno dei padroni dell’NBA. Dopo il riposo forzato causa infortunio e il rientro nella notte tra venerdì e sabato per la prima delle due sfide contro gli Spurs (21 punti), il Re ha giocato a distanza di 24 ore la rivincita tra le due squadre, questa volta senza l’Anthony Davis dominante delle ultime settimane, esplodendo con una prestazione da 39 punti, 11 rimbalzi, 7 triple segnate su 12 tentate e un perfetto 10/10 dalla lunetta.

Il tutto suggellando la vittoria dei Los Angeles Lakers, la quinta nelle ultime sei partite, con 23 punti nel secondo tempo e 14 punti nell’ultimo periodo segnati praticamente nei primi 4 minuti della frazione finale a tenere a debita distanza la squadra di Gregg Popovich. LeBron è apparso fisicamente molto pimpante, con l'alley-oop raccolto da Russell Westbrook per la poderosa inchiodata in contropiede e una shooting-form più fluida rispetto al giocatore apparso molto impacciato nelle sfide prima del problema fisico che l'ha tenuto fuori per le ultime due settimane. Di potenza, e anche di talento, come solo James ci ha abituati negli ultimi due decenni di dominio su un campo da gioco.

La rincorsa a Kareem continua

Con la prestazione monstre di stanotte e i 60 punti del back-to-back contro i tutt’altro che irresistibili Spurs ormai spediti verso il tanking e il sogno Wembanyama, James avvicina ulteriormente il primo posto All-Time di Kareem Abdul-Jabbar, ora distante 1016 punti, con il sorpasso che dovrebbe avvenire nel mese di febbraio, per l’ultimo grande record che rappresenterebbe la definitiva ciliegina sulla torta di una carriera infinita. E in cui proprio la longevità e la capacità di incidere negli anni adattandosi a diversi stili di gioco e plasmando il suo basket nel modo sempre più congeniale all’evoluzione che nei due decenni di attività gli ha fatto da cornice, fanno da vero discrimine nella tanto dibattuta discussione sul più Grande di tutti i tempi.

Essere ancora in grado di fare la differenza, alla ventesima stagione, non dovrebbe essere scontato neppure se la gara in questione è contro un roster spolpato di talento e già proiettato alla prossima stagione. E il fatto che James possa concedersi ancora nottate di così spensierata superiorità contro avversari che spesso e volentieri arrivano ad avere la metà dei suoi anni è un privilegio al quale il nativo di Akron ha abituato i suoi fan negli anni finendo per rendere anche gare del genere scontate e non degne di nota.

C’è luce in questi Lakers?

I gialloviola, nel frattempo, con la vittoria di stanotte avvicinano il decimo posto oggi dei Warriors (2 partite di differenza) e gli stessi Playoffs diretti (con il sesto posto distante invece 3 gare), in una Western Conference più densa che mai di squadre talentuose e dove immaginare fuori dalla lotta play-in alcune delle attuali brillanti compagini partite nel migliore dei modi come gli Utah Jazz (che hanno avuto un calendario tremendo nelle prime 25 partite) o i Sacramento Kings è davvero complesso.

I Lakers, pur avendo fatto decisi progressi rispetto a un primo disastroso mese, hanno anzitutto beneficiato di un calendario particolarmente generoso, con 3 delle ultime 4 sfide giocate contro San Antonio, una contro Detroit, una contro Brooklyn con diverse defezioni e l’unico lungo di ruolo Nic Claxton uscito anzitempo, e la sfida contro Phoenix persa anche se giocata quasi fino alla fine. E con il prossimo mese evidentemente più impegnativo delle ultime due settimane è altamente probabile che le falle del roster costruito nelle ultime due estati torneranno con prepotenza d'attualità.

L’assenza di tiratori e di difesa del ferro continuano a rendere tremendamente necessaria la trade tanto chiacchierata con gli Indiana Pacers che avrebbe potuto portare già nelle scorse settimane Buddy Hield e Myles Turner in California al posto di Russell Westbrook e due prime scelte future, ma la riluttanza del GM Pelinka a rinunciare a ulteriori pezzi del post-James ha per ora arenato ogni trattativa. Nel frattempo, la rinascita proprio di Westbrook nelle nuove vesti di sesto uomo e il veemente ritorno di un Anthony Davis versione “bolla” per aggressività e fiducia, sembra aver tolto quel senso di urgenza sul mercato, non più necessario con la tanta polvere che le ultime partite hanno nascosto sotto al tappeto.

Immaginare tuttavia che Lonnie Walker possa rappresentare il più temibile tiratore della squadra (la striscia di 10 partite con il 47% non deve trarre in inganno) e che Thomas Bryant sappia in qualche modo compensare la voglia di Davis di un partner sotto le plance è molto complesso, e con i saldi che le franchigie in tanking apriranno a breve il dovere della dirigenza è quello di non disperdere le ultime energie di James e anche la rinnovata voglia di Davis, allestendo un roster capace di imporsi in una Conference che proprio per il citato livello medio in vertiginoso aumento non ha veri padroni e sembra aperta a tutti. Anche per non rendere del tutto inutili nottate come questa.

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