867 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

La notte magica di Fontecchio, canestro decisivo contro i campioni NBA: “La palla è per mia figlia”

Simone Fontecchio si regala la serata perfetta contro i Golden State Warriors: 18 punti in 19 minuti e la schiacciata a fil di sirena che chiude la partita a favore degli Utah Jazz.
A cura di Luca Mazzella
867 CONDIVISIONI
Immagine

Se è un sogno, non svegliateci. Proprio in quella che poteva potenzialmente essere un’altra serata di magre soddisfazioni, visti gli avversari della notte – i campioni in carica dei Golden State Warriors – e considerato il minutaggio al ribasso concesso da coach Will Hardy, che col passare delle settimane stava diventando una triste consuetudine, Simone Fontecchio si prende la copertina del match in casa Utah Jazz e diventa uno dei volti della serata NBA appena conclusa.

Coi suoi 18 punti, certo, figli del 6/10 dal campo con 3 triple messe a segno su 6 tentativi, ma soprattutto con la schiacciata a due mani a fil di sirena che ha consentito ai padroni di casa di battere la resistenza della squadra di Steve Kerr, sempre più a disagio lontani dalle mura amiche (2-11) il record. Il tutto in 19 minuti, a riprova di come con un minimo di spazio in più il classe '85 da Pescara possa togliersi più di qualche soddisfazione prendendosi in maniera stabile uno spot in una squadra ambiziosa e dal futuro importante come Utah.

La partita di Simone è stata un crescendo di emozioni, tra tiri dalla lunga distanza, una poderosa schiacciata di mano sinistra nel traffico e il punto esclamativo finale, figlio di una convulsa azione su rimessa dei Warriors con palla persa di Jordan Poole recuperata da Alexander-Walker e convertita in due punti da Fontecchio. Pochi secondi prima, Golden State dal + 4 si era fatta quasi raggiungere dal tiro da tre di Malik Beasley, con la complicità di una difesa ben lontana da quella valsa l’anello solo pochi mesi fa. Tutto si è incastrato alla perfezione per il primo game-winner in carriera di Fontecchio, che in una sfida di cartello ha mostrato di meritare spazio e fiducia da Utah, non avendo sostanzialmente mai tradito le aspettative quando in campo per tempo sufficiente a incidere sul match.

Immagine

Un percorso in salita che non solo i tifosi italiani ma forse lui stesso si attendeva diverso, vista l’annata di rebuilding che si prospettava in casa Jazz e le trade che avevano privato la franchigia di Salt Lake City dei 2 giocatori simbolo dell’ultimo ciclo ovvero Donovan Mitchell e Rudy Gobert oggi a Cleveland e Minnesota.

Nonostante la rivoluzione però, Utah si è ritrovata con un roster ricco di giocatori bramosi di mettersi in mostra e dal grande potenziale offensivo, che ha reso arduo per Hardy trovare minuti al miglior giocatore della Nazionale Italiana, che tra exploit di Malik Beasley, performance sopra le righe dei vari Jordan Clarkson, Kelly Olynyk, Walker Kessler e Jarred Vanderbilt e ruolo ancora centrale di un veterano come Rudy Gay, si è ritrovato da subito molto indietro nelle gerarchie della squadra in termini di minutaggio, ma non di importanza nel gruppo, come testimoniano i festeggiamenti alla sirena finale subito condivisi dai Jazz sui social.

Se c’è una cosa che l’NBA ci ha insegnato in questi anni è come in un battito di ciglia possa praticamente cambiare ogni inerzia, compresa quella negativa che stava spingendo Simone Fontecchio ai margini delle rotazioni. E se c’è una partita che può definitivamente aprirgli le porte del sogno NBA tanto voluto e ricercato, quella di stanotte è la gara per eccellenza. Una gara che conserverà per sempre esattamente come il pallone con cui si è giocata, portato a casa come da lui stesso dichiarato nella conferenza post-match e pronto ad essere regalato alla figlia:

"Non so ancora dove metterò la palla, devo tenerlo lontano da mia figlia. O magari ci giocherà lei. L'NBA è un mondo totalmente diverso da quello a cui ero stato abituato finora. L'unica cosa che conta per me è vivere al meglio e godermi ogni singolo istante di questa nuova esperienza. Prima di arrivare a Salt Lake sono stato per 10 anni in Europa da professionista, ma questo è contesto diverso". Parole che sono poi state ulteriormente rafforzate dagli elogi di coach Hard, che di lui ha detto "È un ragazzo che non si lamenta mai e non chiede nulla. Sappiamo benissimo che è un giocatore vero, che legge il gioco e in cui crediamo". Intanto, Simone torna a casa felice e con il trofeo speciale tra le mani. Speriamo sia il primo di tanti.

867 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views