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Stefano Mei: “Con Tamberi ho un patto, se fossi un suo rivale avrei paura. A Jacobs dico: resisti”

Stefano Mei, Presidente Fidal in carica dal gennaio 2021, ha raccontato a Fanpage.it lo stato di salute dell’atletica italiana sotto i suoi mandati, rivivendo i momenti più significativi: “Ricordo cosa facemmo neii 12 minuti tra Tamberi e Jacobs a Tokyo. Pensavo: qui ci arrestano”.
A cura di Alessio Pediglieri
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Stefano Mei è salito alla carica di Presidente della Federazione Italiana Atletica Leggera nel gennaio 2021. Pochi mesi dopo ha dovuto affrontare una delle sfide più difficili di sempre, le Olimpiadi di Tokyo in piena pandemia. Un momento delicato ma straordinario e decisivo, in cui l'atletica leggera è risorta: "Ha segnato una svolta per la consapevolezza di tutti i ragazzi di poter arrivare a livelli altissimi". Un "viatico" di cui il presidente Mei conserva gelosamente un ricordo in particolare: "L'invasione di pista con il presidente del Coni, Malagò", ricorda in esclusiva ai microfoni di Fanpage.it. "12 minuti indimenticabili, tra gli ori di Tamberi e Jacobs". Ai quali rivolge pensieri precisi: "Con Gimbo abbiamo un patto… è il più forte atleta di sempre, dietro solo a Mennea. Marcell? Gli dico solo di resistere, il ritiro non è un'opzione coerente con la sua carriera da vincente".

Presidente Mei, a metà del suo secondo mandato in Fidal come giudica l'attuale stato dell'atletica italiana?
Diciamo che noi come squadra credo che oggi possiamo definirci la squadra più forte. Senza dubbio, anzi, la squadra più forte di tutti tempi. Ovvio che ci siano specialità in cui siamo un pochino più carenti, è normale. Però sempre e comunque noi riusciamo a migliorare il numero di finalisti, miglioriamo le medaglie: è un riconoscimento di quanto stiamo facendo di buono. E' chiaro che il sistema ce lo permette e io sinceramente ribadisco che se lo meritano soprattutto gli atleti.

Una presidenza soddisfacente, dunque, e il 2025 appena concluso in particolare?
Quest'anno abbiamo vinto ovunque e moltissimo perché abbiamo migliorato anche il record di medaglie. Qualche buontempone dice che è meglio vincerne di più… grazie, lo so anch'io. Ma abbiamo fatto qualcosa di straordinario: abbiamo gareggiato in tutte le parti del mondo, in tutte le situazioni, avendo sempre una Nazionale italiana protagonista. Non mi soffermo nemmeno a parlare della prima Coppa Europa, e poi della seconda… Anche lì a volte sento delle robe da mal di testa: "C'erano le squadre B", "Non c'era la Russia". Ma tu quando vai in campo vuoi sempre vincere. Chiunque vuole vincere e mette la squadra migliore che ha a disposizione in quel momento. Dunque, di che parliamo?

Appunto, Presidente. Di cosa stiamo parlando?
Di qualcosa di unico, al momento. L'atletica è lo sport più universale di tutti e solo l'andare in finale è già una cosa straordinaria. Poi vincere una medaglia è come andare sulla Luna. Considerando l'universalità dell'atletica Leggera, ritengo sia stato un anno da 5 Stelle. Il migliore durante la mia carica in Fidal, ma penso che il prossimo sarà ancora migliore: so che i ragazzi ogni anno daranno qualcosina in più per mantenere sempre alta l'asticella e cercare di superarla.

Però lei da presidente ha avuto un battesimo di fuoco: gennaio 2021 eletto, pochi mesi dopo le Olimpiadi Tokyo, tra mille difficoltà e problemi con cui si è dovuto immediatamente confrontare…
Sicuramente quell'Olimpiade ha segnato una svolta per la consapevolezza raggiunta da parte dei nostri ragazzi. Una volta per tutte: i meriti sono degli atleti principalmente, e dei loro tecnici, delle società che sul territorio li fanno diventare grandi, "grandi" nel senso che proprio li crescono. In più, e questo devo dirlo, lo sport italiano nel suo insieme aveva vissuto la pandemia in un modo differente da altri Paesi, aveva tutelato le risorse umane cercando di far sì che i ragazzi potessero continuare ad allenarsi. Noi dell'atletica eravamo ulteriormente avvantaggiati perché il campo di atletica era un presidio di sicurezza per lo spazio a disposizione all'aperto.

E di quella esperienza a Tokyo 2021, cosa ricorda?
Fu tutto molto particolare. Eravamo un migliaio, forse 1.200, forse meno dentro allo stadio. Uno stadio che chiaramente sembrava ancora più grande, infinito…

Da atleta non ha mai vissuto qualcosa del genere?
No, mai. A volte sì… quando non veniva la gente a vedere le gare e lo stadio era deserto. Però al Mondiale, per un Europeo, con una Olimpiade è impossibile che non ci sia il pubblico. È stata una cosa epocale.

Quale ricordo conserva per sé gelosamente?
In particolare i 12 minuti intercorsi tra la vittoria di Gimbo e la vittoria di Marcel e… poi l'invasione di campo.

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Ce la racconta?
Di quanto abbiamo fatto io non me ne vergognerò mai. Anche se devo dire sia stata una cosa stranissima e per questo devo ringraziare sempre l'allora Presidente del Coni, Giovanni Malagò. Ad un certo punto mi ha guardato e mi ha detto: "Andiamo in campo". Io sorpreso, non ci credevo: "Come in campo? Non si può mica". Ma alla fine ci siamo andati, con io dietro di lui – che era membro CIO – e mi ripetevo: "Ah, male che vada ci arrestano in due".

E invece non vi hanno fermati, proprio in Giappone, paese dalle regole ferree e in un'Olimpiade "blindata" dal Covid…
Non ci hanno fermato, forse sono rimasti del tutto sorpresi perché lì lo sapete, sono strani. Sono rimasti sorpresi da questa improvvida rottura del protocollo e siamo entrati in campo. Poi c'è stata la chiamata del Presidente della Repubblica, tutte cose che chiaramente avresti solamente sognato. L'invasione di campo per andare ad abbracciare i ragazzi, poi la stessa cosa l'abbiamo fatta con la staffetta. Ormai ci riconoscevano, ci facevano passare.

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Da Tokyo a Parigi, con le sue previsioni di medaglia: com'è il bilancio alle Olimpiadi 2024?
Allora, vi spiego sulle mie previsioni che non smentisco assolutamente. Io alla vigilia avevo detto: "Possiamo vincere fino ad otto medaglie, c'è la potenzialità". Non che avremmo vinte otto medaglie secche. Poi alcuni giornalisti ci hanno un po' ricamato sopra. Purtroppo però, come a Tokyo era andato oggettivamente tutto bene a Parigi è andato tutto male sul fronte vittorie.

Tutto da buttare?
No, chi sa di atletica comprende benissimo il valore anche di quella spedizione. Abbiamo vinto tre medaglie, una d'argento e due di bronzo e cinque quarti posti. Lo so anch'io che vincere cinque medaglie d'oro è meglio… mica sono deficiente. Ma guardiamo alla sostanza: a Tokyo i finalisti furono 10, a Parigi i finalisti furono 17. Quindi una persona con uno spirito critico oggettivo non si sognerebbe mai di fare ironia sulla differenza tra cinque medaglie d'oro e una d'argento e due di bronzo.

Non le sono andate giù alcune critiche dopo Parigi?
Bisogna guardare anche ai numeri che ci sono dietro a chi arriva. Io l'atleta l'ho fatto e so cosa significa. Quando dici o fai capire che un quarto posto è la medaglia dell'asino, dai ai ragazzi – che sono arrivati quarti spremendosi come dei limoni –  un pessimo messaggio. Hanno comunque raggiunto un risultato che in un altro ambito sarebbe straordinariamente importante e tu lo commenti svilendolo. Non dai un fastidio al presidente Mei, perché il presidente Mei sorride, guarda avanti e lascia stare. Ma dai fastidio a questi ragazzi.

Ha parlato dei finalisti di Parigi, tra questi anche Gianmarco Tamberi, il capitano. Cos'è accaduto in pista?
Posso fare una premessa? Io ho visto vincere Gimbo la sua prima medaglia nel 2011 a a Tallinn. Dopodiché nel 2016, dove avrebbe vinto sicuramente la medaglia d'oro a Rio, si è rotto una caviglia. Arriva a Tokyo, stava bene, ma non tutti erano sicuri che avrebbe potuto vincere. E vince una medaglia d'oro, ma in coabitazione a fianco di un suo amico, ma sempre divisa in due. Medaglia che sicuramente avrebbe preferito vincere da solo. E' un talento straordinario, assoluto…

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Ma a Parigi?
Ci arrivo. Perché nel 2024 era nel momento più alto della sua forma: Gimbo a Parigi era in una forma migliore di Montecarlo 2016, avrebbe potuto fare 2.41 e cosa succede? Un problema fisico che esula dalle gambe, esula dal corpo, dalla muscolatura, totalmente fuori controllo. E tutti a criticarlo: "Ha sbagliato tutto".

E aveva davvero sbagliato?
Macché, ha sempre fatto così ma quella volta gli è andata male, la sfortuna ci ha messo lo zampino: il destino gli fa arrivare questo calcolo renale nel momento sbagliato. Fosse arrivato il giorno dopo della gara, o anche alla sera, nella notte finita la gara, saremo qui a raccontare un'altra storia. Invece nel momento più importante della sua vita è stato male. Quindi quando io sento dire che "Eh, ma Tamberi qui, Tamberi lì", io dico semplicemente che Tamberi è l'atleta più sfortunato della storia dell'atletica Italiana. Il più forte e il più sfortunato. Il più forte che abbiamo mai avuto perché lui veramente può essere accomunato a Pietro [Mennea, ndr]. Lo metto appena appena sotto, perché io ho vissuto l'esperienza da atleta con Pietro e quindi è anche giusto iconizzarlo come si merita, però immediatamente dopo c'è solo Gimbo. Ha dato una continuità alle sue vittorie che nessun altro atleta italiano ha, tranne appunto Pietro.

Ma quanto ha sofferto da Presidente ed ex atleta nel vedere Tamberi in quello stato?
Dico solo che avrei voluto prendere io una colica renale per quanto fa malissimo, al suo posto. Però chissenefrega: il Presidente poi beve un sacco d'acqua, gli danno le medicine e gli passa, lui purtroppo doveva saltare. E comunque è riuscito a passare la qualificazione con una colica renale in atto.

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Lo rivedremo a Los Angeles, malgrado i nuovi problemi ai Mondiali?
Io sono certo che lui continuerà fino a Los Angeles. Proprio lui mi ha detto: "Io voglio arrivarci". Questo è il patto che abbiamo tra di noi, perché quella sera a Parigi era la sua sera e lui non l'ha potuta godere appieno. Dunque io starei attento se fossi uno dei suoi avversari e credo che a quel punto gli andrebbe bene anche vincere in coabitazione.

E di Marcell Jacobs, cosa vuol dire di quel Tokyo 2021?
Marcel è esattamente l'opposto di Tamberi, nel senso che Jacobs è proprio esploso con Tokyo. Da niente che aveva vinto prima, ha vinto subito due medaglie d'oro. E poi immediatamente dopo ha vinto i Mondiali facendo il record europeo ed è lì che è successo qualcosa, la sfiga.

Cioè?
Come dicevo, tante volte i dettagli, l'infortunio o la sfortuna nel momento sbagliato ti cambiano la carriera. È chiaro che ti senti il più forte, tutti ti considerano il più veloce uomo del mondo e dopo il 2021 non puoi accontentarti di nulla.

Ed è per questo che sta pensando al ritiro?
Uno stato d'animo, che l'ha portato a pensarci. Ma secondo me assolutamente non coerente con quello che è la sua storia. Ma lo comprendo profondamente: ha subito una serie di situazioni, non ha avuto un infortunio clamoroso, bensì una serie di problematiche, tanti piccoli problemi. L'unica cosa che gli posso dire è di tener duro, cercare di fare un  anno senza problemi. Quest'anno c'è il campionato d'Europa. Dovrebbe riuscire a prepararlo per bene, possibilmente tornando a rivincere il titolo perché questo è il suo titolo. Non sarà facile perché quando vedi che tutte le cose una dietro l'altra non vanno come credi, sentirti depresso è un attimo, per tutto ciò che ti gira intorno.

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E in questo senso il "caso spionaggio" non ha giovato a Jacobs: un altro duro colpo?
Lì, lui è stato vittima. La Procura Federale ha già fatto il suo percorso perché ha dato 3 anni a Giacomo Tortu. Ma sì, l'ambiente esterno può condizionare, anche se ho visto lui e Filippo Tortu più volte insieme e non mi sembra che esistano tensioni tra di loro, anzi. Sono due ragazzi dei tempi di oggi entrambi capaci di fare grandi cose, considerando il mondo che li circonda. Anche Filippo si è portato addosso un fardello enorme e mi riferisco al 9 e 99: ti ritrovi tutto il peso, la responsabilità, le aspettative tutte su di te. Poi chiaro, vinci la medaglia d'oro alle Olimpiadi, però il tarlo resta sempre, anche la rabbia.

A proposito di rabbia, lei ha dovuto gestire recentemente anche quella di Antonella Palmisano…
Ad Antonella le ho parlato e le ho spiegato che purtroppo io posso rispondere semplicemente per la Federazione di atletica e per Stefano Mei Presidente e le ho ribadito che la sua medaglia è uguale a qualsiasi altra medaglia. È chiaro che non posso intervenire su quello che sono i media e su quello che sono gli sponsor. Ma non è colpa mia se tu fai la marcia e non i 100, così le ho fatto il parallelo: anche io facevo i 10.000 e comunque si parlava sempre e solo dei 100. E m'inca**avo.

Presidente, e il nuovo che avanza? Batoccletti, Furlani, Doualla… come li vive?
Difficile parlare di Mattia Furlani o di Nadia Batoccletti come di "nuovi". Hanno già vinto tanto, sono chiaramente i leader nelle loro discipline. È sicuramente un bel momento questa mescolanza tra giovani e gli altri. Poi, penso appunto a Doualla, ma anche a Castellani, a Erika Saraceni, a Diego Nappi, tutti talenti che abbiamo visto agli under 20 a Tampere e che saranno l'ossatura. Sono molto fiducioso e non ho dubbi che  il futuro sia roseo, anche perché noi continueremo ad investire: ti dico solo che nel 2026 la raccolta pubblicitaria supererà del 1.000% quello che avevo trovato. Ho trovato questa federazione che aveva un budget di 24 milioni e lo scorso anno abbiamo avuto un budget di 41 milioni. Di che cosa parliamo?

Quindi Presidente la sua avventura non finirà con Los Angeles 2028?
Non credo. Abbiamo posto con l'ultima assemblea di Fiuggi un rimedio ad una sciocchezza: fermare a due mandati la possibilità di essere rieletti. Non si capisce perché eravamo l'unica Federazione in Italia che aveva questa cosa, con un presunto motivo di democraticità o di alternanza. E la governance che decise questa cosa era presieduta da una persona in Fidal dall'89: ha fatto 14 anni da Vicepresidente vicario e poi ha fatto 8 anni da Presidente. Dov'era l'alternanza?

Quindi Mei resterà Presidente per l'atletica italiana ancora a lungo?
Se ci saranno le condizioni, soprattutto se l'atletica lo vorrà, io è chiaro che sarò a disposizione anche per arrivare a Brisbane. Mi piacerebbe, ma non è che muoia se non capita. Ma con i miglioramenti ottenuti sotto gli occhi di tutti adesso sarebbe stupido dire che non voglio continuare. No?

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