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Maratoneta sorpresa dall’allenatore, scena scioccante dopo il traguardo: alla fine si scusa solo lei

La maratoneta Lee Su-min accusa il suo allenatore dopo il traguardo: contatto forzato, dolore fisico e un caso che divide l’atletica coreana.
A cura di Marco Beltrami
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Una maratona come tante altre, quella che è andata in scena a Incheon, in Corea del Sud, ma con un epilogo contraddistinto dalle polemiche. Questo perché una delle partecipanti, dopo aver tagliato il traguardo, ha dovuto fare i conti con il comportamento del suo allenatore, considerato inappropriato e dal suo punto di vista sorprendente. Ma cosa è successo e perché questo episodio è diventato un vero caso nel mondo dell'atletica?

Lee Su-min sorpresa dall'allenatore dopo la fine della gara, è uno shock

Lee Su-min, dopo aver finito la sua gara visibilmente affaticata, è stata sorpresa dal suo coach, Kim Wan-gi. Il tecnico, in modo deciso, ha provato ad abbracciarla con un asciugamano. La ragazza, a più riprese, ha cercato di divincolarsi dalla "presa" dell'uomo, reagendo in malo modo e con fastidio. La 27enne, che è stata la prima a tagliare il traguardo nella divisione nazionale femminile con un tempo di 2 ore, 34 minuti e 41 secondi, si è lamentata a gran voce dell'accaduto, negando però che si sia trattato di molestie sessuali.

Il dolore fisico della maratoneta

La 27enne ha dichiarato infatti di aver provato dolore fisico e di non aver ricevuto alcuna scusa dal 57enne. Quest’ultimo, a sua volta, non si è scusato e ha spiegato di averlo fatto sulla scia di una pratica comune, quella di prevenire l’ipotermia nell’atleta. Sui social Lee Su-min ha raccontato il suo disagio: "La questione fondamentale non è se ci fosse o meno un intento sessuale, ma piuttosto che ho provato un dolore intenso a causa di un contatto fisico improvviso e violento subito dopo aver terminato la gara". Insomma il gesto improvviso, ha sorpreso la ragazza che avrebbe voluto maggiore cautela.

Nello specifico l’atleta ha raccontato di aver avuto difficoltà a respirare: "Improvvisamente ho sentito una fortissima tensione al fianco. In quell'istante ho sentito un dolore acuto al petto e al plesso solare, e nonostante cercassi di resistere, la pressione sul braccio mi rendeva difficile liberarmi".

Il paradosso dell'atleta che si scusa

Molto colpita negativamente anche dalle reazioni del suo allenatore: "È stato scioccante vederlo dichiarare di non aver fatto nulla di sbagliato senza aver parlato prima con me. Per qualcuno responsabile della protezione degli atleti, rilasciare spiegazioni pubbliche senza prima parlare con me è stato angosciante e sconcertante". Alla fine è stata addirittura lei a scusarsi: "Mi dispiace che quello che avrebbe dovuto essere un evento festivo sia stato oscurato da questo incidente. E mi scuso sinceramente con tutti coloro che mi hanno supportato per aver mostrato una scena così imbarazzante".

L’uomo, dal canto suo, si è giustificato così: "È stato un malinteso causato dal suo plesso solare che ha colpito il mio braccio. Le maratone sono molto impegnative: molti atleti crollano o svengono non appena tagliano il traguardo. Se non li sosteniamo immediatamente, possono cadere e farsi male. Dal punto di vista di uno spettatore, vedere un allenatore che tiene stretto un atleta e poi quest’ultimo lo spinge può sembrare inappropriato. Ma nell’atletica, questo accade di continuo. Tutti gli allenatori sostengono i propri atleti mentre tagliano il traguardo".

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