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Jayden Hayward lascia il rugby per stare accanto al figlio malato: “La famiglia prima di tutto”

Jayden Hayward, 34 anni, giocatore della Benetton Treviso e della nazionale italiana, ha raccontato in una lettera la propria vicenda umana: suo figlio è autistico e “soffre l’ansia da separazione”. Ecco perché ha deciso di trasformare il dolore in energia positiva e sensibilizzare l’opinione pubblica verso la ricerca lanciando una raccolta fondi, ‘In meta con Noah’.
A cura di Maurizio De Santis
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La partita più importante di Jayden Hayward è fuori dal campo. La scelta di vita l'ha già fatta: lasciare il rugby per stare accanto al figlio autistico che soffre l'ansia della separazione. A fine stagione tornerà a casa, in Nuova Zelanda, perché nulla vale più dell'amore per il suo Noah. E ‘In meta con Noah' è la raccolta fondi che il rugbista della Benetton Treviso ha lanciato per uno scopo benefico, che lo tocca personalmente. Ha messo in palio due maglie speciali indossate in momenti diversi della carriera, tra nazionale italiana e club veneto: il ricavato verrà devoluto all'associazione ‘La Nostra Famiglia' che si dedica alla cura e alla riabilitazione delle persone con disabilità, soprattutto in età evolutiva, con l’intento di migliorare la qualità della vita. Dietro questa scelta c'è una vicenda umana di profonda sofferenza e risale al 2019.

Abbiamo trovato un gruppo meraviglioso di professionisti della salute, terapisti ed educatori ABA e da allora il miglioramento di Noah è stato incredibile, grazie alle loro risorse e al loro supporto.

Ecco perché racconta la propria storia nella lettera pubblicata dalla sua società per trasformare il dolore in energia positiva e sensibilizzare l'opinione pubblica verso la ricerca che vede le associazioni in prima linea. Hayward avvolge il nastro dei ricordi e torna indietro di due anni, ai Mondiali di Rugby in Giappone ai quali partecipò tra le fila degli azzurri. Arrivato in Veneto nel 2014, dopo 3 anni ha esordito in nazionale: tra le 27 presenze ci sono anche le 3 gare del girone eliminatorio nel Sol Levante e fu allora, mentre si trovava dall'altra parte del mondo, che sua moglie gli disse di quale male soffriva il figlio.

Mi aveva chiamato per dirmi che a nostro figlio Noah era stato diagnosticato l'autismo – si legge nella lettera pubblicata sui canali social della Benetton Treviso -, oltre a disturbi da deficit di attenzione e iperattività. Ricordo di essermi sentito impotente e lontano da tutto. Quello che doveva essere il momento clou della mia carriera, improvvisamente era diventato insignificante. Ho pianto al telefono, dicendo a mia moglie che il rugby non era più importante per me, che essere in Giappone e lontano da loro non aveva senso. Tutto quello che volevo fare era tornare a casa. Ad altri potrà sembrare egoista, ma per me la famiglia viene prima di tutto.

Il piccolo adesso sta meglio. Lavorare per creare un mondo più comprensivo per le persone autistiche e le loro famiglie adesso è come stringere l'ovale tra le braccia e resistere alle mischie più furibonde. E non sarà certo l'ultima meta di Hayward.

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