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Opinioni

In un mondo che non vi vuole più (ovvero perché gli ultras sono una vergogna)

Gli ultras non nascono con Gennaro Di Tommaso e non sono “il cancro da estirpare”. Sono l’ennesima espressione violenta di una nazione che associa da sempre economia e criminalità.
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Quando si potrà dire che il tifo organizzato degli ultras è un male del paese che lo stato non ha voluto affrontare? Quando si potrà dire che la stessa veemenza usata contro i No-Tav, i manifestanti antidiscarica e altri gruppi antagonisti non è riservata alle curve? Quando si potrà dire che l’informazione usata come manganello verso chi protesta (si veda il caso di Chiomonte) è, invece, sempre disposta a perdonare il mondo ultras (soprattutto quando afferisce alla propria fede calcistica)?

Quando potremmo smettere di usare le parole “i ragazzi”, “e’ guagliune” per giustificare – da nord a sud – le porcate delle curve? Quando smetteremo di associare queste espressioni di violenza a ideali antagonisti e antiborghesi?

Perché il tifo ultras non è semplicemente vergognoso ma è anche la quintessenza dei valori borghesi (altro che curve come laboratorio della repressione da parte della polizia). Gli ultras sono borghesi perché hanno il controllo effettivo (e non formale o giuridico) di un’intera filiera economica. Sono borghesi perché i loro vertici  – foraggiati spesso dalle società di calcio – sfruttano la manovalanza per arricchirsi. Perché i loro vertici utilizzano la manovalanza per contestare i calciatori dei quali le società vogliono liberarsi. Sono borghesi perché teorizzano ordine, fede e rispetto per se stessi (e i propri prossimi). Teorizzano valori di “fede” che uniscono il proprio gruppo in contrapposizione agli altri. Sono borghesi perché non sono antagonisti alla polizia, anzi, sono stati capaci di instaurare con le forze dell’ordine un rapporto molto più dialettico di quanto non abbiano fatto i centri sociali degli anni ’90.

Ma noi in Italia queste cose le dovremmo aver interiorizzate, comprese, acquisite. Avremmo dovuto sviluppare gli anticorpi contro organizzazioni verticistiche, capitalistiche e sanfediste perché le conosciamo meglio di tutti. Le conosciamo perché abbiamo dovuto affrontare più di ogni altra nazione quella criminalità organizzata che si riconosce nel verticismo, nel “cupolismo”, nel capitalismo e nel sanfedismo. Che richiama a sé (e solo per sé) il concetto di onore.

Perché non esiste una contrapposizione di classe, anzi. L’unica contrapposizione è tra gruppi di criminali – che grazie al controllo delle curve si sono arricchiti – e le persone che non vanno più allo stadio. Perché bisogna ricordarlo che “no alla pay-tv no al calcio moderno” è il rovescio della medaglia di aver militarizzato le curve. Di aver reso inaccessibile a chi non si piega alle volontà ultras, l’accesso ad alcuni settori dello stadio.

Finché lo stadio sarà territorio degli ultras, finché i sediolini saranno divelti, incendiati, finché chi vorrà sedersi dovrà spostarsi perché “qui ci siamo noi”, finché sarai obbligato a cantare o stare zitto dal ras di turno, la scelta ricadrà, purtroppo, sempre sulla tv. Perché chi non può permettersi una tribuna sceglierà il salotto di casa per vivere un’esperienza stupenda, quell'esperienza che solo una partita di calcio sa dare.

Immaginare che quel sottobosco criminale che chiamiamo ultras sia un’alternativa allo stato è un errore. Perché con lo stato ci dialoga da sempre, perché lo stato – quando ci sono le file per acquistare i tagliandi per le partite di Champions – permette scene come questa. Scene in cui la polizia assiste – senza reagire – un manipolo di violenti che utilizza le transenne come sfollagente contro i ragazzi che – dalla sera prima – erano in fila per acquistare i biglietti. E’ questo un valore antiborghese?

E’ antiboghese Giancarlo Lombardi detto "Sandokan" – capo ultras della curva sud di San Siro – che gira in Ferrari? Sono antiborghesi gli ultras che, con liste civetta, hanno dato sostegno ai candidati sindaco di Roma e Milano? Sono antiborghesi i Mastiff che occupano il centro di Napoli decretando che “questa piazza è nostra?”.

Non c’è nessuna lotta di classe nell’ideologia ultras, non c’è riscatto sociale ma solo la tutela del proprio status quo. E la tutela dell’esistente è sempre reazionaria.

Non c’è nessuna ideologia in questa galassia crimanal-capitalista, non c’è diversità ma solo omologazione. E’ il capitalismo del pallone che incontra la manovalanza criminale in un patto scellerato che uccide il nostro calcio e il nostro paese.

E' un patto scellerato che mi fa schifo. Perché mi fa schifo la mafia, mi fa schifo la violenza, mi fa schifo chi priva l'altro della libertà. Perché il calcio non è fatto di violenza, petardi e cori razzisti. Il calcio è fatto di un dribling spettacolare, di un tiro a volo, di una parata plastica. Il calcio è bellezza e gli ultras "non sanno manco dove sta di casa" la bellezza.

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Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
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