Imane Khelif fa ricorso contro l’obbligo del test genetico sul sesso per combattere sul ring

Imane Khelif è la pugile algerina, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi 2024, che ha fatto ricorso contro l'obbligo di sostenere un test genetico per la verifica del sesso biologico. Senza questo tipo di esame preventivo, come stabilito dalla federazione mondiale dei guantoni (la World Boxing), né lei né qualsiasi altro boxeur può beneficiare dell'idoneità necessaria per partecipare a competizioni internazionali. Ecco perché non può salire sul ring dei campionati mondiali in programma dal 4 al 14 settembre alla M&S Bank Arena di Liverpool, così come non ha potuto farlo nemmeno all'Eindhoven Box Cup di giugno scorso.
L'appello al CAS dopo il primo ricorso bocciato dal Tribunale arbitrale dello Sport
Il provvedimento impugnato dinanzi al CAS (la Corte arbitrale per lo Sport) è arrivato dopo che il TAS (il Tribunale arbitrale dello Sport) aveva rigettato la richiesta da parte della pugile di sospendere la nuova norma emanata dalla federazione almeno fino alla prima udienza. È l'estremo tentativo da parte della nord-africana che un anno fa, ai Giochi in Francia, era riuscita ad arrivare fino in fondo alla categoria femminile 66 chili e infilare al collo il metallo più prezioso. Ma lo aveva fatto combattendo anche un'altra battaglia fuori dal quadrato: la pressione mediatica che aveva scatenato il suo caso, che s'era amplificato in occasione della sfida contro Angela Carini. L'italiana aveva inizialmente accettato di sfidare l'algerina ma, dopo un paio di colpi e un match durato appena 45 secondi, abbandonò l'incontro degli ottavi di finale.

Una decisione che alimentò il partito di quanti (anche nel mondo della politica italiana) sostenevano, con esempi anche abbastanza crudi, che non fosse ammissibile né equo autorizzare una sfida di boxe tra un pugile donna e un altro sul quale c'erano forti dubbi sull'identità di genere e ai referti clinici oggetto di scandalo. Affermazioni pesanti, anche in netto contrasto rispetto alle norme del Cio che le permisero di gareggiare e della stessa World Boxing.
La nuova politica della Federazione internazionale: l'introduzione di test obbligatori
Poi, però qualcosa è cambiato. A maggio scorso proprio la federazione internazionale ha dichiarato che "tutti gli atleti di età superiore ai 18 anni" che desiderano partecipare alle competizioni previste dall'associazione iridata "dovranno sottoporsi a un test genetico PCR (reazione a catena della polimerasi) per determinare il loro sesso alla nascita e la loro idoneità a competere". Fu un passo ulteriore rispetto a quanto annunciato a febbraio di quest'anno che legava l'introduzione di test obbligatori a "una nuova politica su ‘sesso, età e peso' per garantire la sicurezza di tutti i partecipanti e garantire condizioni di parità competitiva per uomini e donne".
La World Boxing costretta a scusarsi con l'algerina: cosa è successo
In quell'occasione la World Boxing citò Imane Khelif come esempio tangibile ma fu inseguito costretta a scusarsi sia con la pugile sia con la federazione algerina. Cosa aveva detto? I passaggi discussi della nota erano due, il primo era una sorta di aut aut mentre il secondo citava questioni di sicurezza dei pugili facendo il nome dell'oro di Parigi 2024: "In base a questa politica e alle circostanze particolari di alcuni pugili che hanno gareggiato ai Giochi olimpici di Parigi 2024, World Boxing ha scritto alla Federazione pugilistica algerina per informarla che a Imane Khelif non sarà consentito partecipare alla categoria femminile all'Eindhoven Box Cup o a qualsiasi altro evento World Boxing finché Imane Khelif non si sottoporrà al test di identificazione del sesso".

La parte successiva fu anche più dura per la campionessa olimpica che lesse tra le righe la volontà di cucirle addosso (non solo a lei ma a tutte le boxeur nelle sue condizioni) un provvedimento ad hoc. "Questa decisione riflette le preoccupazioni relative alla sicurezza e al benessere di tutti i pugili, tra cui Imane Khelif, e mira a proteggere la salute mentale e fisica di tutti i partecipanti alla luce di alcune delle reazioni espresse in relazione alla potenziale partecipazione del pugile all'Eindhoven Box Cup".
Khelife, ritiro smentito: "Voci false messe in giro da traditori del nostro Paese"
Nei giorni scorsi Khelif aveva pubblicato un post sulla pagina ufficiale di Facebook per smentire le voci di un possibile ritiro dalla boxe. "Notizia falsa, basata unicamente su dichiarazioni fatte da chi non mi rappresenta più in alcun modo, che credo abbia tradito la fiducia e tradito il Paese con la sue affermazioni (ce l'ha con il suo ex manager, ndr)". Chiarito questo primo concetto, la boxeur aggiunse: "Sono ancora impegnata nella mia carriera sportiva, mi alleno regolarmente tra Algeria e Qatar per prepararmi ai prossimi incontri. Chi dice certe cose su di me lo fa solo per offendermi e ostacolarmi. Sarò sempre fedele alla boxe e alla mia terra d'origine Algeria".