Daniele Lavia: “La carica per vincere lo Scudetto ce l’ha data l’impresa dell’Inter col Barcellona”

Quattro titoli nelle ultime quattro stagioni, Daniele Lavia si è oramai abbonato ad alzare trofei e festeggiare titoli con i colori di Trento, la sua seconda casa. L'ultimo scudetto conquistato nella Superlega di volley maschile, il secondo in carriera, è arrivato dopo una straordinaria serie playoff: "Qualcosa di pazzesco" ricorda ai microfoni di Fanpage. Dove non nasconde il suo amore da tifoso per l'Inter: "Abbiamo seguito la partita contro il Barcellona, prima di scendere in campo… Non lo so ma di sicuro quell'impresa ci ha dato la carica. La nostra era di vincere a Civitanova ancora imbattuta… e lo abbiamo fatto".
Gioie con Trento e voglia di riscatto in Nazionale, dove lo attende un'estate e un autunno ad altissima tensione: "Nessuna pausa, fra poco si riparte con la Nations, poi i Mondiali a settembre", dove Lavia e gli azzurri hanno un conto in sospeso. "C'è voglia di rivalsa, dopo Parigi e poi la storia racconta che dopo ogni nostra caduta ci siamo subito rialzati festeggiando un nuovo trofeo".
Avete finito di festeggiare tra sigari, canti, o si sta andando avanti?
Siamo agli sgoccioli, tutto si conclude con la grigliata con la squadra e poi c'è la cena di rito, con gli sponsor e quant'altro. Dove vado ancora una volta a intervistare tutti: alla fine ha sempre portato bene, in 4 anni abbiamo fatto 4 trofei e 4 volte avevo il microfono in mano… quindi continuo finché non perdiamo.
Hai qualche aneddoto, qualche curiosità, da raccontarci in quei momenti post Scudetto?
Come come ogni volta, siamo finiti tutti sotto la doccia, vestiti: presidente, direttore, allenatore, tutti. Preparati che abbiamo messo sotto la doccia, tutto regolare… Poi però ci abbiamo dato dentro in pullman, sulla strada del ritorno. Abbiamo iniziato tutti insieme a urlare per fermarci al McDonald's a mangiare e ci siamo alla fine fermati e abbiamo portato con noi la Coppa nel locale: stava là lì sul banco del McDonald's che stava per chiudere e alla fine è rimasto aperto solo per noi.
Hai già anticipato tu: 4 anni, 4 titoli. Adesso cos'è che ti manca? Due titoli in contemporanea?
Beh, intanto l'obiettivo principale è quello di rimanere campioni del mondo con la Nazionale… con Trento mi piacerebbe continuare vincere. Forse la gente si dimentica che abbiamo una media età molto bassa, siamo una squadra di giovanissimi: io ho 25 anni, Ale (Michieletto, ndr) ne ha 23, Ricky (capitan Sbertoli, ndr) ne ha 26. Insomma, è una media bassa e comunque per l'età che abbiamo abbiamo già vinto tantissimo. Hai detto tu bene… secondo me lo step che possiamo fare di miglioramento è quello di vincere magari due trofei in una sola stagione. Però è tosta. Abbiamo la possibilità, perché comunque di finali ne giochiamo tante. Poi anche per merito dell'avversario ne abbiamo perse anche tante, però comunque un trofeo l'anno è sempre è sempre tanta roba.

E come l'avete vissuta nello spogliatoio sapendo da tempo che coach Soli avrebbe lasciato a fine anno?
Si sapeva di Fabio (coach Soli, ndr) e anche della scelta di Camil (Rychlicki, ndr). Insomma, noi all'interno dello spogliatoio, sapevamo già tutto, tutto molto molto prima che poi uscisse pubblicamente. Essendo degli ottimi professionisti, le voci nello spogliatoio non ci hanno influenzato. Poi è ovvio che quando si è legati a delle persone, anche inconsciamente forse ci rimani in fondo male, ti dispiace. Però siamo stati bravissimi, queste voci le abbiamo completamente messe da parte. Ovviamente ne abbiamo parlato e il fatto di poter regalare questa ultima emozione con questa maglia, con persone che non ci saranno più sicuramente ci ha dato una carica maggiore.
Che stagione è stata? Da un lato la gioia Scudetto, dall'altro la delusione nelle Coppe: un bilancio?
Sicuramente abbiamo perso anche tanto è vero: abbiamo vinto questo scudetto non scontato, ma abbiamo perso anche tante possibilità di di poter per portare a casa molto altro. La prima è stata la Supercoppa… ma anche la Coppa Italia… forse credo che queste sconfitte ci abbiano accompagnato a pensare: ora basta. Vogliamo vincere basta, finita così.
Non si può essere perfetti, ma cos'è mancato?
Soprattutto all'inizio di stagione non eravamo belli, ma comunque vincevamo, in Superleage. Poi piano piano ci siamo ritrovati. Comunque venivamo dall'Olimpiade dove abbiamo preso una batosta, quindi anche a livello emotivo non è stato semplice, a livello psicologico è stata dura.
E sul piano fisico?
Non è stato facile: fare tutti gli anni nazionale e club, fare 50-51 partite senza praticamente mai tirare il fiato… Era normale e inevitabile, ma siamo stati bravi a utilizzare le prime partite per ritrovare la forma, la nostra fluidità anche grazie alle vittorie che hanno reso tutto un po' più semplice.
Ma sono arrivate anche le sconfitte, non a caso con Perugia e con la Lube. KO benefici?
Non si può essere perfetti… Beh poi contro Perugia… eh, Perugia è uno squadrone. Era la squadra che doveva puntare forte sul campionato, favorita sulla carta perché negli ultimi anni ha costruito squadre incredibili, quindi era giusto così. Poi con Perugia non si può sempre vincere, anzi se ne vinci una su due/tre è tantissima roba.
Una regular season testa a testa proprio contro Perugia, però alla fine primi è arrivato Trento…
Siamo stati bravi a rimanere primi e secondo me quella vittoria con Perugia in casa loro è stata fondamentale per la classifica, perché poi era compito nostro mantenere il primo posto.

E il KO con Civitanova?
Perché abbiamo perso? Perché dimostrato che anche Civitanova è forte. Lo ha dimostrato durante la serie di finale, l'ha dimostrato durante l'anno. Ha vinto la Coppa Italia anche se Civitanova ha rivoluzionato un po' tutto quest'anno, molto bene. Nel senso che è una gran squadra e faccio loro i complimenti
Il momento più delicato della stagione, è coinciso con quei due KO?
I momenti difficili passano sempre dalle sconfitte. Anche quella in Coppa Italia, brucia soprattutto perché vedevi dall'altra parte Verona che era riuscita a battere Perugia, no? Un'occasione persa: non dico che avremmo vinto la Coppa d'Italia, però avremmo avuto una possibilità in più, una piccola percentuale in più che avrebbe fatto la differenza.
E come ne è uscita Trento da quei buchi neri?
Col gruppo, cioè proprio il fatto di guardarsi in faccia, negli spogliatoi e dire "Dobbiamo uscire tutti insieme". È stato fondamentale sapere che in momenti di difficoltà, ti potevi aggrappare ai compagni. Cosa che abbiamo fatto. Quelle cadute ci hanno buttato la realtà di fronte: "Ragazzi, che dobbiamo fare? Vogliamo affondare del tutto o andare avanti?"
E avanti ci siete andati alla grande, con una serie playoff Scudetto che è stata una vera battaglia. Il 3-0 contro Piacenza potrebbe essere vista come la serie più avvincente?
Beh, di quest'anno sì, una cosa pazzesca, ma anche i quarti ci hanno messo in una difficoltà enorme. Come dici tu 3-0, poi vai a vedere e trovi le prime due gare 3-2 e 3-2, il tie-break… Forse quella serie è stata quella che poteva sembrare semplice, ma in realtà è stata la più tosta.

E la finale contro la Lube?
Se vedi la serie della finale alla fine, a parte la 4, è stata un triplo 3-0 nelle prime gare. Poi c'è stata gara quattro: ammetto che quella è stata proprio degna di chiamarsi finale, un capolavoro.
A proposito di finale, qual'è stata la svolta decisiva?
La vittoria del secondo set ci ha fatto cambiare mentalità.
La Lube si stava aggrappando alle battute…
Mamma mia, loro hanno iniziato a battere come degli assassini, dei dannati e noi le prendevamo. Tiravano forte, delle sassate… dalla TV magari può sembrare semplice, farsi fare ace… ma voglio vedere se ti arriva un missile a 120 all'ora se lo prendi… Però sicuramente quel set ha fatto un po' calare loro col servizio perché poi loro hanno iniziato a sbagliare.
E la tua schiacciata del 25-26 può essere un altro momento cruciale per cucirsi lo Scudetto al petto?
Beh, in quell'azione mi ricordo che ho fatto tre attacchi di fila. Ho fatto un attacco di palla alta dove l'ho rigiocata sul muro. Secondo attacco con un pallonetto in mezzo al campo, ma Fabio (Balaso, ndr) mi conosce e quindi l'ha presa. Poi l'abbiamo rigiocata e al terzo attacco, non lo so… ho chiuso gli occhi. E poi da lì è stato un crescendo, a livello psicologico è stato determinante.
Effettivamente sei cresciuto tu, siete cresciuti di squadra…
Sì, anche io che magari non ero al massimo nel primo set, poi ho proprio switchato mentalmente e mi uscivano molto meglio le cose che all'inizio non mi uscivano, anche per merito della Lube sia chiaro.
Ora riposo e poi l'Italia: Fefé De Giorgi si è fatto sentire con voi nazionali?
Noi ci sentiamo spesso anche durante l'anno, viene spesso a Trento. E si è fatto sentire dopo la vittoria, un paio di giorni dopo. Ovvio che lui era lì, però è scappato, giustamente ci ha lasciato festeggiare. Poi, subito un martello: "Voi iniziate questo giorno, mi raccomando dovete iniziare a fare questo, quello…"
Quindi niente pause?
Riprendo quasi subito, il 3 giugno perché poi l'11 si inizia a far sul serio di nuovo con la Nations League. Dobbiamo essere bravi a stare bell'in forma… i momenti di riposo? Te li devi prendere da qualche parte perché poi a settembre si riparte subito con i Mondiali. Quest'anno per dire, alla fine abbiamo fatto 50-52 partite…
Un problema di calendario che ricorda anche le polemiche nel calcio…
Peggio, per noi per il semplice fatto che noi l'estate non ci fermiamo, loro hanno un periodo in cui staccano, noi no. Non abbiamo quei 20 giorni a disposizione, che sembrerebbero un'eternità…
A proposito di Nazionale, cosa ci si deve aspettare da quest'estate?
Assolutamente uno spirito di rivalsa. Quello non ci deve mancare anche se nel volley maschile internazionale c'è un equilibrio tale che qualsiasi squadra può vincere contro qualsiasi altra squadra. Bisogna aspettarsi un'estate difficile, un'estate fatta di difficoltà e magari anche qualche sana delusione.

In che senso?
Passi falsi che potrebbero darci nuova voglia per portarci a casa qualcosa di importante, cosa che poi è già accaduto quando abbiamo vinto il Mondiale o l'Europeo. Abbiamo vinto l'Europeo dopo la sconfitta all'Olimpiade di Parigi che c'aveva letteralmente ammazzato mentalmente con la finale contro l'Argentina: vincevamo 2-0, abbiamo perso 3-2. E poi da una National League persa… il Mondiale. Siamo stati bravi a metterci sotto nel lavorare, nelle cose che non andavano e siamo arrivati alla finale del Mondiale nel 2022 che eravamo non dico ingiocabili, ma dei tosti.
A proposito di Parigi, cos'è mancato?
Tante cose, credo. L'Olimpiade è sempre tosta, nel senso che poi tutte le squadre crescono e diventano pericolose, pensa all'Egitto ad esempio, che ha dato filo da torcere a tante squadre. Quindi secondo me cosa può essere mancato? Non ne ho idea. Sembravamo un'altra squadra. Poi la Francia è stata perfetta: vincere 3-0 una finale olimpica contro la Polonia significa tanta roba.
E tornando al prossimo Mondiale di settembre?
Sicuramente l'obiettivo è quello di andarsi a riprendere questo Mondiale, non sarà semplice perché giocare subito delle partite dopo pochissimi giorni di pausa sarà durissima. La voglia di rivincita c'è, poi sarà fondamentale restare umili, concentrati sul fare il nostro al meglio.
Sempre in chiave Italia, hai seguito la mezza polemica con la Nazionale di Velasco? Diverse ragazze hanno rifiutato la convocazione. Ti è mai capitato?
Allora, io non ho mai rifiutato alcuna convocazione. Sono sincero perché io credo che qualsiasi persona in Italia vorrebbe far parte di una Nazionale, non dico solo della pallavolo. Rappresentiamo l'Italia nel mondo, rappresentiamo il nostro popolo e è una responsabilità tale per cui non puoi rifiutare. Poi ci ho tantissimi problemi, anche fisici importanti. Ma io andrei comunque, mi farei curare dallo staff azzurro perché mi fido delle persone che sono lì.

E quando l'hai fatto com'è andata?
Si parla con lo staff, con il coach. Mi è capitato qualche anno fa, durante la qualificazione olimpica in cui ero veramente messo non benissimo, con entrambe le ginocchia quasi out. Ne abbiamo parlato con Fefè: "Qua mi servi devi scendere in campo. Qua magari riposati, in quest'altra gara facciamo riposare qualche tuo compagno…" e così via. L'obiettivo è quello di essere al top durante quella partita precisa, in Nazionale lo puoi fare. Non è come in campionato, dove giochi giorno dopo giorno, dopo giorno, dopo giorno. E' tosta.
Un po' come nel calcio… a proposito da gran tifoso interista, sei riuscito a vederti la semifinale?
Scherzi? Certo. Mi ricordo perfettamente… eravamo proprio a Civitanova e l'abbiam vista in camera, sì. Eravamo io, Ale Michieletto che è interista, il nostro preparatore atletico interista e il nostro sponsor anche lui interista. Con un intruso, Ricky Sbertoli che è milanista.
E come l'ha vissuta?
L'ha vissuta bene perché è corretto, nel senso che un'italiana che gioca la finale di Champions League che rappresenta anche in quel caso l'Italia si tifa ovviamente. Ma l'avrei fatto anch'io. Giusto così.
Da atleta professionista vedere un'impresa del genere cosa ha significato?
Ti dà una carica unica… quella forse ci ha permesso di vincere davvero lo Scudetto in gara 4. Non lo so davvero, però il pensiero c'è stato: "Cavolo che impresa…", per noi vincere a Civitanova era la nostra impresa, perché fino a quel momento era imbattuta o forse aveva solo perso una partita in casa. Quindi, sì è stata la nostra impresa vincere, e ci è andata bene.
Ma sei anche un grande appassionato di tennis: se col volley fosse andata male?
Forse avrei provato a fare il tennista… il tennis mi piace tantissimo, è lo sport che mi piace in assoluto di più e che seguo sempre, anche molto più del calcio. E poi col fatto ora in questo periodo che c'è Sinner…
Non solo lui, tutto il movimento italiano si è dato una scossa, no?
Assolutamente… si parla di Sinner è vero, però anche lo stesso Berrettini, o Arnaldi che fa il fenomeno. Anche Musetti… che ha fatto l'impresa all'Olimpiade… stiamo crescendo e sono contento.
A proposito: lui si è fermato dei mesi perché è stato sospeso dopo il caso doping. Che idea ti sei fatto?
Mi è dispiaciuto tantissimo per lui… io credo che sia innocente, ma capisco le dinamiche. anche se innocente, perché abbia dovuto patteggiare. Era l'unico modo per far tacere le voci, per chiudere un capitolo. Anche semplicemente dal mio punto di vista, che leggevo le notizie, era diventato pesante, figuriamoci per lui. Era diventato quasi morboso sapere per forza tutto e quindi capisco che abbia dovuto trovare questa amara soluzione.
A te è mai capitato di rimare fermo così a lungo?
Per fortuna ancora no… ma quando devi recuperare ti assicuro che lavori il doppio degli altri. Cioè quando ci facciamo male, è ovvio che c'è il periodo di pausa in cui devi stare fermo, puoi fare solo ciò che ti indica lo staff medico, però poi non appena ne ha la possibilità, allora non pensi più a nulla: dai subito più del massimo per ritornare in campo.