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Rai, il dg Rossi: “La Rai è sopravvissuta all’addio di Baudo, sopravviverà anche a quello di Augias”

Il direttore generale della Rai saluta così Corrado Augias: “Il nostro obiettivo non è salvaguardare lo stipendio di Augias, ma occuparci di 12mila dipendenti”. Poi la stoccata: “La Rai è sopravvissuta all’addio di Baudo sopravviverà anche a quello di Augias”.
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Parole al vetriolo del direttore generale Giampaolo Rossi all'indirizzo di Corrado Augias: "Se la Rai è sopravvissuta all'addio di Baudo sopravviverà anche a quello di Augias".  Le sue parole, nel corso della sua audizione in commissione cultura, alla Camera, chiudono così le polemiche per il passaggio del giornalista a La7: "Ci occupiamo di 12mila dipendenti, non di salvaguardare il suo stipendio". Un passaggio anche sulle polemiche per gli ascolti bassi: "Dibattito surreale e strumentale". 

Le parole di Giampaolo Rossi

Corrado Augias ha lasciato la Rai per accasarsi a La7 dopo 60 anni all'interno del servizio pubblico. Quest'addio, che è stato materia di riflessioni soprattutto sulla carta stampa, per il direttore generale Giampaolo Rossi è parte di un processo naturale. Come ha spiegato nel corso della sua audizione in commissione cultura, alla Camera: "Il vero obiettivo non è salvaguardare lo stipendio di Augias, ma occuparsi dei 12mila dipendenti dell'azienda. Ci dobbiamo occupare di questo, non del narcisismo dei talenti che si trasferiscono altrove".

Dispiace molto che Augias abbia deciso di trasferirsi su La7. Ma nella storia della Rai ce ne sono stati molti di addii, a partire da quello di Pippo Baudo. E se la Rai è sopravvissuta all'addio di Baudo sopravviverà anche a quello di Augias. E dispiace che decisioni come questa, che sono state spesso dettate da scelte personali e anche economiche, siano state accompagnate da commenti spesso ideologici.

"Il calo di ascolti? Discorsi strumentali"

Rispetto al presunto calo di ascolti, sebbene sia recentissima la notizia della sospensione di Pino Insegno da L'Eredità, il direttore generale ha risposto: "Non possiamo giudicare i programmi dopo due puntate: gli ascolti si giudicano sulla base delle abitudini nel tempo e il tema vero è costruire l'abitudine alla fruizione. In generale su questo tema noto un dibattito surreale: qualche giorno fa un giornale titolava sul flop degli ascolti Rai ma negli stessi giorno un'altra testata scriveva della ‘Caporetto di Mediaset'. Trovo tutto questo surreale e strumentale". 

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