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La presa della Rai del governo Meloni preoccupa l’America: “A Hollywood timori a investire in Italia”

L’affare Rai arriva su Variety, tra i principali magazine di intrattenimento al mondo, che ripercorre i fatti delle ultime settimane, riportando voci dagli studios hollywoodiani dove, nonostante le rassicurazioni, si teme che il governo possa andare a toccare il tax credit per le produzioni italiane e internazionali che, negli ultimi mesi, ha dato una boccata d’aria al sistema.
A cura di Andrea Parrella
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"Quello che è successo in Rai è solo l'inizio", scrive Variety trattando il caso Rai, gli addi eccellenti di Fazio e Annunziata e il restyling del servizio pubblico televisivo ad opera del governo Meloni. La lottizzazione fa una traversata oceanica e arriva all'attenzione del giornale di spettacolo e intrattenimento americano tra i più noti, che ripercorre quanto accaduto nelle ultime settimane e lo fa con toni decisi. "Il primo ministro Giorgia Meloni – il cui partito Fratelli d'Italia ha radici neofasciste – sta scatenando il caos presso l'emittente statale RAI, provocando l'improvvisa uscita di diversi dirigenti e personaggi televisivi e provocando allarme nel settore cinematografico e televisivo del Paese", si legge su Variety, che parte dall'uscita di Carlo Fuortes e le sue dimissioni per impossibilità di proseguire nel lavoro, poi sostituito dal nuovo Ad Roberto Sergio descritto come "sostanzialmente bi-partisan, mentre il direttore generale è Giampaolo Rossi "noto per i suoi tweet controversi a supporto di Vladimir Putin, Donald Trump e il primo ministro ungherese di estrema destra Victor Orban".

Vicende ormai note qui in Italia, che è interessante capire come vengano percepite all'estero. Fazio, che viene riportato nella foto d'apertura insieme a Roberto Benigni (l'attore non c'entra, ma è senza dubbio uno dei personaggi italiani più noti oltreoceano) dice addio all'azienda, così come Lucia Annunziata e allora Variety, nell'articolo di Nick Vivarelli, si chiede quale possa essere l'impatto di questi cambiamenti sul sistema e l'industria dell'audiovisivo, che in Italia in questo momento beneficia dell'iniezione finanziaria fondamentale del tax credit del 40% per le produzioni nazionali e internazionali.

Sebbene nelle parole di Francesco Rutelli, il presidente di ANICA consultato da Variety, non si vedano all'orizzonte motivi di preoccupazione per un'eventuale discontinuità in questo senso, è una fonte del giornale a far sapere che negli studi di produzione di Hollywood ci sia un certo timore che il governo guidato da Meloni possa andare a intaccare lo stesso tax credit. Si legge infatti che "c'è una certa esitazione a pianificare progetti in Italia, nonostante pare non vi sia alcuna intenzione di andare a toccare un elemento che si è rivelato così cruciale nel dare ossigeno al sistema negli ultimi mesi.

Quel che è certo è che l'influenza culturale dell'attuale governo italiano che lo scorso settembre ha vinto a valanga, attratto dal messaggio della Meloni che mescola cristianesimo, patriottismo, sproloqui anti-immigrati e la sua opposizione a quella che lei ha definito “l'ideologia gender” e la “lobby LGBT ”, è destinato a riverberare nel tempo.

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