4.486 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Belve 2024

Emanuele Filiberto: “Amo mia moglie ma viviamo distanti, il tradimento si sposa con le nostre vite”

Emanuele Filiberto si racconta di fronte a Francesca Fagnani durante la puntata di Belve di martedì 3 ottobre. Dal rapporto con la moglie Clotilde Courau alla sua vita da imprenditore oggi. Fino al consumo di droghe: “Solo in certe circostanze, non sono mai stato dipendente”.
A cura di Stefania Rocco
4.486 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Emanuele Filiberto si racconta generosamente di fronte a Francesca Fagnani durante la puntata di Belve di martedì 3 ottobre. Dal rapporto con la moglie Clotilde Courou al consumo di droghe, fino alla sua attività da imprenditore oggi. “Non sono una belva. Lo divento quando attaccano mia moglie, le mie figlie e i miei cari”, è la prima frase pronunciata dal figlio di Vittorio Emanuele e Marina Doria. Un principe senza regno, circostanza della quale non si rammarica: “Se inizio a pensare ai se, alla possibilità della monarchia in Italia, non avrei più vissuto. Sicuramente ho vissuto meglio così. Quando si parla di reali, yutti pensano a soldi e castelli. Quello che mio padre ha fatto dopo il ’46 e nella sua vita, lo ha fatto lavorando esattamente come ho fatto io. Abbiamo ereditato ben poco, lo stato ha preso tutto quello che era nostro. Pensiamo al Quirinale. Nemmeno i gioielli sono mai stati restituiti e nemmeno mostrati. Facciamo un appello a ragionare. Quanto varranno quei gioielli? Non lo so. Bulgari nel 1980 li ha valutati per 6,7,8 milioni di euro. C’è chi dice 100, chi 300…Non è il valore materiale, è quello storico”.

Il consumo di droghe, Emanuele Filiberto: “Mai stato dipendente”

Dopo una battuta su Baudelaire, citato in una vecchia intervista, (“Pure lei con Baudelaire”, commenta Fagnani tornando con la mente alla gaffe di Rocco Casalino nel suo programma), Emanuele Filiberto si confessa a proposito del consumo di droghe: “Ho usato parecchie droghe, a quell’epoca andava molto la cocaina. La droga era una cosa di ricreazione. Non ne ho mai avuto bisogno per svegliarmi o andare a lavorare. Non ne sono stato dipendente. L’ho utilizzata in qualche occasione: in discoteca, a una cena, occasioni di questo tipo”. Oggi si descrive come un imprenditore: “Controllo varie aziende, sono un imprenditore. Parlo dei ristoranti ma sto anche creando un videogioco che sarà lanciato sul mercato americano. Si chiamerà Royaland”.

Il secondo posto a Sanremo: “Un’operazione marketing della Rai”

A proposito del contestatissimo secondo posto a Sanremo 2010, Emanuele Filiberto smentisce di avere mai parlato di brogli: “L'aveva scritto Feltri sul suo giornale ma non ci credevo. Sanremo è stata un’operazione marketing della Rai. Adesso c’è la prescrizione. Avevano chiesto la mia partecipazione a Sanremo perché era un anno debole per loro e serviva quel piccolo casino in più. Ce l’hanno chiesto e mi è piaciuta l’idea. Ha vinto Valerio Scanu ma la canzone migliore era quella di Marco Mengoni, arrivata terza”.

Il legame con Clotilde Courau e i tradimenti: “Ma ho amato solo lei”

Il principe ha ammesso di non considerare un valore la fedeltà, dal punto di vista fisico almeno: “Ci sono stati dei tradimenti, delle spiegazioni e dei perdoni arrivati subito o dopo un po’. Siamo sposati da 20 anni. Non abitiamo insieme. Lei vive a Parigi, io a Montecarlo e ci ritroviamo ogni volta che possiamo. Il tradimento è contemplato nello stile di vita che conduciamo. C’è un grandissimo amore tra di noi che è andato oltre i tradimenti. Potrei anche accettare dei tradimenti. Non vedo perché debba essere solo l’uomo a tradire. Se l’amore va al di là della scappatella, non ha senso rompere qualcosa di importante. Clotilde è la mia base, le figlie sono le mura e insieme abbiamo costruito la casa. Non è che ci siamo traditi tutta la vita, ma è successo. Non mi sono mai innamorato di un’altra, sono innamorato di mia moglie”. Infine, un riferimento alla morte di Dirk Hamer che ha ispirato la docu-serie Netflix Il principe:

Rispetto alla storia di Cavallo, che è una storia molto triste perché un giovane è morto, mio padre ha sempre voluto sapere la verità. Cadendo in acqua e sentendo i due spari, ha sempre pensato di essere il colpevole. Solo dopo in questa storia si è capito che c’era un’altra arma. Non difendo mio padre, sono il primo ad avere criticato certe scelte della mia famiglia come le leggi razziali. Sarei stato il primo a giudicarlo se fosse stato colpevole. Lui è stato giudicato in Francia ed è stato assolto da 12 giurati. Quindi basta con questa storia.

4.486 CONDIVISIONI
165 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views