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Corrado Augias a DiMartedì: “Mussolini ha fatto anche cose buone”, il botta e risposta con Floris: “E quali?”

Botta e risposta tra Giovanni Floris e Corrado Augias a DiMartedì. I giornalisti si trovano a parlare dell’operato di Mussolini, quando lo scrittore dichiara che il Duce “ha fatto anche delle cose buone”.
A cura di Ilaria Costabile
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Nella puntata di DiMartedì, il programma che Giovanni Floris conduce su La7, tra gli ospiti intervenuti durante la serata, per poter disquisire di attualità e non solo con il giornalista, c'è stato anche Corrado Augias. Tra loro c'è stato un botta e risposta, sempre rispettoso, su una questione molto delicata, ovvero le gesta di Mussolini che, secondo lo scrittore e giornalista, sarebbe stato artefice anche di qualcosa di buono.

Il botta e risposta tra Floris e Augias

A sentirla la frase "Mussolini ha fatto anche cose buone", sembra l'inizio di un discorso la cui conclusione sembra decretare, in maniera definitiva, le posizioni di chi quel pensiero lo ha pronunciato, ma quando gli interlocutori del dialogo sono due giornalisti le cose cambiano. Il discorso parte da Floris che parla di ciò che Mussolini "avrebbe fatto" e subito Augias lo corregge dicendo: "Calma Floris, Mussolini ha fatto delle cose buone, non è che avrebbe, le ha fatte"

La risposta del giornalista lascia piuttosto esterrefatto il padrone di casa di DiMartedì che, infatti, in modo un po' canzonatorio chiede subito: "Quali? I treni? La pianura pontina no? Neanche l'INPS, rimane poco". Augias, però, continua con la sua narrazione e infatti ritorna nuovamente sulla sua affermazione e ribadisce:

No, no ha fatto tante cose buone. Ha fatto l'Iri, ha fatto la miglior edilizia che abbiamo avuto nel Novecento, ha risanato con l'Iri le imprese che andavano in malora.

Floris, a questo punto interviene dicendo: "Il punto è il prezzo che si pagava per tutto questo". Ed era proprio qui che Augias voleva arrivare, il suo non era mai stato un tentativo di giustificare certe scelte politiche di Mussolini, ma di riconoscergliene alcune, sottolineando che, come in ogni regime, la privazione della libertà non può essere la moneta con cui si chiede ai cittadini di accettare le migliorie apportate dal governo in campo: "Esattamente, bravo, quella è la cosa. Si pagava con la rinuncia alla libertà, allora quelle cose buone avevano un costo altissimo". 

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