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Anthony Hopkins: “Non ero un bambino molto sveglio, ho capito che la mia insicurezza era un dono”

L’attore, ospite all’ultima puntata di Che Tempo Che Fa, si racconta a Fabio Fazio ripercorrendo la sua carriera, sin dagli inizi.
A cura di Andrea Parrella
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L'ultima puntata di Che Tempo Che Fa sulle reti Rai è nel segno di un grande ospite come Anthony Hopkins. L'attore, due volte premio Oscar, è stato protagonista dell'intervista con Fabio Fazio. Un incontro per ripercorrere gli anni di una carriera sontuosa, fatta di perseveranza e studio, quello che ancora oggi contrassegna il suo lavoro: "Posso arrivare a leggere un copione 200 volte, anche 500. La ragione per cui lo faccio è perché se te lo metti nel cervello e sei sufficientemente preparato, non sono uno psicologo ma sono fermamente convinto che il ruolo diventa parte di te. È un altro modo per definire il metodo Stanislavskij". 

Un impegno che è frutto anche di una modestia derivante dagli anni dell'infanzia, quando Hopkins rivela di aver capito qualcosa di fondamentale su di sé: "Da giovane non ero molto furbo e capace come studente, ma avevo un dono, mi resi conto che usando il dubbio, l'insicurezza, e la tua inferiorità, sfruttandola a tuo favore, capisci che ti può spingere in avanti". Hopkins spiega di aver avvertito una sensazione di riscatto dopo aver ricevuto una pagella negativa a scuola:

Promisi ai miei genitori che mi sarei riscattato. Quella cosa mi ha fatto scattare ciò per cui sono qui oggi, altrimenti non c'è altra spiegazione per la vita che ho avuto. Mi è capitato di conoscere molte persone simili a me, ad esempio Myke Tyson, una persona che ha subito grandi abusi in infanzia. Il suo allenatore lo aiutò a capire che doveva capitalizzare, sfruttare quella rabbia.

Secondo Hopkins "qualcun altro scrive il copione delle nostre vite. C'è qualche altra cosa dentro di noi, chiamatelo Dio o come volete, che scrive il nostro copione. Noi non siamo nemmeno per un minuto responsabilità di quello che facciamo. Ne sono profondamente convinto". Inevitabile un passaggio di Fazio sul suo ruolo ne Il Silenzio degli innocenti. Va in onda la celebre scena del Chianti e il conduttore chiede: "Quando invita degli amici a casa a cena sua, come reagiscono?". "Chiamano la polizia".

Nel suo futuro Hopkins ammette: "Non c'è un ruolo che avrei voluto interpretare e non ho fatto, forse Prospero della Tempesta di Shakespeare […] Più hai prove da superare quando interpreti un ruolo, meglio è, perché mi fa rimanere attivo sia fisicamente che mentalmente". Infine una considerazione sul suo successo:

Il successo mi piace. Forse sono troppo vecchio per festeggiare e fare party, ho fatto già tutte queste cose. Però mi sorprende svegliarmi e rendermi conto che mi facciano ancora lavorare. Però il successo è una cosa pericolosa, può farti impazzire, oppure riesci a navigarci e rimanere umile. È un pericolo, ma è anche un rimedio grande a potente in vita. Lo dico a tutti, dai ragazzini in su, di lavorare e divertirsi, ma alla fine rendersi conto che non ci sia nulla di importante, perché un giorno te ne vai. Divertiti oggi, perché la vita è preziosa: non sprecarla".

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