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Paul Haggis condannato a New York per stupro: risarcimento da 7.5 milioni di dollari

Il processo americano va diversamente rispetto quello italiano: il regista di “Crash” è ritenuto colpevole.
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Il regista premio Oscar Paul Haggis è stato condannato a New York per stupro. Il giudice ha deciso per un risarcimento record nei confronti della vittima, la publicist Haleigh Breest, che nel 2017 lo accusò di violenze avvenute quattro anni prima. La cifra stabilita dalla sentenza è pari a 7.5 milioni di dollari. Paul Haggis, regista di "Crash" e "Nella valle di Elah", è coinvolto in un processo anche in Italia, a Lecce, dove è stato prima agli arresti domiciliari e poi liberato su decisione del Tribunale del Riesame.

Il processo americano

Il processo americano si è svolto a Manhattan ed è durato due settimane. Le accuse contro di lui sono arrivate nei primi mesi del movimento #MeToo, subito dopo le accuse all'ex boss della Miramax, Harvey Weinstein. I fatti processuali emersi: Haggis invitò Haleigh Breest nel suo loft a Soho, costringendola al sesso orale e poi stuprandola. Il regista ha sempre sostenuto che il rapporto fosse consensuale. Nelle testimonianze, la donna ha dichiarato che non si era sentita di rifiutare l'invito perché travolta dalla popolarità di Haggis. La giuria ha stabilito un risarcimento di 7.5 milioni di dollari

Il processo italiano

Diversa la situazione riguardo il processo italiano. Dopo le accuse di violenze sessuali e la sentenza che lo ha costretto ai domiciliari, il Tribunale del Riesame di Lecce, lo scorso settembre, ha revocato le misure restrittive perché "non si può acriticamente ritenersi che la posizione" della ragazza di 29 anni che ha accusato il regista "sia scevra da intenti speculativi". E ancora: "Le numerose incongruenze e contraddizioni evidenziate, unitamente alla manifestata non indifferenza alla ricaduta economica della vicenda, non possono che far fortemente dubitare della genuinità del racconto della persona offesa". I fatti denunciati si sarebbero svolti tra il 12 e il 15 giugno a Ostuni, in un bed and breakfast dove il regista soggiornava per partecipare a un festival del cinema. Per il Tribunale del Riesame, la donna conosceva le intenzioni del regista e il suo corteggiamento era chiaro "al fine di incontrarlo e passare alcuni giorni in sua compagnia, probabilmente per instaurare una relazione personale, più che professionale, tanto che decide di condividere la medesima camera e, dunque, lo stesso letto".

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