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Opinioni

Il teorema di Andrea Giambruno: provoca in Tv, non si scusa e ci accusa di non aver capito

Il giornalista Mediaset è il meme perfetto dell’estate televisiva, con un menu che spazia da manciate di negazionismo del cambiamento climatico ad aggiunte di colpevolizzazione delle vittime di violenza. Ma il compagno di Giorgia Meloni è la sintesi di come funziona la Tv oggi, sempre alla ricerca della sponda social, di cui spesso resta vittima.
A cura di Andrea Parrella
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Se l'intenzione di Andrea Giambruno era quella di guadagnare prime pagine e centralità, la missione pare ampiamente compiuta. Con le parole del giornalista sulle violenze sessuali, tema al centro del dibattito pubblico più che mai dopo i fatti di Palermo e Caivano, il compagno della premier Giorgia Meloni aggiunge un altro tassello a quel prontuario di cose indicibili che ha inanellato in questa estate che volge al termine.

Gli highlights dell'estate televisiva del giornalista oscillano tra il sottostimare l'emergenza climatica – "il caldo non è poi una grande notizia", aveva detto lo scorso luglio – ad un commento di stampo patriarcale sullo stupro come "se eviti di ubriacarti, non incontri il lupo". Sminuire le evidenze scientifiche degli effetti del cambiamento climatico, spostare l'attenzione dai carnefici alle vittime: due argomentazioni relative a tematiche totalmente diverse tra loro, che convivono tuttavia in una visione complessiva della contemporaneità che pare molto cara alle destre, non solo quella italiana, su cui alcune sacche del comparto informativo delle reti Mediaset lavorano alacremente da anni, in maniera più o meno aggressiva.

A dimostrazione di quel detto che indica la toppa come una soluzione peggiore del buco, c'è la risposta alla polemica di Giambruno, che lui definisce "assurda". Una risposta rancorosa e carica di disappunto verso chiunque abbia alimentato la polemica stessa, colpevole di "essere in malafede o avere seri problemi di comprendonio". Non un accenno di scuse per una frase oggettivamente imbarazzante che qualsiasi persona sensibile alle dinamiche della comunicazione dovrebbe circoscrivere in fretta e furia e ridimensionare ad una sbavatura espressiva, una gaffe, aspettando che la bufera passi.

C'è invece normalizzazione, il messaggio chiaro di chi non smentisce quanto ha detto, ma anzi imputa agli altri di averlo frainteso, rivendicando di fatto il messaggio stesso e il suo sottotesto, che non va spiegato sia che si tratti delle parole sul cambiamento climatico, sia che si parli di quelle sulla violenza. Modi di vedere che ignorano totalmente la controparte in uno specifico dibattito, negano principi scientifici, additano le vittime e dispensano, di fatto, banalità su questioni cruciali, regalando frasi fatte con cui lo spettatore orfano di strumenti può cavarsela in una conversazione da bar.

Chiede di guardare tutta la puntata di Diario del giorno, Giambruno, per capire il senso delle sue parole, ma ciò che pare sfuggirgli, o che il giornalista finge di non vedere, è che il suo caso è la sintesi perfetta di quell'effetto crossmediale tra Tv e social che il piccolo schermo cerca costantemente per affermarsi ed esistere oltre il flusso della messa in onda. La frammentazione, la semplificazione dei messaggi, le frasi ad effetto, l'orizzonte di chiunque faccia Tv è un aggregato di questi elementi, che Giambruno sublima attraverso un rifiuto totale della complessità travestito da provocazione e accompagnato dall'atteggiamento di chi è convinto di dire ciò che tutti pensano e che pochi avrebbero il coraggio o la forza di dire.

Il teorema perfetto per assecondare, nonché alimentare, la possibile ignoranza di chi ascolta e che dalla televisione dovrebbe ricevere strumenti di comprensione, non opinioni sbilenche camuffate da informazione.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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