Il paradosso Franco Bragagna, la storica voce dell’atletica Rai non può più lavorare per le ferie da smaltire

Si era chiusa con un sobrio "c'est fini, è stato bello" l'avventura alle cronache sportive di Franco Bragagna. Erano le olimpiadi di Parigi del 2024, quando la voce dell'atletica Rai da decenni salutava gli spettatori nascondendo dietro la chiusura dei giochi la fine della "sua" maratona.
Una chiusura di carriera obbligata, varrebbe la pena dire, per sopraggiunti limiti d'età, nonostante Franco Bragagna desidererebbe il suo The Last Dance. E c'è chi in questa cosa ha deciso di sostenerlo. Nelle scorse ore è partita, infatti, una spontanea raccolta firme per convincere la Rai a consentirgli di raccontare i prossimi mondiali di atletica di Tokyo, in partenza il prossimo 13 settembre, con un affaccio sui giochi di Milano-Cortina del prossimo inverno.
Bragagna e la disponibilità a rinunciare alle sue ferie, Rai dice no
Ma Bragagna, attualmente, non è previsto ai microfoni Rai peri prossimi eventi, nonostante non sia ancora in pensione. Viene da chiedersi perché e la risposta è semplice: il giornalista, 66 anni, è forzatamente fermo ai box per ferie accumulate negli anni da smaltire. Per questa ragione la sua disponibilità a rinunciare alle ferie pur di svolgere le mansioni ordinarie non viene presa in considerazione dall'azienda. Verrebbe da dire che è tutto giusto, finanche corretto, se in altre occasioni la Rai non avesse deciso di comportarsi in modo diverso e fare delle eccezioni. È successo con Gigi Marzullo, che ha pubblicamente raccontato di aver rinunciato a 500 giorni di ferie pur di continuare a lavorare dopo la pensione, oppure con Riccardo Iacona che ha proseguito anche dopo la sopraggiunta pensione. Ancor più articolata la recentissima circostanza di Monica Maggioni, che ha dato le sue dimissioni come dipendente Rai ma continuerà a lavorare ai suoi programmi con un contratto di collaborazione esterna. Della serie: se una soluzione si vuole trovare, si trova. La petizione dà quindi voce a chi si chiede, legittimamente, se non sia sensato provare a trovarne una per consentire a una colonna della Rai, un pezzo di storia dell'azienda e dello sport italiano, di chiudere la carriera con questi ultimi due eventi.
Nella petizione nata spontaneamente, ci raccontano i familiari di Bragagna, si invoca un cambio di rotta da parte dell'azienda per lasciare ancora una volta spazio allo stile e i racconti del giornalista: "La sua assenza ai mondiali di atletica leggera di Tokyo rappresenterebbe una grande perdita per tutti noi appassionati. Non possiamo lasciare che una voce così importante e amata venga sostituita. Franco Bragagna rappresenta per molti di noi un punto di riferimento nel panorama sportivo televisivo italiano".
Le parole di Bragagna prima dell'ultima telecronaca a Parigi
Proprio in un'intervista a Fanpage realizzata negli ultimi giorni di olimpiade parigina, Bragagna ripercorreva la sua carriera alla vigilia di quel finale, descrivendo in tutta la sua riluttanza al volersi mettere al centro e definendo, in modo chirurgico, l'attaccamento a un'idea di cronaca di stampo classico, in contrasto con l'idolatria dell'immagine, l'ipotesi che un telecronista possa diventare anche un viso conosciuto: "La trovo una sgrammaticatura, sono una voce e non un volto. Il telecronista è chi racconta, con tutte le sfumature che contiene un cambio di voce o di frequenza. Come sempre quando accendi una telecamera vedi che c'è una perdita di naturalezza nella persona che deve fare cose che non avrebbe fatto, nella gioia e nel dispiacere. Io sono ancora legato a un ragionamento molto giornalistico: la cosa che emerge deve essere quella che fa notizia".