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Il caso Bova-Ceretti

Il Garante della privacy apre un’indagine sulla diffusione degli audio di Raoul Bova con Martina Ceretti

Il Garante della privacy ha aperto un’istruttoria in seguito alla diffusione di audio e chat private delle conversazioni di Raoul Bova con Martina Ceretti senza il suo consenso. Era stato lo stesso attore a rivolgersi all’Autorità chiedendo di “bloccare la diffusione di un contenuto personale”.
A cura di Elisabetta Murina
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Nuovi sviluppi nel caso Raoul Bova- Martina Ceretti. Il Garante della privacy ha aperto un'istruttoria in seguito alla diffusione di audio e chat private dell'attore senza il suo consenso. Il materiale in questione fa riferimento alle conversazioni con la modella 23enne, portate alla luce da Fabrizio Corona in un episodio di Falsissimo. Lo scopo della procedura è accertare eventuali violazioni della privacy e delle regole deontologiche dei giornalisti. Era stato Bova stesso a rivolgersi all'Autorità, come aveva spiegato il suo avvocato Annamaria Bernardini de Pace, depositando un reclamo formale per bloccare la "diffusione illecita, strumentalizzazione e ridicolizzazione di un contenuto personale".

Il Garante apre un'indagine sul caso Bova-Ceretti

Il Garante dalla privacy ha aperto un'istruttoria sul caso Raoul Bova, dopo che alcuni audio o estratti di conversazioni private dell'attore con Martina Ceretti erano stati resi pubblici senza il suo consenso. Non soltanto: i contenuti in questioni sarebbero stati anche successivamente rilanciati sui social con post e video, spesso con fine ironico o denigratorio, rendendo Bova un potenziale bersaglio di giudizi e derisione. L'Autorità ha poi emesso un avvertimento nei confronti di tutti i potenziali utilizzatori dell'audio o di estratti dalle conversazioni in questione, ribadendo che potrebbero essere presi dei provvedimenti in merito, anche di natura sanzionatoria.

La richiesta dell'attore al Garante della Privacy

Come aveva spiegato il suo avvocato (ed ex suocera) Annamaria Bernardini de Pace, era stato lo stesso Bova a voler fare ricorso al Garante della privacy. L'obbiettivo era quello di bloccare la "diffusione illecita, strumentalizzazione e ridicolizzazione di un contenuto personale e riservato". La mossa, come aveva spiegato il quotidiano La Stampa, sarebbe rivolta a una serie di colossi, "Fabrizio Corona, Meta, Google, YouTube, TikTok, X, Ryanair, SSC Napoli e Torino FC", che avrebbero diffuso su motori di ricerca e social le conversazioni dell'attore con Ceretti (integrali o solamente una parte) a sua insaputa.

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