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Un Professore 2, Alice Lupparelli: “Viola pensa di non meritare l’amore di Rayan, ma non riesce a rinunciarci”

Alice Lupparelli è Viola in Un Professore 2. La giovanissima attrice si racconta parlando della sua passione per la recitazione e svela alcune sfaccettature del suo personaggio: “Viola finalmente riesce a sciogliersi”.
A cura di Ilaria Costabile
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Alice Lupparelli è giovanissima, l'11 marzo compirà 23 anni, e ha conquistato il suo primo ruolo importante nella fiction di Rai1 Un Professore 2 dove interpreta Viola, una ragazza che in seguito ad un incidente è rimasta paralizzata. Catapultata in questa nuova vita, appena 17enne, si trova a dover fare i conti con la paura di essere vista con pietà piuttosto che con amore, si chiuderà in se stessa, ma sarà proprio guardando gli altri e fidandosi, che riuscirà nuovamente ad aprire il suo cuore. Un merito speciale lo avrà anche Rayan (Khadim Faye ndr.), che le insegnerà a guardare il mondo da un'altra prospettiva. Alice racconta che fare l'attrice le consente di entrare e uscire da emozioni che non potrebbe mai provare: "Ogni volta è quasi uno studio antropologico, ed è la cosa che mi piace di più di questo lavoro". 

Cosa dobbiamo aspettarci da questa puntata finale?

In realtà le sorprese più belle credo ci siano già state. Vedrete una Viola diversa, addolcita, finalmente in pace con gli altri.

Quello di Viola è stato il tuo primo ruolo. Personaggio piuttosto difficile, sfaccettato, come ti sei preparata ad affrontarlo?

Non è stato un ruolo semplice e ne ho avvertito anche la responsabilità. Per questo motivo ho fatto incontri con diverse associazioni che mi hanno aiutato a capire le fasi che vive chi va incontro ad una disabilità, come ci si approccia ad una condizione così delicata. Senza contare che Viola è una adolescente, vive un periodo della sua vita in cui i problemi non mancano. Poi, certo, ho dovuto studiare anche come muovermi su una sedia a rotelle, prima di andare sul set.

Aver interpretato una ragazza con una disabilità, ti ha fatto riflettere sulle cose che magari hai dato per scontate nella tua vita finora?

La cosa che più mi attrae dell'essere un'attrice è poter osservare le cose da punti di vista che non appartengono alla mia vita di sempre. Calarmi in situazioni diverse, mi aiuta a comprendere tanto dell'essere umano, è un vero e proprio studio antropologico che si innesca ogni volta. Quindi sì, non ho potuto fare a meno di pensarci.

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In che modo il personaggio di Viola ti ha segnata?

Non so dirti in che modo, però mi è successa una cosa particolare. Tuttora mi rendo conto che ci sono alcune notti in cui sogno di stare sulla sedia a rotelle e di essere lei. Non mi sono liberata della sua persona, nonostante le riprese siano finite da un bel po' e credo che per ogni personaggio che si interpreta rimanga qualcosa.

Viola è senza dubbio una ragazza piena di sfaccettature, costretta dalla vita ad affrontare una sfida difficile. Però, dal suo atteggiamento, trapela la convinzione che lei non pensi di meritare amore. Perché?

Viola desidera profondamente essere indipendente, vedere che tutti vanno in suo soccorso le provoca una reazione di rifiuto, perché accettare l'aiuto degli altri lo percepisce come un segno di debolezza. Meritare amore ed essere accudita sono due cose completamente diverse, ma lei tende a confonderle. In realtà, pensa di non meritare amore perché è lei per prima a non accettarsi, dovrebbe conquistare la stima in se stessa, per poi capire che merita il suo amore, l'affetto del padre, del nuovo fratello e poi di Rayan, che è l'amore romantico.

A proposito di Rayan, cosa teme di più dell'interesse nei suoi confronti?

Ha paura che sia solo qualcuno che voglia aiutarla e non amarla per quello che è. C'è sempre il timore che accettare la vicinanza significhi essere debole, quindi scatta il rifiuto. Però si rende conto che non riesce a farne a meno, ed è bello vederla sciogliersi, finalmente.

Dopo tanta diffidenza, alla fine si avvicinano. 

Viola diventa consapevole del fatto che non è l'unica ad avere dei problemi da affrontare e che tutti, a modo loro, hanno delle difficoltà. Questo le consente di andare oltre la sua persona e riesce a vedere che una persona come Rayan, che tende a vivere con leggerezza, riesce anche a regalarle un sorriso.

Alice Lupparelli e Khadim Faye
Alice Lupparelli e Khadim Faye

Invece con il padre Viola ha un rapporto conflittuale. In qualche modo lei lo incolpa della sua condizione o ce l'ha con lui perché continua a cercare soluzioni anche quando non ce ne sono?

Credo sia per la ricerca di soluzioni, non si sente accettata pienamente. Il padre dovrebbe dirle "mi vai bene così come sei" e lei ritiene che questo lui non l'abbia mai fatto con convinzione, in più la sua ricerca di soluzioni è sempre materiale, legata a tutto ciò che può risolvere sborsando dei soldi, piuttosto che con una manifestazione d'affetto. Nonostante questo, però, vuole bene a suo padre e spesso i suoi sono anche capricci inconsci.

Quando hai capito di voler fare l'attrice?

Il tutto risale più o meno a tre anni fa, dopo il liceo e la maturità non avevo le idee chiare su cosa avrei fatto, però sono sempre stata convinta del fatto che se non fosse stato qualcosa che mi avesse coinvolta al 100% non ci avrei investito. Poi, un po' per caso, ho fatto un seminario e durante questo percorso ho trovato quello che stavo cercando da una vita. Ho fatto il provino per il Centro Sperimentale, è andata bene e da lì ho iniziato a studiare.

Qual è l'emozione che non vedi l'ora di riprovare una volta sul set?

La possibilità di estraniarsi dalla vita reale e vivere una vita che non è la tua, sentire che ti appartiene, conferisce una sensazione di soddisfazione totale. Riuscire ad immergersi talmente tanto da dimenticare che c'è Alice. Da una parte è pericoloso, dall'altra è bello.

"Dimenticare che c'è Alice". Com'è Alice? 

È una cosa a cui non so mai rispondere e forse anche per questo faccio questo lavoro, perché non devo definirmi e ho la possibilità di essere un po’ tutto. Alice, è una persona sensibile, riservata, un po’ timida, infatti fare l’attrice mi aiuta a rompere questa barriera che ho tra me e il mondo. E poi sognatrice, tanto, troppo.

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Tornando a Viola, l'incontro con Dante la aiuta a sbloccarsi. Come mai si è fidata di lui?

È comunque un po' ostile anche nei confronti degli adulti, ma Dante lo vede alla pari. Poi hanno un ironia molto simile, lei è lo è in maniera pungente e anche lui, forse anche questa cosa la avvicina, la convince.

Ti è capitato di aver avuto bisogno di essere spronata da qualcuno per superare le tue paure?

Certamente, anche se tendo molto a cavarmela da sola. Ma quelle volte in cui mi sono concessa di chiedere aiuto, mi sono resa conto che è fondamentale, ed è una scoperta, c'è sempre qualcuno pronto a darti una mano tra chi ti vuole bene davvero.

Cosa rende Un Professore una fiction di successo secondo te?

Può arrivare a tutti i target d’età, ed è molto importante. I personaggi sono scritti per inglobare quante più sfaccettature umane possibili, quindi c’è la possibilità di immedesimarsi e vedere quelle tematiche affrontate sullo schermo. Inoltre c'è anche la visione di una scuola diversa, una scuola di vita, non da libro.

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Quando Viola scopre di avere un fratello si sente tradita.

Sì, l'ha vista come una presa in giro da parte del padre perché è convinta che lui lo sapesse e non glielo avesse tenuto nascosto. La cosa più difficile per Viola è stata accettare di avere un fratello che ha tutto quello che lei non ha in quel momento e quindi scatta in lei una sorta di rivalità. Teme che il padre possa amare più lui che lei, o che possa sostituirla. Però, poi, prende confidenza con Manuel, si comprendono e si vede che sono fratelli perché la testardaggine è la stessa.

Dopo Un Professore 2 ti vedremo da qualche altra parte?

Ho appena finito di girare un’altra serie che uscirà su Netflix, Adorazione, ma ancora non so quando.

Sul set hai avuto modo di confrontarti con attori d'esperienza, cosa hai imparato?

Quando sono accanto a queste figure, decido un po’ egoisticamente di fare la spugna e apprendere tutto quello che vedo, per capire cosa può funzionare per me o meno, ognuno può essere un po’ un piccolo punto di riferimento. Sto imparando a vivere il set con più leggerezza, perché sono un po' ansiosa, ma il bello di questo lavoro è proprio che alla fine è un gioco.

Cos'è che ti ha messo maggiormente ansia?

Sono un po’ timida, sfido continuamente me stessa facendo questo lavoro, perché finisci col stare al centro dell'attenzione sempre. Il mio primo ciak ero terrorizzata, mi tremavano le mani. Ogni volta che sento "azione" c'è sempre un po' ansietta, anche se è tutto il giorno che stiamo girando, ti metti nudo di fronte al giudizio degli altri, ti rendi vulnerabile, ma è una cosa che voglio imparare ad affrontare.

A proposito del giudizio degli altri, ora che hai preso parte ad una fiction di successo e quindi sei riconoscibile, è cambiato anche il tuo modo di usare i social?

Cambiato no, li utilizzo come e quanto lo usavo prima. Ora mi fa molto piacere ricevere messaggi, vedere le persone che si sono affezionate alla serie che sono felici e te lo dicono.

Hai detto di essere timida, ci sono persone che sui social riescono ad esprimersi anche meglio, a te è successo?

Non ho mai riflettuto. Quando mi va di condividere qualcosa, perché penso sia una bella foto, un bel momento, pubblico senza problemi. Mi piace condividere quello che faccio, senza esagerare, non mi piace stare attaccata al telefono, anzi, spesso lo dimentico per giorni.

E qualora dovesse scoppiarti tra le mani una certa popolarità, hai paura di non riuscire a gestirla?

Sì, questo mi spaventa moltissimo. Ho parlato con alcuni ragazzi a cui è successo e vedere come viene compromessa anche la vita quotidiana, mi terrorizza. Preferisco non farmi vedere, non stare al centro dell’attenzione, quindi in quel caso sarebbe difficile da evitare, se dovesse essere mi abituerò.

C'è qualcosa che ti speri di non perdere mai nella tua crescita professionale?

Avendo interrotto il percorso scolastico, la mia scuola è diventata il set, e potendomi rivedere posso avere un occhio magari oggettivo sulla recitazione, l’obiettivo è migliorare, continuare ad imparare, anche nell’incontro con altri attori non si smette mai. È un’arte talmente relativa e soggettiva che c’è sempre qualcosa da apprendere.

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