Sarah Castellana: “A Champions Night ci divertiamo. Nicola Savino è il mio maestro, l’amore con Heurtaux iniziò in segreto”

È la voce e il volto della Champions Night su TV8, accompagna le notti magiche del calcio europeo insieme a Leo Di Bello e alla Gialappa's Band. Ma Sarah Castellana è molto più di una conduttrice e giornalista televisiva: è una donna che ha costruito la sua professione lavorando per cinque network in dieci anni, ha trovato l'amore in uno storico difensore francese della Serie A e ha trasformato il ricordo del padre farmacista in un'impresa imprenditoriale.
Da Palermo a Milano, da Udine a Sky, passando per la Turchia e la Slovacchia al seguito del marito Thomas Heurtaux. Una vita in movimento, scandita dalla passione per il calcio ereditata dal papà, dalla professionalità costruita passo dopo passo e dall'amore per una famiglia che oggi include Kyle Gabriel, sei anni, che sogna già di diventare calciatore. "E la prima cosa che mi ha detto è che vuole che un giorno lo intervisti io", racconta Sarah in una lunga intervista a Fanpage.it. Il suo grande maestro d'intrattenimento: "Nicola Savino. A Quello che il calcio mi disse: "Tu devi stare tranquilla, devi essere autentica, essere te stessa, non fingerti diversa da quella che sei. Perché questo a lungo andare paga". È il più grande insegnamento, me lo ripeto sempre prima di andare in onda".
Sarah, partiamo dalla strettissima attualità. Sei tornata in Sicilia.
Sono tornata nella terra sicula, nella mia Sicilia. Non per vacanza però. Sono tornata perché ho lavorato alla presentazione di Pippo Inzaghi al Palermo.
Partiamo proprio da qui: il tuo rapporto con Palermo e cosa ti aspetti da Inzaghi?
Ti dico tutto. Ho accettato lo scorso settembre di ritornare a lavorare a Palermo perché ho iniziato qui, sono legata a questa città. Mi ha fatto subito piacere, nonostante la categoria – non ho guardato veramente nulla, nonostante facessi anche la Champions. Sarei stata felicissima anche se avessimo giocato in Serie D. Quando City Group mi ha chiamato per fare gli approfondimenti sul Palermo, ho detto subito di sì. Adesso ci sono tante aspettative dopo la delusione per la mancata Serie A, lo scorso anno.
Sei anche tifosa del Palermo?
Sono tifosa solo del Palermo. Da giornalista sportiva sono appassionata di calcio e sport, ma non tifo per nessuna squadra in particolare. Tifo il Palermo perché è la squadra della mia città. Andavo allo stadio in curva, poi in tribuna con mio papà.

Tuo padre che è stato presidente di una squadra di calcio locale.
Mi sono appassionata al calcio grazie a lui. Vengo da una famiglia di farmacisti, tutti farmacisti. L'unico momento che avevo per stare con mio papà era andare allo stadio. Non è che all'inizio mi piaceva il calcio – ci andavo per stare con lui. Papà aveva l’abbonamento in tribuna. La domenica andavo con lui e da lì è nata questa passione.
È stato semplice dire a tuo padre che volevi fare la giornalista sportiva e non la farmacista?
Diciamo di sì. Se fosse stato qualsiasi altro lavoro, probabilmente non sarebbe stato contentissimo, visto che avevamo una farmacia, tutto già apparecchiato. Volevo camminare con le mie gambe.
Tuo padre ce l’ha fatta a vedere i tuoi traguardi più importanti?
Papà ce l'ha fatta a vedermi realizzata – non mi ha vista a Sky, però ha visto il mio percorso fatto con professionalità. Ce l'ho sempre messa tutta, anche quando ero all'inizio.
In dieci anni hai cambiato già cinque network. Che cosa ti ha insegnato questa esperienza?
Ho iniziato qui a Palermo, in provincia. In 6-8 mesi mi sono ritrovata a fare cose importanti a livello provinciale, poi in Sicilia. Ma ai tempi non c'erano tante giornaliste donne, quindi avevo capito che stavo raggiungendo certi passi senza meritarli completamente – era per mancanza di altre donne. Aspiravo a fare davvero questa professione, quindi da sola ho deciso di andare a Milano per imparare il mestiere. Quella è stata la mia forza: ripartire sempre da zero. Da Milano sono andata a Udine per Udinese Channel.
Parliamo di Sportitalia. Di recente il patron, Michele Criscitiello, ha fatto discutere per le sue dichiarazioni sulle giornaliste sportive. Che ricordo hai di lui?
Posso solo ringraziare Sportitalia e Michele Criscitiello perché mi ha dato la prima possibilità a livello nazionale. Non sono una che sputa nel piatto dove ha mangiato. Ci sono tante persone che sono passate da SportItalia e poi ne parlano male – io non sono tra quelle, nonostante ritenga che alcune dichiarazioni possano essere state fuori luogo. Ero e sono abituata a far parlare il campo. Sapevo che Sportitalia predilige anche le belle ragazze, perché da che mondo è mondo belle ragazze e sport vanno d'accordo – non solo a Sportitalia. Però volevo imparare il mestiere. Ci sono rimasta tre mesi, è stata una grande palestra: ho imparato a scrivere servizi, montarli da sola, fare telegiornali. Con me c’era a Marco Russo (giornalista Dazn, anche lui di Palermo, ndr), abbiamo vinto un concorso per uno stage di tre mesi. È stato un trampolino di lancio. Poi c'è chi si accontenta di fare solo quella cosa, senza unire preparazione e studio. Io sapevo che dovevo ancora lavorare molto, avevo solo vent'anni.
Arriviamo a Champions Night. È stata una stagione straordinaria. Raccontami come si vive dall’interno questa avventura.
È stata una stagione lunga ed entusiasmante. Condurre la Champions con Leo Di Bello è stato un altro piccolo desiderio avverato – non me l'aspettavo. A Sky ho sempre fatto calciomercato dal 2022. Quando il direttore mi ha chiamato una sera alle 23, durante il turno, per dirmi "Sarah, quest'anno conduci la Champions con Leo Di Bello", puoi immaginare quanto sia stata onorata. È stata una Champions entusiasmante e inaspettata, questo ci ha aiutato nel racconto. Il fatto di aver avuto l'Inter in finale è stato d'aiuto. Lo stile della trasmissione è esattamente ciò in cui mi rivedo – sempre quel taglio stile "Quelli che il calcio", dove mi ero trovata molto bene.

La trasmissione contiene tantissime perle di comicità, nonostante si parli di calcio.
Diamo un taglio diverso: restiamo giornalisti Sky, raccontiamo il calcio con competenza e imparzialità, ma sappiamo che il nostro pubblico vuole meno tecnicismi e vuole divertirsi. La Gialappa's è stata fondamentale, così come Max Giusti che per noi, dall’anno prossimo, è una grande perdita.
Come ti trovi con la Gialappa's Band?
Sono stati molto divertenti, soprattutto nei momenti che non sono andati in onda. Come già mi era capitato a "Quelli che il calcio" – quello che combinavamo nei fuori onda erano cose super divertenti. I momenti in cui guardavamo insieme le partite nella Green Room non li scorderemo mai.
Prima hai parlato di Max Giusti, forse lo sketch nelle vesti di Pardo dove parla della “morte di Elisabetta” resterà per sempre nella memoria di chi ama il programma. E non solo.
La cosa incredibile della "morte di Elisabetta" è che la gente ci credeva davvero! Erano tutti convinti che esistesse questa Elisabetta. Stefano De Grandis ha dovuto dare spiegazioni a casa.

Ricordo ancora le risate fino alle lacrime di Walter Zenga.
Walter Zenga è il migliore di tutti come spalla. Ha dimostrato di saper stare in questo mondo. Riesce a parlare con competenza di calcio ma essere un'ottima spalla per l'intrattenimento. Ha bisogno solo di uno sguardo per capire se dobbiamo prendere tempo o andare veloci.
Passiamo alla vita privata. Ti dico subito: Thomas Heurtaux è stato per anni la colonna del mio fantacalcio…
L'ho acquistato anch'io in consapevolezza l'anno del suo arrivo! Costava pochissimo, andava via sempre a uno-due. Era una garanzia del 6.5. A parte gli scherzi, Udine mi ha cambiato la vita in tutti i sensi. È stato il passo da gigante – lasciare Palermo, poi Milano, poi Udine. Lì ho trovato l'amore, la persona con cui sto ancora adesso. Non è scontato nel mondo di oggi. Siamo insieme dal 2013, abbiamo un bambino bellissimo.
Come vi siete innamorati?
L'amore è scattato con un colpo di fulmine dopo la prima intervista. Ci siamo messi insieme dopo qualche mese, di nascosto, senza dire niente a nessuno per 6-8 mesi. Lo sapevano solo il presidente Pozzo, l'allenatore e noi. Non volevamo che si sapesse – io lavoravo per l'Udinese, non volevamo malumori dai tifosi. Dopo la salvezza abbiamo comunicato la relazione. Nessuno avrebbe mai scommesso un euro su di noi, eppure siamo ancora qui. Sono orgogliosa del nostro amore, della serietà con cui facciamo le cose.
Thomas ora di cosa si occupa?
Ha commentato gli Europei e la Ligue 1 su Sky. Ma non è questo il suo primo lavoro. È tra quei calciatori lungimiranti che hanno iniziato a fare imprenditoria prima di finire la carriera. Ha una società di auto di lusso in Francia, avviata prima ancora di arrivare a Udine. Sono orgogliosa di questo perché ha saputo prevenire. Sento molti ex calciatori che a fine carriera fanno fatica perché non arrivano pronti. Bisogna avere tanta testa e saper scegliere le compagnie giuste.

Il piccolo Kyle, vostro figlio, sa che papà è un ex calciatore e mamma una giornalista?
Certo. Ha sei anni, deve farne ancora sette. Gioca a calcio, è appassionato, vuole fare il calciatore da grande. Nonostante noi non spingiamo – sappiamo i sacrifici, il fatto che i ragazzini vanno via da casa presto e non siamo tanto per questa opzione – non ci opponiamo. Se dovesse avere talento, non saremo noi a mettere i bastoni tra le ruote. La prima cosa che mi ha detto è: "Mamma, la cosa che voglio di più è che un giorno mi intervisti". Spero di non essere troppo vecchia per farlo! Sarebbe fantastico.
Anche se è presto, si capisce già che ruolo potrebbe fare?
Per ora fa l'esterno, ma qualche caratteristica del papà ce l’ha: gli piace fare le scivolate.
Come ti vedi nel prossimo futuro?
Sono una persona riflessiva ma non mi pongo limiti né rifletto troppo sul futuro. Non faccio mai grandi progetti. Sono felicissima a Sky – era il mio sogno assoluto. Spero di continuare ad affermarmi in Sky Sport, di fare ancora cose con TV8. Il programma è andato talmente bene che non dovrebbero esserci motivi per cambiare. Io non mi accontento di quello che ottengo, ma bisogna apprezzare quello che si ottiene passo dopo passo. Quando ero più ragazzina volevo fagocitare tutto, oggi sono contenta e lavoro per ottenere sempre di più. Voglio fare il mio lavoro con la stessa passione e leggerezza. È fondamentale che noi giornalisti ricordiamo che il calcio è importante per noi italiani, ma deve essere raccontato con leggerezza.
Un'ultima cosa che non ti ho chiesto: oltre al giornalismo, hai altre passioni?
Non l'ho mai detto: sono tante cose – giornalista, presentatrice, moglie, mamma. E sono anche un’imprenditrice. Mi sono fermata 2-3 anni non per la maternità, ma perché ho seguito mio marito. Abbiamo vissuto in Turchia, in Slovacchia, c'era la pandemia. Il bambino aveva un mese quando siamo andati in Turchia – aveva poco senso stare lontani. In quegli anni non mi sono fermata del tutto e ho collaborato per un periodo con il Corriere della Sera. Durante la pandemia ho pensato a una cosa: ho sempre usato creme galeniche che mi faceva mio papà. Quando è mancato, mi sono ritrovata senza crema – non ne avevo mai comprata una in vita mia. Con mamma e mio fratello, tutti farmacisti, abbiamo trovato la ricetta di papà e sviluppato la prima crema.
E come è andata?
Il mercato era saturo – perché dovrebbero comprare la mia crema?, mi chiedevo. Allora ho inventato creme per il viso in monodose di carta. Si chiama KEYD: scatole di carta, bustine che non si strappano ma si piegano, perfette per viaggi, palestra. Hanno un packaging diverso, non in plastica o vetro. Insomma, faccio più lavori – non so se li faccio tutti bene, ma faccio più cose (sorride, ndr).
Un consiglio che ti ha segnato particolarmente? Una lezione che porterai con te per la vita?
C’è stata una cosa fondamentale quest’anno: rincontrare Nicola Savino in Champions Night dopo "Quelli che il calcio" che ho fatto per tre anni. Ero piccola allora, poca consapevolezza, poco mestiere. Ci siamo ritrovati con maturità diversa. A "Quelli che il calcio" mi disse: "Tu devi stare tranquilla, devi essere autentica, essere te stessa, non fingerti diversa da quella che sei. Perché questo a lungo andare paga". Era il 2016, non lo dimenticherò mai. È il più grande insegnamento, me lo ripeto sempre prima di andare in onda. Per me è stato un grande maestro.