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Riccardo Cresci: “La tv insegni a prenderci cura del nostro Pianeta, nessuno va lasciato indietro”

Riccardo Cresci collabora con Rai Pubblica Utilità e Rai Meteo al progetto di arrivare con il tema dell’ambiente e della sostenibilità ad un pubblico più ampio possibile. A Fanpage.it racconta l’entusiasmo di questa sfida che si fa spazio sulla tv pubblica. “Per fortuna c’è voglia di sperimentare. La tv continui in questo senso: cercando la novità nel segno della tradizione”.
A cura di Giulia Turco
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Parlare di ambiente e sostenibilità, insegnare ai più piccoli a prendersi cura del nostro Pianeta, raccontare storie di inclusione che possano insegnarci a non lasciare indietro nessuno. Obiettivi che la tv pubblica si è prefissata di raggiungere e che, nonostante una contro tendenza della tv generalista, sta conquistando a pieno. Merito della volontà di sperimentare tramite volti giovani che lanciano messaggi positivi sul futuro, con una comunicazione semplice e diretta. Ne è un esempio "Italian Green – Viaggio nell'Italia sostenibile”, il programma in onda ogni sabato mattina alle 10.10 su Rai 2.

Ideato da Gianluigi Polisena, il format vanta un team di giovani conduttori. Mario Acampa, Noemi David e Marco Martinelli ci portano per mano alla scoperta di un Paese sostenibile, insieme a Riccardo Cresci, ex volto di Sky Meteo24, che dal 2019 collabora con Rai Pubblica Utilità e Rai Meteo. In collaborazione con Rai Kids su Rai Gulp si occupa di divulgazione scientifica per i ragazzi con Green Meteo (venerdì alle 20:10) e Meteo Spazio (martedì alle 16:40). La domenica mattina su Rai 3 è inviato per "O anche no" condotto da Paola Severini Melograni.

Italian Green racconta il “sogno” concreto di un futuro sostenibile, in cui sappiamo prenderci cura del nostro Pianeta. La conduzione vanta una squadra di giovani e giovanissimi e penso non sia un caso…

È un progetto al quale tengo moltissimo, che ha l’obiettivo di sensibilizzare e guidare chiunque verso comportamenti responsabili per il nostro Pianeta in linea con l’agenda di obiettivi per il 2030. Si parla del cambiamento climatico in atto, ma anche di sostenibilità e degli esempi virtuosi che vanta il nostro Paese. Questa nuova edizione prevede 12 puntate e proseguirà fino alla fine di marzo. È una grande responsabilità.

Possiamo dire che i giovani sono i vostri principali interlocutori?

I giovani sono i cittadini del futuro e il segnale positivo è che sono molto più attenti alla tematica Green rispetto alle generazioni passate. Cerchiamo di arrivare a tutte le fasce di età. Credo che sia importante scuotere le coscienze già dalla scuola dell’infanzia e insegnare ai più piccoli che dobbiamo essere amici del nostro pianeta. In questo senso, è importante che nessuno venga lasciato indietro.

Nell’era dei reality, dei programmi dai toni gridati, il vostro è un contenitore innovativo, una vera e propria sfida. Qual è la formula vincente per conciliare questi temi alle esigenze della tv generalista?

Alla base c’è una tematica forte, l’ambiente genera numerosissimi dibattiti in tutto il mondo. Sicuramente poi gioca un ruolo importante l’entusiasmo con il quale li trattiamo. Non è vero che l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa: è leader in quanto a sostenibilità ambientale e le dimostrano le storie di aziende che raccontiamo. Infine, c’è l’uso di un linguaggio semplice, diretto, immediato e soprattutto positivo.

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Il format sembra far parte di un disegno che sta regalando nuova luce a Rai 2. Penso ad esempio all’intrattenimento di Alessia Marcuzzi in prima serata, o alla rassegna stampa del mattino di Fiorello.

È sicuramente parte di questo progetto. Tra l’altro, Alessia Marcuzzi e Fiorello sono due personaggi che ho nel cuore, due modelli di riferimento importanti. Credo che abbiano davvero dato nuovo colore alla rete e non potrei essere più felice di farne parte. Entrambi sono brillanti, perbene, educati. Non hanno mai perso la loro verve.

Nel modo di fare tv, prendi ad esempio i modelli del passato, penso ai pilastri del mestiere, o quelli contemporanei?

Nel 2023 guardare ai social è inevitabile e mi piace l’idea di lasciarmi ispirare dai nuovi talenti, ma credo che non possa esserci un futuro valido se non c’è una tradizione solida alle spalle. Ho conosciuto tanti personaggi di classe in questo senso, primo fra tutti il mio mito per eccellenza, che è Corrado Mantoni. Lo ricordo sempre perché ha fatto la storia della tv e per me il suo modo elegante di fare televisione sarà sempre di esempio.

A proposito di Corrado. In un’intervista hai parlato dei suoi eredi, ma ti sei “dimenticato” di Claudio Lippi, che sui social non ha perso tempo a sottolinearlo…

In realtà non mi sono dimenticato! In un’intervista ho citato Marco Liorni e Alessandro Greco, ma anche Claudio Lippi come erede di Corrado. Fu proprio lui stesso a definirlo così. Nella trascrizione il suo nome è stato tralasciato e lui si è molto dispiaciuto, ma non è stata affatto una mia svista. Anzi, colgo la palla al balzo per ricordare che è un grande esempio. Ha fatto la storia della tv e mi auguro che possa tornare alla guida di un programma, chissà, magari anche insieme.

Da “fuori” la tv sembra abbia una costante tendenza a respingere la novità, forse la paura di sondare terreni inesplorati. È così?

Devo dire che in Rai c’è una grande voglia di creare, di sperimentare e mi auguro che la rete continui ad investire anche sui nuovi volti, oltre che sulle colonne portanti del mestiere. Penso ad esempio a Mara Venier e al suo salotto della domenica. Sono i nostri fari. Nessuno deve essere sostituito, anzi: che possano i grandi essere i fautori del cambiamento per le nuove generazioni. Credo che la chiave stia proprio nella continuità tra innovazione e tradizione. Il passato ci può insegnare ad arricchire il futuro.

Avresti mai pensato di occuparti di ambiente, all’inizio?

In realtà no, da piccolo guardavo Il pranzo è servito di Corrado ed è così che mi sono innamorato di questo mestiere. Sono arrivato ad occuparmi di meteo, poi di ambiente e di temi come la disabilità e l’inclusione. "O anche no" condotto da Paola Severini Melograni, ad esempio, è un programma che mi ha insegnato ad ascoltare gli altri al di là dei loro limiti. Non avrei mai pensato che la vita potesse portarmi questo.

Tra l’altro su Rai Gulp sei arrivato anche ai più piccoli. Come si intercettano la loro generazione su questi temi?

Sono entrato nel loro mondo in punta di piedi. Il mio essere un “eterno Peter Pan” mi ha aiutato. Parliamo di rispetto per il pianeta, di esperienze nello spazio (che li appassiona molto), ma anche di educazione alimentare. Molti di loro sui social seguono trend che danno insegnamenti sbagliati. I video in cui si ingurgitano enormi quantità di cibo, spesso non salutare, creano molte interazioni. Mi piace l’idea di proporre un’alternativa sana in questo senso.

Come vedi ti vedi nella tv dei prossimi 10 anni?

Mi piace pensare che generazioni diverse non saranno rivali ma andranno a braccetto, un po’ come succede nel programma di Alessia Marcuzzi. Tra i colleghi coetanei che vorrei al mio fianco c’è il mio amico Lorenzo Branchetti, mi piacerebbe condurre un programma insieme. Il mio sogno nel cassetto resta quello di una nuova versione de Il Pranzo è servito, magari che parli ai più piccoli.

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