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Paolo Belli: “Concorrente a Ballando per aiutare Milly. Sono insicuro perché ho avuto successo, poi l’ho perso di colpo”

Paolo Belli è quest’anno uno dei concorrenti di Ballando con le stelle, dopo vent’anni alla conduzione questo cambio di passo è stato rivoluzionario. A Fanpage racconte come sia un modo per far scoprire qualcosa di sé, per smorzare l’ansia e per confermare quel successo conquistato con tanta gavetta, perso, ma poi ritrovato tra musica e varietà su Rai1.
A cura di Ilaria Costabile
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Paolo Belli è un emiliano doc, entusiasta e generoso, anche nel raccontarsi. Da vent'anni accanto a Milly Carlucci alla conduzione di Ballando con le stelle, il frontman della Big Band, nonché musicista swing amatissimo dal pubblico, quest'anno è uno dei concorrenti dello show danzante di Rai1. Una sfida per sé stesso, soprattutto per "un ansioso e insicuro" come spesso si definisce anche nel corso di questa intervista, ma anche un modo per mostrare un lato di sé in edito, quello di uno showman a tutti gli effetti. D'altra parte, se della musica si conosceva già il talento, visti gli album passati e il nuovo singolo preludio di un disco in arrivo, anche dell'intrattenimento è riuscito a fare un mestiere come dimostra a teatro con "Pur di far spettacolo" che porta in giro per l'Italia. Dal paesino in provincia di Modena in cui è nato e ha scoperto l'amore per la musica è arrivato a toccare il successo, poi a perderlo e a ritrovarlo di nuovo, forse, ancora più grande di prima.

Com'è stato passare dall'altra parte dello show?

Le prime due settimane non le ho vissute bene. Sono qui da vent'anni, conosco tutti, ma proprio tutti, anche umanamente. Quando trascorri questo tempo insieme a un gruppo che è sempre lo stesso, dallo stage manager alle signore delle pulizie, diventa un piccolo paesino. Sono passato dall'avere un rapporto da professionisti che si aiutano tra loro, a quello di una schiera di amici che cercano di trasmetterti la loro felicità.

Per la prima volta la tua Big Band non la dirigi, ma è lei ad accompagnarti. 

Sono trent'anni che andiamo in giro suonando swing, ci conosciamo perfettamente. Se c'è uno sbaglio si cerca di recuperare, lo si fa insieme. Adesso invece sono solo (ride ndr.)

Solo, ma non del tutto. 

Mi sono dovuto affidare ad una persona come Anastasia (Kuzmina ndr.), una macchina da guerra. È stato complicato, ma l'ultima settimana ho iniziato a godermela, perché vedevo che almeno due passi riuscivo a farli, già tre avrei avuto problemi di memoria.

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Quindi è un falso mito quello per cui un musicista è più portato nel ballo?

Zero. L'ultima cosa che senti è la musica. Quando mi diceva "non vai a tempo" la guardavo sbalordito, ma come? Proprio io che suono da una vita, non vado a tempo!

La prima performance in pista l'hai portata a casa. 

Dall'esibizione di sabato sera alle 11, fino al pomeriggio della domenica ho avuto addosso una felicità, una gioia. È stata per me una conquista. Ho avuto un'ondata d'affetto dalle persone a cui tengo, è stato bellissimo.

Ma partiamo dall'inizio. Cosa ti ha detto, davvero, Milly Carlucci quando ti ha proposto di entrare nel cast dei concorrenti?

Mi ha chiesto "Paolo, per piacere, mi devi aiutare". Quando vent'anni fa si trovò in difficoltà chiese sostegno a Fabrizio Frizzi, era un fratello per lei e anche stavolta è arrivata da me dicendo "A chi posso chiedere se non a mio fratello Paolo?". Non avrei potuto dire no, ma le ho chiesto comunque due giorni per riflettere.

A cosa hai pensato in quei giorni?

Sarebbe stato un cambiamento radicale, non ero convinto. Mi sono confrontato con mia moglie, lei mi ha detto "va, perché te lo meriti" e poi ha aggiunto "però ti chiedo una cortesia, non farmi vergognare".

Mi sembra tu ci sia riuscito. 

Sabato appena ho riacceso il telefono è stata la prima persona a cui ho chiamato, mi ha detto "sono orgogliosa di te". È stata la cosa più bella che potesse dirmi.

Milly Carlucci cosa ti ha consigliato prima che tu iniziassi questa avventura?

Mi ha detto semplicemente di essere me stesso, è stata chiara nel dire che avrei potuto scegliere fin dove raccontarmi e questo mi ha rasserenato. Anche perché io da sempre sono una persona molto insicura.

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Da cosa deriva questa insicurezza?

Penso derivi dal fatto che ad un certo punto della mia vita ho avuto un successo straordinario, poi l'ho perso. La consapevolezza di sapere che il mondo è così effimero, fragile, in tutto ciò che si fa. Quando le cose andavano male professionalmente, anche il lato umano ne risentiva. In più, pensi sempre di poterti appoggiare alle persone in cui credi, sperando possano aiutarti e invece non sempre va così. L'unica persona di cui mi sono fidato è stata mia moglie.

Tua moglie, al tuo fianco da 43 anni, è colei che placa le tue ansie. 

Sì, credo che certe sofferenze mi abbiano reso ansioso. Ci sono state anche cose più grandi di me, il terremoto dalle mie parti, malattie di familiari, cose davanti alle quali ti senti impotente. Ma, paradossalmente, l'unico momento di tranquillità l'ho sempre trovato sul palco. Quando sono lì, vedo tutto chiaro. Per farti capire, ti faccio un esempio.

Dimmi.

Domenica mia moglie mi fa notare una cosa alla quale non avevo fatto caso. Mi chiede se nel raccontarle le emozioni della serata, fossi sicuro di quello che le stessi dicendo e poi aggiunge "Mi hai detto che sei felice e non lo avevi mai fatto". In effetti, è vero, ho sempre pensato a portare felicità agli altri, ma non mi sono mai chiesto se io lo fossi davvero.

E se Milly ti avesse fatto un regalo? Magari ha voluto che pensassi solo a te. 

Credo sia esattamente così. Io e Milly ci conosciamo da oltre vent'anni, davvero c'è un rapporto di fratellanza tra noi, mi piace pensare che forse, secondo lei, questa esperienza mi avrebbe fatto bene.

Eppure Ballando non è il primo varietà della tua carriera, c'è stato anche Torno Sabato con Giorgio Panariello. Dal punto di vista del ruolo televisivo, pensi di aver raggiunto una tua compiutezza oggi?

Direi di sì. Da bambino sognavo di fare lo show il sabato sera su Rai1, se penso a quello che ho fatto finora, sono consapevole che c'è gente più brava di me, che ha studiato più di me, ma al suo posto ci sono io, questo mi ha spinto a migliorarmi sempre. Ho avuto la fortuna di lavorare con dei professionisti come Giorgio, ho lavorato due anni con Carlo Conti, con Milly, Fabrizio Frizzi, degli insegnanti straordinari che mi hanno dato la possibilità di poter crescere. Capisco di essere maturato dal fatto di non avere più fretta, prima avevo fretta di fare le cose, adesso mi prendo tutto il tempo necessario e quando c'è da dare gas, si dà gas.

A proposito di ruoli, in questi anni hai fatto un po' da mediatore tra concorrenti e giuria. Ora che sei tu a dover fare i conti con i giudici, come la mettiamo?

Non me ne può fregare di meno, a me interessa solo il giudizio di Caroline (Smith ndr.), sono chiamato a ballare il giudizio è il suo. Mi fa piacere che Ivan (Zazzaroni ndr.) mi prenda in giro, che Fabio (Canino ndr.) adori la mia Big Band, Mariotto che vuole fare il cattivo, ma con me non l'ha fatto e Selvaggia (Lucarelli ndr.) che trova una posizione lontano dalla zona di comfort. Sono amici, mi scappava da ridere e poi, saprei già come vendicarmi (ride ndr.).

Su quello che è accaduto con Marcella Bella che idea di sei fatto?

L'ho letto il giorno dopo, mi stavo cambiando d'abito perché non si sapeva se sarei finito allo spareggio. Però una cosa mi sento di dirla. Siamo tutti persone intelligenti, ho visto che Fabio si è scusato per quello che è accaduto, magari l'intento è fare una battuta che non offenda, ma stando in tv si cerca di essere brillanti, poi la diretta ti frega, bisogna avere la prontezza per rispondere, ma non sempre accade. Nella vita quotidiana capita di dire una cosa, per poi pentirsi di averlo fatto, quando succede in televisione e lo vedono milioni di persone è diverso, ma l'importante è riconoscerlo.

Si parlava del tuo sogno da bambino, ma quel bambino com'è diventato Paolo Belli?

Vivevo in un paese sperduto nella Pianura Padana, piccolissimo, per noi la televisione era quasi inesistente, una roba che si materializzava. Avevo un vicino di casa che suonava il pianoforte, a me piaceva, chiesi a mia madre di portarmi a scuola di musica. Fortunatamente mia madre la trovò, pensa, non sapevo ancora né leggere né scrivere. Sono la persona più insicura al mondo, ma quando si parla di musica, non so perché, mi viene tutto facile.

E poi?

Ho iniziato a studiare seriamente e scrivere canzoni, quando ho conosciuto mia moglie sono andato a vivere a Carpi, dove c'erano anche studi di registrazione. Ho preso per mano tutti gli elenchi di Bologna, ho chiamato tutti i Dalla sull'elenco per provare a parlare con Lucio, mi buttavano giù il telefono, secondo me erano esausti. Guardando l'elenco di Milano, però, mi resi conto che c'erano anche le case discografiche. Ho preso il mio fagottino, come Totò e Peppino a Milano, e ho iniziato a portare le mie cassettine. Avevo formato varie band, una era Ladri di biciclette, io suonavo tutte le sere con sette band diverse.

Qualche cassettina è andata nel registratore giusto. 

Le canzoni sono piaciute, mi hanno mandato a Sanremo, da lì il tour con Vasco Rossi e ho iniziato a capire che poteva essere un mestiere. Poi, di colpo, è finito tutto. Un giorno, con la Big Band, abbiamo fatto una convention a Pesaro, in quel palasport enorme che si vede sull'autostrada e lì c'erano Giorgio Panariello e Carlo Conti. Giorgio si avvicinò e mi disse "Vieni con me a fare questo programma su Rai1" e io gli dissi "Guarda che la mia musica il sabato sera non funziona", ma lui era sicuro: "Tu vieni e fai quello che ho visto stasera". Da lì ho cominciato a fare quello che davvero mi piaceva.

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A proposito di Sanremo, ci sei stato tre volte, ci torneresti?

Sì, certo. Se ho la canzone giusta sì, ma finora non ho mai trovato la canzone perfetta per me. Andare a Sanremo dà tanto, ma ti toglie tanto e adesso ho molto da perdere. Senza canzone giusta non vado a rovinare quello che ho, anche perché facendo quello che faccio, dò da mangiare a una ventina di famiglie, non c'è solo Ballando, ci sono anche i tour.

Da grandissimo tifoso quale sei, che vogliamo dire di questa Juve?

Non ti parlerò della Juve, ma del mio essere juventino. Per un po' ho vissuto a Napoli, avevo questo desiderio, e una delle cose di cui vado più fiero è il fatto che i napoletani mi vogliono talmente bene che in quel baretto che sta di fronte al murales di Maradona, nei quartieri, i tifosi mi hanno detto: "Sei l'unico juventino che può entrare qui a cui offriamo il caffè". Quindi, sempre forza Juve, ma se proprio non dovesse andare, forza Napoli.

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