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Mauro Corona: “Scappai dall’altare, uscii e andai al bar, rientrai solo per il sì”

Mauro Corona si racconta in una lunga intervista, nella quale parla della sua infanzia, della montagna, delle sue convinzioni e racconta aneddoti come quello della fuga dall’altare il giorno in cui ha sposato sua moglie.
A cura di Ilaria Costabile
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Mauro Corona è ormai un volto noto della tv, sebbene sia prima uno scrittore e ancor prima un uomo di montagna, che non ha mai rinnegato le sue origini, anzi, hanno reso ancor più solida la sua identità. Su di lui è stato fatto un docufilm "La mia vita finché capita, ed è proprio di quello che ha vissuto in 75 anni che parla in una lunga intervista, nella quale mette mano ai ricordi.

L'addio di sua madre quando era un bambino

Un'infanzia segnata dalle abitudini montanare, ma anche da una certa violenza e dall'addio di una madre, quando ancora era un bambino, come racconta sul Corriere della Sera:

Bevevano tutti. Ma mio padre quando era ubriaco picchiava prima noi, poi mia madre Lucia. Tre volte la mandò in coma. Un giorno lei se ne andò. La vidi salire su un furgoncino rosso. Io avevo sei anni, mio fratello Felice cinque e Richetto, il più piccolo, solo quattro mesi. Era il 1956. Sarebbe tornata sette anni dopo

Quando la donna tornò, dopo il disastro del Vajont, non rientrò a casa: "Andò a stare dai suoi. Mio fratello Felice andava a trovarla ogni tanto. Io per un anno e mezzo non volli vederla, anche se abitavamo a due passi. Stavo con mio nonno, che mi aveva insegnato a scalare le montagne, a intagliare il legno e a cacciare nei boschi". 

Mauro Corona e il rapporto con l'alcool

Se c'è un motivo per cui Mauro Corona è diventato un personaggio, oltre che per i suoi libri, è anche per la capacità di dire sempre ciò che pensa, oltre che per il suo rapporto inscindibile con l'alcool. Quando gli si chiede di raccontarlo, infatti, dichiara:

Sono ancora vivo. Ma ci sono stati anni in cui sono arrivato a scolarmi da solo una intera bottiglia di whisky al giorno dopo essermi fatto dodici birre e un litro di vino. Dai venti ai ventotto anni, quasi tutti i giorni così. Ho la fortuna che quando bevo poi al mattino non mi sveglio male. E brucio, brucio tanto. In quegli anni folli, nelle mattine dopo le ciucche, andavo a fare tre ore di corsa in salita. O a scalare una montagna. A un certo punto, sei anni fa, smisi di bere. Ma il problema è che mi annoiavo

Adesso, però, le abitudini sono leggermente cambiate: "Bevo ma molto meno rispetto a prima. Mi hanno tolto la patente, guida in stato di ebbrezza. La devo riprendere". 

Il matrimonio con la fuga dall'altare

Tra i ricordi della sua giovinezza, il dolore anche quello fisico vissuto in prima persona, la fede, anche la politica, Corona parla anche dei suoi legami più stretti, quelli con la sua famiglia. Si sposò, infatti, in chiesa: "Sì, ma scappai dall’altare" e ne spiega il motivo:

Quando il prete, il caro don Stival, mi disse che avrei dovuto ripetere la formula “Prometto di esserti fedele sempre”, dissi che non era una cosa possibile, nemmeno sul piano teologico. Perché, per esempio, anche solo con il pensiero si può essere infedeli. Così mi stufai, uscii e andai al bar. Quando rientrai il prete si era rassegnato e mi fece dire solo “sì”.

Ad oggi, al suo fianco, oltre ai suoi quattro figli c'è una persona: "Frequento una persona con cui andiamo a fare lunghe passeggiate in montagna. È molto bellae aggiunge: "L'eros venerando è più bello del fuoco dei vent’anni. Si diventa vecchi e l’amore assomiglia a una compagnia complice: due passi, un bicchiere, un silenzio". 

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