Luca Barbareschi: “Torno in Tv e sfido Fazio su Rai3. Svolta a destra in Rai? Non ne hanno le competenze”

Parlare con Luca Barbareschi è un'esperienza che rende chiaro il concetto di fiume in piena. Domarlo è ardua impresa, soprattutto perché l'istinto a placarlo soccombe spesso alla tentazione di lasciarlo fare, persino quando entra nel terreno di ciò che si ritiene indicibile. L'attore, produttore, showman, ex politico si appresta a tornare in una delle sue tante vesti possibili, quella del conduttore Tv, con un nuovo late show in onda su Rai3. "Allegro ma non troppo" andrà in onda da domenica 2 novembre, in seconda serata su Rai3 e si tratterò di un programma con cui Barbareschi punta ad analizzare il ruolo dell'imbecille nella società contemporanea, come racconta in questa intervista per Fanpage. Intenzione che è una premessa sufficiente a capire il tono del programma.
Questa è inevitabilmente un'intervista che inizia da una prospettiva televisiva, quindi partirei dal prossimo impegno che ormai è alle porte cioè Allegro ma non troppo, un late show puro in onda la domenica sera su Rai 3. Cosa dobbiamo aspettarci?
C'è una similitudine con "In barba a tutto" che avevo già fatto, sempre su Rai3, portando a casa un buon risultato. L'impostazione sarà sempre con la band, però un po' più da showman e un pochino più provocatorio perché il titolo nasce da un saggio di Cipolla molto divertente.
A tema?
Il tema è la stupidità umana. È un saggio per metà dedicato all'uso del pepe in Europa e per l'altra a uno studio matematico e fisico sulla prevalenza del cretino.
Si spieghi meglio.
In sostanza il mondo è un sistema chiuso pieno di molti imbecilli e il problema è il ruolo che a essi viene dato a seconda dei periodi storici. La trasmissione si muove su questo paradosso, avrà ospiti di tutti i generi cercando di portare un po' di ordine nella comunicazione, nelle informazioni. Non so se lei si rende conto, ma ormai non informa più nessuno, la comunicazione è prevalente e questo è pazzesco, perché in un periodo di iperinformazione praticamente siamo più disinformati che prima di Gutenberg.
Tante informazioni accessibili, per non informarsi su niente?
Esatto. Le fake news, i giornalisti non preparati, la conduttrice di Grande Fratello che parla di geopolitica in Tv.
Capire il ruolo dell'imbecille nelle varie epoche. Secondo le quale sarebbe l'antidoto?
Secondo me è l'elaborazione di qualsiasi concetto in maniera profonda. Il dramma vero è che di generazione in generazione il grado di attenzione e concentrazione cambia. Per esempio noi in Italia non avevamo gli hikikomori, che in Giappone aumentano anche per emulazione, perché il nostro non è un paese triste come il Giappone, eppure qui ci sono 150.000 hikikomori. Forse bastava che qualcuno gli prendesse per mano e gli dicesse "Guarda, sei confuso, ti aiuto, il papà si occupa anche di te ogni tanto". Al contrario c'è molta psicanalisi d'accatto, terapie, gruppi d'aiuto. Credo dipenda anche dal fatto che si parli poco di temi molto importanti.
Me ne dica uno.
Il rapporto con la morte, nei paesi sani la morte era un momento importante perché l'unico è come un imbuto dove andiamo tutti. Ci prepariamo alla ricchezza, compriamo le creme, ormai fanno trapianti di feci per ringiovanire, cose che sono veramente comiche, poi del momento più importante non se ne occupa nessuno e quando arriviamo lì siamo tutti impreparati.
Beh, la morte è un po' un un tabù che risente di un retaggio cristiano, almeno nel mondo occidentale.
Ma non lo era. Le prefiche pregavano all'aperto, si mangiava, si piangeva, si elaborava un lutto. Invece oggi noi imitiamo sempre il peggio degli americani, anziché rubargli il pragmatismo, la dinamica, la velocità, i capitalismi fatti da gente giovane, prendiamo delle persone a modelli e diventiamo come loro. Vogliamo essere giovani per sempre, le labbra rifatte, tutte le cose più stupide.
Passiamo alla Tv in senso stretto. Con questo programma andrà in onda alla stessa ora di Fazio, con cui si confronterà alla domenica sera.
Diciamo che quello che farò è tutto all'opposto di quello che fa Fazio, me la serve su un piatto d'argento.

Si percepirà in concorrenza con lui?
Non è una sfida, siamo talmente diversi che, non so come dire, siamo due universi opposti, non solo politicamente ma costitutivamente.
Mi descriva meglio questa differenza.
Io sconsiglierei al Papa di venire da me, mentre lui l'ha voluto. Non per altro, ma perché il Papa se fa ‘Pronto, Raffaella?' viene esautorato del suo ruolo spirituale. Se il dogma finisce è finita la religione cattolica.
Però lei che che è uomo di televisione mi insegna che ha bisogno di scontri, quindi questa sarà a suo modo una sfida.
La conflittualità la fanno apposta perché sui social funziona. Ma non è vero che crea elaborazione, non crea crescita. Io comunque voglio fare un programma aspirazionale. La gente deve uscire dopo 50 minuti e dire ‘Cazzo, ha ragione, vero? Questa cosa non la sapevo'. Lo faccio nei miei film, lo faccio producendo Polanski e Olivetti, con Mamet. Cerco sempre di avere cura in quello che faccio.
Parla di un programma che vuole creare una sintesi tra opposti. La polarizzazione è propria di questo tempo, in cui l'opinione pubblica sembra spaccata su due verità che esistono solo una in negazione dell'altra.
Però guardi, in ermeneutica c'è una cosa intelligente, a una domanda intelligente si risponde sempre con un'altra domanda per evitare che la stupidità o la semplificazione della risposta offendano l'intelligenza dell'interlocutore. Nella mia tradizione ebraica non hai un dogma, pensi sempre che l'opportunità di un conflitto sia una crescita, non una una maledizione. Dal momento che tu imposti così la tua vita hai una crescita inevitabile, un vantaggio.
Però se penso al contemporaneo, il dibattito politico pare incancrenito su questa inconciliabilità di fondo tra due verità, no?
Di fatto lo è, ma credo che l'innovazione tu la possa fare solamente se hai il coraggio di andare contro corrente.
Lei è reduce da un'annata televisiva particolare, un programma estremamente popolare come Ballando con le stelle l'ha riconsegnata al pubblico in una veste inaspettatamente sentimentale. Era inattesa anche per lei?
La vita è sempre inaspettata, uno non sa cosa ti aspetti o non ti aspetti. La vita è fatta di incontri, di scontri, di difficoltà, di bellezza, di amore, di lealtà, di coerenza. Io non ho mai predicato quello che non sono. Sono un uomo libertario, libertino, libero. Non mi vergogno di quello che sono e ho tanti amici, tante donne che mi vogliono bene proprio perché se io dico che ho una vita sessuale complessa, sono coerente con quello che faccio. Non sono un moralista. Il problema sono i moralisti.
Riassumere la sua carriera sarebbe oggettivamente complesso, ha fatto di tutto alternando trionfi a esperienze meno puramente popolari. Per qualcuno il successo è tutto, lei a che posto della graduatoria mette il concetto di successo?
È successo per me quando hai fatto qualcosa di coerente con quel con quello che avevi in testa dal punto di vista progettuale, l'importante è la coerenza. È brutto quando giochi una partita sporca, qualcosa in cui tu sai di non aver messo il cuore. Io ho avuto la fortuna e il privilegio di avere quasi sempre lavorato sia nelle cose più leggere che in quelle più complesse, sapendo che mi piaceva fare quella cosa lì.
Non ha mai avuto l'ossessione del consenso fine a se stesso?
Mah, il consenso, io basta che apra bocca e ho prime pagine dei giornali, se dico tutto quello che penso, ma quello non è un successo, è una una vittoria di Pirro. Di recente mi è capitato di fare un'intervista, molto bella, però alla fine mi è spiaciuto parlare così tanto del mio privato, perché tutto sommato ho aperto a New York con due film, adesso ne avrei un terzo, poi un quarto, ma il privato diventa spesso più importante. Se potessi avere la bacchetta magica lo eliminerei dalla mia conversazione con la stampa, anche perché è un tema complesso, non lo gestisco io, coinvolge necessariamente mia moglie, i miei figli, i parenti.
Però concorda con me che nella società dello spettacolo in cui ci troviamo gli idoli devono avere anche quel tipo di elemento per assumere una consistenza agli occhi dello spettatore?
Io penso di no. Sinceramente sono felice di non sapere un cazzo della vita di Clint Eastwood e di apprezzare infinitamente la sua carriera d'attore e regista, che è fenomenale. Il punto è che il gossip ha sostituito l'informazione. Se io adesso le dichiaro che sto con una ragazza cinese senza una gamba, domani sono su tutti i giornali.
Le cose del suo privato hanno avuto sempre un certo impatto, penso anche a quello che aveva raccontato un anno fa in televisione, in un momento particolare della sua vita da seduttore.
Io non lo faccio apposta, mi creda. Cioè io ho avuto prime pagine per diversi giorni perché sarei stato ghostato da Elodie. Non so neanche cosa vuol dire la parola ghostare. L'altra volta perché ho parlato di mafia dei froci. Poi l'ha detto anche il Papa una settimana dopo.
Che cosa intendeva dire in quella circostanza?
Il mio non era un insulto agli omosessuali che io rispetto, ma alla mafia, quello che io ritengo sia l'utilizzo di una condizione personale, psicologica, per farne una associazione delinquere.
Negli ultimi mesi le vicende politiche hanno spinto molti personaggi pubblici a sentire di doversi esporre sul tema Gaza. La cosa l'ha colpita?
Sono troppo vecchio per non aver visto questo meccanismo altre volte in passato. Tutto poi finisce nel nulla. Su quelle barchette c'erano due etti di pasta e una bresaola, li han presi per il culo tutti.
Immagino si riferisca alla Global Sumud Flotilla.
Certo che mi riferisco a quello. Gli israeliani avranno tanti difetti, ma sono precisi, molto precisi. Non a caso sono uno stato democratico, il più avanzato del Medio Oriente, socialista, dove se sei bravo vai avanti e non devi pagare l'università. Non sei il figlio del cugino, del nipote, del senatore. Sei uno bravo perché è uno stato fatto da arabi, russi, spagnoli, italiani.
Quindi deduco che tutto il discorso proPal abbia per lei abbia scarsissima valenza.
Sentir dire le stupidaggini che ho sentito dire in questi mesi è imbarazzante.
E che ne pensa del dibattito politico? Anche lì solo stupidaggini?
Tutto paradossale, uno spunto infinito di comicità. Incredibili le cazzate che sono costretti a dire i politici per avere un consenso non a 3 anni, cioè long term, per un tempo per cui ormai sei uno statista, ma per vincere le provinciali. Tanto poi una volta vinte le elezioni, chi se ne frega? E questa cosa è assolutamente bipartisan.
E quindi cosa bisognerebbe fare?
Bisogna solo ridere, cercare di informare. Io poi di mestiere faccio giullare, posso permettermi di dire ciò che voglio. Come giornalista sei costretto a informare, come giullare puoi provocare.
Ho sempre avuto l'impressione che lei pur di divincolarsi dalla tentazione di stare simpatico a tutti, stia più a suo agio più nello stare antipatico a molti. Quanto è distante dalla realtà?
Dire che sono antipatico a molti giornalisti a cui sto sul cazzo, ma non al popolo. Altrimenti non avrei fatto centinaia di serate televisive, valanghe di film e soprattutto 50 anni di teatro che i teatri pieni. C'è una rappresentanza ostile che è puramente politica, peraltro fintamente politica, perché io sono di sinistra mentre sono passato sempre come uno di destra.
È una dichiarazione forte, questa.
Io sono un vecchio ebreo socialista che paga le tasse, assolutamente ecumenico nella scelta e senza pregiudizi. Ho 40 persone fisiche che lavorano per me e non ho idea di cosa votino. Sinceramente non lo so. Non ho mai votato il PD perché continuano a cambiare i nomi e i cognomi del partito, ma sono sempre gli stessi. Mentre in America sono sempre c'è sempre l'elefantino o l'altro simbolo, no?
Quindi lei come elettore americano si percepirebbe più vicino alle istanze democratiche che a quelle repubblicane?
No, perché i democratici sono sempre stati dei delinquenti. Io preferisco Nixon, non è vero che è stato un pessimo presidente, è stato un ottimo presidente. Bush padre è stato un ottimo presidente. Trump alla fine sta facendo un sacco di cose utili. I patti di Abramo li ha fatti Trump. La pace a Gaza non l'ha fatta qualcuno su una barca a vela, che non sa di cosa sta parlando.
Su questa questione ammetterà che c'è un dibattito gigante.
Dal mio punto di vista c'è ben poco da dibattere. Chi non è contro la guerra? Tutti, no? Chi non è a favore del fatto che i bambini non soffrano? Tutti. Questa pelosità di una certa sinistra fintamente rivoluzionaria è insopportabile. Purtroppo io sono un vecchio craxiano, ultimo statista italiano, per altro filo palestinese.
Eppure lo ha detto lei, qui e anche in altre occasioni, che le contestano di essere di destra. Quando nasce questa bollatura?
La mia bollatura di fascista perché sono andato a manifestare in piazza con Fini, e lo rifarei oggi, contro Scalfaro. Sì. Per mandarlo a casa. Però quando poi ha comprato l'Eliseo, sono venuti tutti a recitare l'Eliseo. Alla prima c'era Sorrentino, c'era Moretti.

E lei non crede che la questione della presunta egemonia culturale di sinistra sia in discussione e sia in atto un ribaltamento? Penso anche a ciò che avviene in Rai.
Non c'è abbastanza competenza per fare un'inversione di questo tipo, perché non c'è abitudine ad entrare nel merito del sapere. È la stessa idea di essere in quota a una determinata forza politica ad essere folle. Io non sono quota di nessuno. Io sono quota della lealtà al lavoro. A recitare bene, a scrivere bene, a dirigere, a fare un buono show, a creare un patto col pubblico empatico.
Tra l'altro non posso non pensare che lei tornerà in onda su Rai 3 che è sempre stata una rete vicina alla sinistra.
Esatto e ci tengo a sottolineare che questo programma l'ho fatto due volte in pieno PD reggente, con un milione a sera. Fossi stato antipatico, avrebbero spento. Era su Rai3, non su Rete4 con un memorial in ricordo di C'eravamo tanto amati di Barbareschi.
È stato uno dei suoi successi televisivi più grandi.
Esatto. Tra l'altro se posso dire, gli unici poco grati con me, e mi è dispiaciuto, perché quando fanno le celebrazioni della storia di Mediaset non mi invitano e non mi ha mai risposto nessuno, nemmeno Pier Silvio, che quando portavo ascolti da paura portava ancora le braghe corte. Io ringrazio ovviamente Berlusconi, un genio, grazie al quale mi sono arricchito, ma voglio dire che la storia di Mediaset l'ho fatta anche io insieme a Gerry Scotti.
Forse pesa ancora quella volta che fece arrabbiare Mike Bongiorno a Il Grande Bluff.
Forse sì, chi lo sa (ride, ndr).
Ultima cosa, che tradisce la sua avversità al gossip. A Ballando con le Stelle aveva detto di temere di passare l'inverno della sua vita da solo. Volevo solo sapere come andava sotto quel punto di vista.
Eh, come va? Va che sono divorziato. Speriamo di trovare qualcun'altra. That's life.