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Le ricette del convento, Don Riccardo: “Da cantante acclamato a monaco, ho temuto di aver buttato via la mia vita”

Intervista a Don Riccardo Tumminello, monaco del programma Le ricette del convento su Food Network. Su Fanpage.it la sua storia: il rapporto fraterno con Don Salvatore, la crisi attraversata e “l’amore che riempie la vita” trovato in monastero.
A cura di Daniela Seclì
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Don Riccardo Tumminello de Le ricette del convento racconta la sua storia in un’intervista a Fanpage.it
Don Riccardo Tumminello de Le ricette del convento racconta la sua storia in un’intervista a Fanpage.it

Intervista a Don Riccardo Tumminello, protagonista del programma di Food Network Le ricette del convento insieme a Don Anselmo e a Don Salvatore Pellegrino. Il monaco dell'Abbazia di San Martino delle Scale a Monreale ha 28 anni, prima di entrare in monastero era un cantante: "Riscuotevo il mio piccolo successo, quando cantavo a teatro più di mille persone mi applaudivano". Dopo il diploma, a 19 anni, la decisione di prendere i voti: "Per mio padre fu un lutto, mia nonna piangeva". Pochi mesi dopo, ha attraversato una profonda crisi. Si è ritagliato il tempo di riflettere e non ha avuto più dubbi: "In monastero ho trovato l'amore che riempie la vita". Con Don Salvatore ha un rapporto fraterno ma quanto alle sue prelibatezze ha confidato, con una punta di ironia, che a volte il risultato non lo ha convinto: "Lo dico sempre: ‘Sono pagato per mangiare e per dire che è tutto buono' (ride, ndr). Può capitare quel piatto che non mi piace. Me ne sono rimasti impressi due. Il pane cotto che mi sembrava il cibo per il cane. E il pesce in brodo. Non mi piaceva il sapore".  Su Fanpage.it ha ripercorso la sua storia:

Tre mesi dopo aver preso i voti è iniziato un declino. Nella vita cantavo al Teatro Politeama da solista e più di mille persone mi applaudivano. Mi sono ritrovato a pulire i bagni del monastero. Pensavo: cosa ne ho fatto della mia vita? L'ho presa, l'ho accartocciata e l'ho buttata nel cesso tirando anche lo sciacquone. I monaci più anziani mi dicevano di non avere fretta. Avevano ragione. In monastero ho trovato l'amore che riempie la mia vita.

Chi era Riccardo Tumminello prima di prendere i voti?

Abitavo a San Martino delle Scale con i miei genitori. Ho fatto l’asilo all’interno dell’abbazia. Un monaco è stato il mio maestro di religione. A 14 anni cantavo e dirigevo un coro. Poi ci siamo trasferiti a Monreale, dove ho abitato fino ai 19 anni, quando mi sono diplomato al liceo musicale Regina Margherita di Palermo.

Cosa ti ha spinto a intraprendere un percorso religioso?

Me lo chiedo ogni mattina (ride, ndr). Durante l’adolescenza ho sempre frequentato la parrocchia e così è nato in me il desiderio di servire il Signore. Ho capito che era la mia chiamata. Quando un abate a cui ero molto legato si è ammalato di tumore alla testa, ho iniziato a recarmi all'abbazia ogni sabato. Stavo tutto il giorno con i monaci e, dopo la Messa, tornavo a casa. Così mi sono innamorato sempre di più della comunità che vedevo come la mia famiglia. L’abbazia era casa mia.

Dopo il diploma la decisione.

Non volevo avere il rimpianto di non aver frequentato il Conservatorio. Decisi di fare l’esame di ammissione in canto barocco, ma in me nacque una sorta di depressione, mi dicevo: "Voglio entrare in monastero". Mi convinsi a fare l'esame lo stesso. Andò benissimo, ma quando uscì la graduatoria notai che non ero stato ammesso. Ormai ne ero certo. Il Signore voleva che andasse così, dovevo entrare in monastero.

La tua famiglia come accolse la notizia?

Pensavo che i miei genitori fossero preparati e che avrebbero incassato il colpo. Facevo il catechista, ero sempre in chiesa. Comunicai la mia decisone prima a due monaci, poi alla mia famiglia: “Il 25 settembre inizio il postulato ed entro in abbazia”. Mia madre rimase silenziosa. Mio padre mi guardò e mi disse: “Poi ne parliamo”. Quella sera andammo a pregare a casa di mia zia. C’era anche uno dei monaci che conosceva la mia decisione. Annunciò: “Il nostro gruppo ha portato un frutto, Riccardo entrerà in monastero”. Apriti cielo, tutti andarono da mio padre a fargli gli auguri. Lui, con la faccia nera, rispondeva: "Ma quali auguri? Le condoglianze dovete farmi".

Come mai la prese così male?

Sognava che diventassi un cantante, anche perché cantavo al Teatro Politeama a Palermo, riscuotevo già il mio piccolo successo. Anche mia nonna piangeva. Io le facevo sempre la spesa e andando in monastero non potevo più andare da lei. È ancora viva, ha 87 anni.

Con il tempo i tuoi genitori hanno accettato la tua decisione?

Sì, ma sai come ho fatto? Quando sono entrato in monastero mancava un manutentore e c'erano diversi lavoretti da fare. Mio padre era disoccupato, così è venuto a lavorare qui qualche mesetto. Ha visto la mia felicità all’interno della comunità, ha toccato con mano quanto stessi bene e si è convinto.

Avevi un legame sentimentale da sciogliere prima di andare in monastero?

C’era stata qualche conoscenza durante gli anni del liceo, però non cose importanti come la relazione che aveva Don Salvatore prima di entrare in monastero.

Hai mai attraversato un momento di crisi?

Dopo circa tre mesi dall’arrivo in monastero è iniziato un declino. Da una parte ero felice di avere realizzato il mio sogno, dall’altra mi dicevo: “Io nella vita facevo il cantante. Al Teatro Politeama cantavo da solista. Bastava che cantassi e più di mille persone mi applaudivano. Mi sono ritrovato a fare le pulizie, a pulire i bagni. Ma che ne ho fatto della mia vita? L'ho presa, l'ho accartocciata e l'ho buttata nel cesso tirando anche lo sciacquone”. I monaci più anziani mi dicevano: “Aspetta, non avere premura”. E oggi sono qua, forse non canto sul palco del teatro davanti a mille persone, ma canto in televisione davanti a più di un milione di spettatori (ride, ndr).

Don Riccardo de Le ricette del convento
Don Riccardo de Le ricette del convento

Cosa hai trovato nel monastero che la tua vita precedente non ti dava?

Sono innamorato della Santa Romana Chiesa. Posso dire di avere trovato in monastero l'amore che riempie la mia vita.

Di cosa ti occupi?

Di tantissime cose. In primis di fare il monaco. Poi studio perché sto finendo il baccellierato in teologia. Sono custode del cimitero: apro, chiudo, pulisco. Sono direttore del coro della cappella musicale dell'abbazia. Mi occupo della foresteria, accolgo gli ospiti che vogliono fare un ritiro spirituale da noi. Organizzo anche delle visite guidate perché il nostro monastero è un tesoro, un museo a cielo aperto. All’inizio venivano poche persone, mentre oggi ho un gruppo di 12 collaboratori che mi aiutano, di cui la più giovane ha 17 anni. Siamo arrivati anche a 500 visitatori in un fine settimana.

Immagino che abbia contribuito anche il successo del programma Le ricette del convento.

Infatti abbiamo aggiunto alle visite guidate anche il pranzo al refettorio con tre piatti de Le ricette del convento: un antipasto, un primo, un secondo con contorno, frutta e dolce. Così ho avuto un sold out ogni fine settimana.

Le ricette del convento con Don Riccardo, Don Salvatore e Don Anselmo

Le ricette del convento, Don Anselmo, Don Riccardo e Don Salvatore
Le ricette del convento, Don Anselmo, Don Riccardo e Don Salvatore

Nel programma di Food Network, a volte aiuti Don Salvatore a cucinare. Che rapporto avete al di là delle telecamere?

Siamo cresciuti insieme perché siamo entrati in monastero entrambi nel 2016. Abbiamo frequentato la stessa facoltà teologica, siamo compagni di cammino. Tra noi c’è sempre lo scherzo o la battuta. Don Salvatore per me è il fratello che non ho mai avuto.

Quando assaggi i suoi piatti sembri sempre estasiato. È mai capitato che non ti piacessero ma hai fatto buon viso a cattivo gioco?

Lo dico sempre: “Sono pagato per mangiare e per dire che è tutto buono” (ride, ndr). Può capitare quel piatto che non mi piace. Me ne sono rimasti impressi due. Il pane cotto che mi sembrava il cibo per il cane. E il pesce in brodo. Non mi piaceva il sapore.

Per concludere, oggi ti ritieni un uomo felice?

C'era la canzone che diceva "Mamma son tanto felice” (canta, ndr). Sono felice perché sono innamorato della Santa Romana Chiesa che mi dà la vita.

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