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La Storia, Francesco Zenga è Nino: “È un ragazzo impulsivo, ma anche da lui si può imparare qualcosa”

Francesco Zenga è il giovane attore che interpreta Nino ne La Storia, la serie diretta da Francesca Archibugi in prima serata su Rai1, con Jasmine Trinca. In questa intervista, il 19enne racconta la trafila per conquistare il ruolo e il sogno diventato realtà di fare della recitazione il suo mestiere.
A cura di Ilaria Costabile
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Francesco Zenga è giovanissimo, ha appena 19 anni e un florido futuro dinanzi a sé, preferibilmente davanti alla macchina da presa. A 17 anni ha conquistato il ruolo di Nino, il figlio della Ida Ramundo interpretata da Jasmine Trinca, ne La Storia, la serie di Rai1 diretta da Francesca Archibugi e prodotta da Picomedia. Il desiderio di fare l'attore è nato per caso e Francesco non ha avuto paura di fare questo salto nel vuoto, e dai banchi di scuola si è ritrovato sul set: "Inizialmente non è stato facile, lasciare la città di provincia (è di Nocera Inferiore ndr.) per trasferirmi a Roma, abituarsi ai ritmi del set. Ma poi è diventata una bellissima routine". Di questo progetto, il giovanissimo attore ne parla con una certa fierezza a Fanpage.it: "È una serie da cui si può imparare tanto, perché è un passato che guarda al presente". 

Francesco, che periodo stai vivendo?

È un bel periodo, pieno di novità, direi che non mi posso lamentare.

Da qualche mese sei un allievo del Centro Sperimentale, come stai affrontando questo percorso?

Devo dire, bene. Le lezioni sono iniziate a novembre, ma adesso siamo entrati nel vivo, abbiamo iniziato a girare cortometraggi. Stiamo toccando il mondo del cinema con mano.

Ed è come te lo aspettavi?

Anche meglio. Il rapporto con gli insegnanti è davvero bello, si viene a creare una situazione d'amicizia, che se ci fosse anche nelle scuole dell'obbligo aiuterebbe molti studenti. È come se l'insegnante si abbassasse al livello dei suoi allievi, senza perdere autorevolezza, mostrando gli errori non in maniera severa, rigida, ma in modo che tu studente possa sentirti a tuo agio, senza averne timore. In più è una continua sfida con sé stessi, ti metti alla prova e quando la superi, ti senti meglio.

Ecco, a proposito di prove, per conquistare il ruolo di Nino ne La Storia, hai dovuto superare molti provini. Hai sempre creduto che quel ruolo sarebbe stato tuo o c'è stato qualche momento di sconforto?

Quello per La Storia è stato in assoluto uno dei primi provini, non sono il ragazzo che con tremila casting alle spalle, temeva di non essere preso. Ho fatto cinque call back per il ruolo di Nino, ma ogni chiamata rappresentava un'opportunità. Quando, poi, sono arrivato all'ultimo, in cui eravamo rimasti in tre, anche in quel momento non ho mai provato dispiacere all'idea di non essere scelto, perché già essere arrivato a quel punto, era un traguardo. Poi un fattore ha sicuramente influito.

Quale?

In tutti i provini che ho sostenuto, non ho mai avuto la percezione della grandezza del progetto a cui avrei potuto prendere parte. Questo mi ha aiutato a non avere ansia durante tutto il percorso.

Sei un ragazzo che di solito si fa cogliere dall'ansia?

Ogni tanto può succedere, ma cerco sempre di mantenere la calma e il più delle volte ci riesco.

Francesca Archibugi è stata la tua guida sul set, che tipo di rapporto si è creato con lei?

Sì, è stata davvero una guida, il suo aiuto è stato fondamentale, mi sono lasciato indirizzare e ho seguito i suoi consigli. Poi, al suo fianco, c'erano anche Elisabetta Boni e Dario Cerruti, aiuto regia e casting director, che sono stati dei veri e propri pilastri in questo percorso.

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Cosa senti di aver imparato da loro?

Ho imparato ad ascoltare di più, soprattutto quando Francesca mi parlava di come dovessi fare una scena.  Ho imparato a soffermarmi. Poi il fatto che ci fossero attori con una grande esperienza alle spalle come Jasmine Trinca, Elio Germano e Valerio Mastandrea è stato bellissimo per me.

Un primo ruolo in una serie con un cast dai nomi importanti. Ti sei mai sentito un pesce fuor d'acqua?

Devo dire no. Loro hanno capito che essendo alle prime armi avessi bisogno di aiuto, non ci sono mai stati disguidi sul set, ci siamo sempre trovati bene. Cercavo di cogliere l'opportunità di imparare quanto più possibile, anche solo osservandoli, perché l'osservazione è fondamentale in questo mestiere.

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Nino è un ragazzo ribelle, scapestrato, dedito alla leggerezza. Cos'è che lo attrae della figura del Duce e del Fascismo di cui gli adulti, invece, già temevano le ripercussioni?

Volendo usare una metafora è un po' come quando da bambini si tifa per la squadra più forte. Nino non aveva consapevolezza di cosa stesse effettivamente accadendo attorno a lui, voleva stare dalla parte del più potente. Combattere per il Duce, quindi, significava salire sul carro dei vincitori.

Nella seconda parte del romanzo e anche della serie, Nino acquisisce consapevolezza, è più maturo e cambia anche il rapporto con sua madre (Jasmine Trinca), decisamente meno conflittuale. 

Sì, lo vediamo più maturo, aderisce alla Resistenza, e da quel momento cambia anche il modo di relazionarsi con sua madre, prima scontroso, quasi come se non gliene importasse nulla di lei, ora molto più accogliente, pacato. Crescendo imparerà a non fare scelte impulsive.

Interessante è il rapporto che, invece, instaura con suo fratello. Pur immaginando che fosse figlio di un altro uomo, non chiede mai alla madre alcuna spiegazione. Come mai?

Nino ha un vero e proprio colpo di fulmine con suo fratello, non si pone domande, è solo mosso da una spinta interiore nei suoi confronti. Questo rapporto si evolverà, durante tutta la serie, e ogni sentimento che prova passa in primo piano, rispetto alle domande che potrebbe farsi.

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Il tuo Nino è molto diverso da quello che troviamo nel romanzo di Elsa Morante?

Mi sono attenuto alla sceneggiatura, molto vicina al libro della Morante. Però ho voluto dare spazio al Nino di Francesca Archibugi, che ha delle sue sfumature, più particolari.

Credi che in questo momento una serie come La Storia possa lasciare un insegnamento a chi la vede?

Si potrebbe scrivere un altro libro su quello che può trasmettere questa serie. Ogni personaggio dà qualcosa allo spettatore, a partire da Nino che nelle sue varie fasi trovo che abbia qualcosa da insegnare. Il messaggio più importante che veicola un progetto come questo risiede nella consapevolezza che anche gli ultimi possono fare la Storia, quella con la esse maiuscola, ogni individuo ha un suo trascorso che può essere importante ai fine di un progetto più grande.

E a te cosa ha lasciato il ruolo di Nino?

Dover interpretare scene di guerra mi ha permesso di immedesimarmi in tutti i ragazzi della mia età che in Medio Oriente, come in Ucraina, si trovano a combattere, loro malgrado. Anche questo aspetto dovrebbe farci riflettere. Vedere cosa hanno provocato le guerre passate dovrebbe essere un monito, soprattutto in un momento storico così complicato come quello che stiamo vivendo.

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Come è stato per te e i tuoi genitori vederti in tv?

L'emozione più forte l'abbiamo provata alla Festa del Cinema di Roma. Lì la proiezione è stata sul grande schermo, davanti a moltissima gente. I miei genitori erano emozionati, ma soprattutto fieri. Specialmente mia madre, non aveva la minima idea di cosa stessi andando a fare prima di girare, poi l'ho portata sul set e ho iniziato a farle masticare questo mondo.

Ti hanno sempre supportato in questo sogno di voler fare l'attore?

È stata una cosa nata per caso. Mi hanno sempre detto "vai, prova, perché no?", anche se il primo a non aver preso la cosa seriamente ero io, pensavo di volermici dedicare dopo il liceo. Poi, è arrivata questa chance e i miei mi hanno dato carta bianca.

Hai iniziato a girare a 17 anni e ora sei al Centro Sperimentale. E la scuola?

La scuola l'ho finita, mi sono diplomato a giugno, ho portato a termine i miei studi.

Recitare, quindi, sarà il tuo mestiere. Ora sei più sicuro?

Già sul set de La storia lo avevo capito, mi sono detto "questa è una droga non posso farne a meno". Poi è arrivata la conferma dal Centro, che mi ha fatto credere ancora di più in questo sogno, mi ha fatto capire che recitare potesse diventare il lavoro della mia vita. Non escludo che le cose possano cambiare da un momento all'altro, però ad oggi sto studiando, mi piace, mi sveglio ogni giorno con la voglia di imparare qualcosa di nuovo. I buoni propositi ci sono tutti, direi che adesso è questo quello che voglio fare.

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