Giuseppe Giacobazzi: “In teatro posso dire quello che voglio. La tv va dosata altrimenti cominci a stare sulle balle”

Giuseppe Giacobazzi non ha mai fatto sconti a nessuno, tantomeno al politically correct che "odio profondamente". Il comico di Alfonsine, provincia di Ravenna, all'anagrafe Andrea Giuseppe Sasdelli, torna l'11 settembre su Nove con "Il pedone", nell'ambito della serie Nove Comedy Club. A Fanpage.it racconta senza filtri il suo rapporto con la televisione e il futuro del mestiere, lodando l'emittente che ha deciso di trasmettere il suo terzo spettacolo senza censure: "Dal momento che uno viene a teatro e prende un biglietto consapevolmente per vedere me, io posso dire quello che voglio".
Giacobazzi, inaspettatamente, è un grande consumatore di televisione: "Non sono come quelli che dicono di non guardarla. Ho visto anche Sanremo e m'è piaciuto per metà". Non si lascia scappare la possibilità di dire la sua sul confronto del momento, quello tra Stefano De Martino e Gerry Scotti: "Sono due signori professionisti. L'importante è non cominciare a fare nove programmi, altrimenti cominci a stare sulle balle".
Il suo spettacolo arriva in tv. Di nuovo sul Nove.
Sono molto contento. Siamo al terzo spettacolo. Sono felice che abbiano apprezzato i primi due, che hanno avuto buoni risultati. A questo spettacolo in particolare sono molto più legato perché abbiamo fatto più di 170 repliche in tutti i teatri d'Italia. È una cosa che mi porterò nel cuore. Quindi, sarà una bella emozione rivedersi in tv.
Perché "Il pedone"?
Perché è una similitudine tra la vita e il gioco degli scacchi. Noi siamo come i pedoni. Faccio quindi riflessioni e confronti tra i pezzi degli scacchi e i miei amici. Di fatto, tutto lo spettacolo è fondato su un ritorno, una cena di amici che non si vedevano da quarant'anni, che hanno vissuto insieme un periodo straordinario e poi si rivedono dopo tanto tempo.
Gli spunti sono reali?
Sì, dove possibile pesco sempre nel mio vissuto. I miei spettacoli, non essendo un battutista ma un raccontatore, sono estratti di vita reale, mia o di persone che ho accanto. È tutto vero. Poi, magari è un po' colorito, ma per il resto è tutto assolutamente vero.
Giacobazzi, lei coi suoi personaggi ha sempre fatto a botte col politicamente corretto. Anche questa volta?
L'ho sempre odiato, assolutamente. Sono ben contento che la Nove giochi la carta di mandare uno spettacolo come il mio, senza censure. Non ha preso le misure, perché il teatro è questo, non si prendono le misure. Dal primo momento che uno viene a teatro e prende un biglietto e consapevolmente viene a vedere me, io a teatro posso dire quello che voglio. E quindi il politicamente corretto al teatro non esiste. Non ha senso che esista. Sono molto contento che un'emittente si giochi la carta di mandare in onda il mio spettacolo.
Che rapporto ha con la televisione?
La guardo molto. Non sono mica di quelli che dice "non la guardo, non ce l'ho da cinque anni, la tengo spenta, guardo solo Netflix". Io la guardo eccome. Guardo tutto. Guardo pure Sanremo.
Le è piaciuto?
Oddio, alcune cose sì, altre cose no. Sono della vecchia guardia, quindi sono un po' antico dal punto di vista musicale.
Restando nel suo, c'è qualche comico in tv, qualche giovane che le piace in questo momento?
Ce ne sono tanti, alcuni li conosco di persona. Penso ci sia davvero tanta bravura, tanta voglia di esprimersi, di dire qualcosa.
È cambiato qualcosa rispetto a vent'anni fa?
È cambiato il modo di comunicare. È cambiato lo stile, sono cambiate le influenze. Ognuno ha il suo stile, c'è chi un po' scimmiotta gli anglosassoni, chi gli americani, però c'è del buono. Verrano fuori piano piano tutti quelli che meritano. Chi è bravo davvero, viene sempre fuori, non c'è niente da fare.
Ancora sulla tv, ha visto, non si parla d'altro che della sfida tra Stefano De Martino e Gerry Scotti.
Sono due signori professionisti, mi piacciono entrambi. Stefano De Martino è cresciuto veramente tanto e merita tutto quello che sta facendo, merita il consenso nazionalpopolare che ha. D'altro canto, Gerry Scotti è un professionista con tanti anni di carriera, la sua posizione è già assodata. Credo sia fondamentale non strafare, non esagerare con la propria presenza in televisione. Perché il rischio è di diventare uguale, di essere sempre quello. L'importante è trovare la misura giusta, la giusta dimensione.
Qual è la cosa che chi fa televisione deve evitare in assoluto?
Una su tutte. Se uno comincia a presentare nove programmi, comincia a essere presente ovunque, ecco comincia a stare sulle balle a un certo momento. Il consiglio è semplice: ci vuole calma.