Giorgia sul caso della chat Fascistella e delle attiviste indagate: “Insultare e augurare la morte non è femminista”

"Non trovo niente di femminista nell'insultare altre persone": con queste parole la cantante Giorgia ha commentato il caso della chat denominata "Fascistella" gestita da alcune femministe e attiviste attualmente accusate di stalking. Dalle conversazioni rese pubbliche da Selvaggia Lucarelli sarebbe emerso anche il tentativo di organizzare vere e proprie campagne denigratorie. Sarà la giustizia ad appurare le responsabilità di Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene. Giorgia ha incontrato i giornalisti a Milano per presentare il suo nuovo album "G". Così le è stato chiesto di esprimersi su quanto accaduto.
Il commento di Giorgia sulle attiviste accusate di stalking. La cantante, come riporta Adnkronos, ha spiegato di non poter condividere in alcun modo un atteggiamento simile. Ha rimarcato di essere cresciuta in un ambiente fortemente dominato da donne che si sono sempre rimboccate le maniche e che le hanno trasmesso il valore dell'indipendenza e dell'essere alla pari. Quindi ha fatto riferimento a sua madre:
L'ho sempre definita una femminista gentile perché mi dava i libri, mi spiegava, mi parlava ed è stata un esempio. Non riesco a comprendere come possa essere ideologico riunirsi a insultare persone a prescindere anche da quello che sono, da quello che fanno, da quello che professano, diciamo che questo è un tempo molto violento.
Giorgia ha notato una totale mancanza di "empatia e di solidarietà". La cantante si è anche chiesta come facciano ad avere così tanto tempo da sprecarlo a sparlare in una chat: "Io non ce l'avrei il tempo di stare a insultare, non so dove lo trovino. Non capisco come ci si possa riunire e augurare la morte, non credo ci sia nulla di femminista in questo". Quindi ha definito quello di queste femministe e attiviste un esempio che andrebbe raddrizzato. Ha concluso augurandosi che ai giovani si spieghino le vere radici del femminismo, prima che venisse snaturato dall'avvento dei social: "Questi sono episodi che derivano anche da come viviamo i social, da come ci permettiamo i giudizi, i commenti, da questa esigenza enorme di giudicare, di decidere chi è buono e chi è cattivo".