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Giancarlo Giannini e la fede in Dio: “Da quando credo, non ho più paura”

L’attore si racconta a “Famiglia Cristiana” in occasione della presentazione della nuova serie Sky “Il grande gioco”.
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La grande carriera di Giancarlo Giannini arriva a una grande novità. Dal 18 novembre è protagonista de "Il grande gioco", nuova serie Sky, con Francesco Montanari, diretta da Nico Marzano e Fabio Resinaro. Nella serie, Giannini interpreta un procuratore di calcio ricco e senza scrupoli. A Famiglia Cristiana, l'attore e doppiatore, maestro della recitazione, si racconta: "Sono ancora un bambino che si diverte. I procuratori? Sono ricchi e potenti".

La confessione di Giancarlo Giannini

Giancarlo Giannini ha fatto 80 anni ad agosto e non è ancora stanco di recitare, tutt'altro. "Sono stato fortunato, ho lavorato con i più grandi: Lina Wertmüller, Vittorio Gassmann, Mariangela Melato, Federico Fellini, Marcello Mastroianni. Quando mi volto e vedo che non ci sono più, mi viene il magone". E racconta dell'incontro con Dio e della diatriba con Vittorio Gassmann:

Mi invidiava la fede in Dio. Mi diceva sempre: “Come fai tu ad averla? Che invidia”. Io gli rispondevo che quando arriva è come un piedistallo che ti fa stare in piedi. E lui: “Non potrei averne uno piccolo anch’io?”. Mi raccontò della sua depressione: “È come una malattia, Giancarlo, un giorno mi sono alzato, sono andato ad aprire la porta della camera e l’ho subito richiusa. Non volevo vedere nessuno. Mi lasciavano il cibo sulla porta”

Ma come ha iniziato a credere, Giancarlo Giannini? "All’improvviso. Mi ero appena separato da Livia. Stavo cenando davanti alla Tv che dava scene di guerra con uno che ammazzava una persona con una pistolettata. Mi fece venire una grande paura delle cose del mondo, della violenza. Mi dissi: “Non devo avere paura”. E ho iniziato a credere in Dio. 

Una lezione sul cinema

Giancarlo Giannini, inevitabilmente, parla di cinema e dalle sue risposte viene fuori un'incredibile lezione: "Il cinema di oggi mi piace un po’ meno. Abbiamo ottimi registi, da Paolo Sorrentino a Giuseppe Tornatore. E anche bravissimi attori. Però l’epopea che ho vissuto io…". E sulle differenze tra i registi di oggi e quelli di ieri, menziona quello che accadeva con Federico Fellini o con Pasolini:

Fellini mi chiamò alle 4 del mattino: “Giancarlino, mi è arrivato il parmigiano reggiano. Stasera ci facciamo le tagliatelle al ragù”. Quando Pasolini voleva fare un film sulla Resistenza andammo a cena a Salò. Ma lui quando eravamo a tavola mica parlava del film, ma dei gerani sui terrazzi. Adesso incontri un regista e ti dice: “Facciamo questo film, poi andiamo a Cannes, poi a Venezia”. Ma divertiti a farlo e poi si vedrà.

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