Gian Marco Chiocci, direttore del Tg1: “La storia di TeleMeloni non sta in piedi, il mio Tg è il più equilibrato”

A due anni dalla nomina a direttore del Tg1, e la successiva conferma, Gian Marco Chiocci ha rilasciato una lunga intervista nella quale ha fatto un bilancio di quella che, a conti fatti, è stata la sua prima esperienza televisiva. Per anni direttore di quotidiani come Il Tempo e per un lustro a capo di Adnkronos, ora replica a chi lo accusa di aver realizzato un telegiornale dalla forte impronta politica, dal momento che la sua nomina è stata fortemente voluta dalla Presidente del Consiglio.
Gian Marco Chiocci commenta i primi due anni alla direzione del Tg1
Gian Marco Chiocci, intervistato dal direttore del Messaggero, commenta i primi due anni da direttore facendo un bilancio quanto mai netto: "Esaltante, la macchina del Tg1 ha una forza pazzesca, ma anche – diciamo così – molto complicato". Giornalista da sempre, ma mai per la tv, dove è entrato scoprendo una burocrazia di cui non aveva mai avuto contezza:
La Rai è un mondo a parte ha regole e riti che non esistono altrove, spesso incomprensibili per chi – come me – viene da fuori. Ho dovuto studiare tanto, prima e dopo: in tv non avevo mai lavorato. […] Il fatto di essere un esterno – figura quasi mitologica in Rai – ha sicuramente moltiplicato le diffidenze. Il problema diventa serio quando uno che viene da fuori si scontra con la burocrazia, i sindacati e le cordate di vario tipo e colore.
Il direttore del quotidiano romano, chiede a Chiocci di spiegare il suo intervento all'incontro con l'Usigrai, sindacato di sinistra della tv pubblica, dopo il quale disse di sentirsi "come un marziano":
Ho detto soltanto che, a prescindere dalle idee politiche, lavorare insieme è possibile ma un sindacato non può più andare avanti così, deve rinnovarsi, aprirsi. Anche per l’Usigrai serve una svolta epocale. Perché in Rai ci sono inefficienze insostenibili e privilegi inaccettabili. C'è tanta gente che pretende una promozione solo perché in dieci anni non l’ha mai avuta. Oppure non si corre per una emergenza perché non ci sono troupe a sufficienza o perché un tecnico è andato a mangiare e non può essere disturbato. Se fuori dalla Rai per risolvere un problema basta una telefonata, qui bisogna seguire regole burocratiche assurde, mandare duecento mail, parlare con venti funzionari. A me da giornalista alla fine interessa solo fare buona informazione, veloce, ma per tanti in azienda questa è l'ultima preoccupazione.
Da Tele Meloni all'intervista con Sangiuliano
Sebbene il Tg1 sia cresciuto in termini di ascolti e anche di presenza sui social, tante sono state le critiche sollevate in questi due anni e Chiocci è stato spesso accusato di essere "il burattino della Meloni", a queste critiche il direttore risponde dicendo:
Parlano per il mio Tg1 i numeri di istituti indipendenti come l'Osservatorio di Pavia e l'Agcom: politicamente siamo il tg più equilibrato. In alcune occasioni siamo arrivati a dare più voce all'opposizione che alla maggioranza, facciamo parlare partiti minori mai considerati. Questa storia di TeleMeloni non sta in piedi. Anche perché, numeri alla mano, è per il passato che si può parlare davvero di TeleRenzi, TeleConte, TeleGentiloni e anche TeleDraghi. In due anni il Tg1 ha intervistato la premier tre volte. Vogliamo contare gli altri premier? Sono fatti.
Tra le questioni più chiacchierate, anche l'intervista a Gennaro Sangiuliano, ex Ministro della Cultura: "L'ho chiesta, l'abbiamo fatta. Sfido chiunque a dire che non gli abbia chiesto tutto quello che serviva. Infatti tutti i miei colleghi direttori mi hanno fatto i complimenti, tutti tranne uno che rosica sempre". E a proposito della ricollocazione dell'ex direttore del Tg2, ora inviato Rai, Chiocci dichiara che non si è trattato di una sua decisione, considerando che Monica Maggioni (ex direttrice della testata) è ormai a capo dell'offerta informativa: "Sangiuliano però è una risorsa Rai, aveva i requisiti e sta facendo bene. È tutto a posto".