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Georgette Polizzi: “Temptation Island fu una caduta rovinosa. Mia figlia sa che ho la sclerosi e si prende cura di me”

In un’intervista a Fanpage, Georgette Polizzi racconta la sua esperienza a Temptation Island 2016 e il rapporto con Davide Tresse, con cui partecipò in coppia al reality e che oggi è suo marito e il padre di sua figlia Sole. E sulla convivenza con la sclerosi multipla, diagnosticatale nel 2018: “La chiamo ‘la bast*rda’, oggi cammino grazie all’amore della mia famiglia”.
A cura di Sara Leombruno
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Da quando ha partecipato nel 2016 a Temptation Island, Georgette Polizzi è una persona totalmente diversa. Nel 2018 le viene diagnosticata la sclerosi multipla, che le stravolge ogni certezza. Accanto a lei c'è sempre stato Davide Tresse, lo stesso uomo con cui aveva partecipato al programma e che oggi è suo marito e padre di sua figlia Sole. In un'intervista a Fanpage, la stilista ripercorre la sua esperienza nel reality, durante la quale si avvicinò in modo particolare al tentatore Claudio D'Angelo, ex tronista di Uomini e Donne, e racconta la sua crescita personale e professionale vissuta a telecamere spente, dalla convivenza con la malattia, alla maternità, al dolore che ha saputo trasformare in forza creativa.

Nel 2016 hai partecipato a Temptation Island, che ricordo hai di quell’esperienza?

È stato un percorso che in quel momento sentivo di voler fare, ma che mi ha fatto cadere rovinosamente. Da persona comune mi sono ritrovata esposta, giudicata da chi non mi conosceva. È stato un momento molto difficile, dal quale sento di essere uscita vittoriosa, perché sono rimasta fedele a me stessa. Più che una rinascita, però, la definirei come una caduta.

Tu e Davide decideste di lasciare insieme il programma, anche se in quelle settimane ti avvicinasti molto al tentatore Claudio D'Angelo. Quando parli di "caduta", ti riferisci a quello?

Mi riferisco al modo in cui sono stata percepita. Il percorso in sé è relativo, ognuno vive quell’esperienza seguendo i propri sentimenti e ha il diritto di agire come si sente. Ma all’epoca era solo la terza edizione e tutto quello che dicevi o facevi veniva estremamente giudicato. Mi sono ritrovata travolta da un’ondata di opinioni, critiche e insulti da parte di persone che non mi conoscevano affatto. È stato psicologicamente pesante, ma sono riuscita a gestirlo.

Ci fu anche chi, però, apprezzò la tua voglia di metterti in discussione.

Sì, alcuni spettatori mi scrissero vere e proprie dichiarazioni d'amore. Sono sempre stata libera mentalmente, ho sempre visto mio marito come la "ciliegina sulla torta", ma credo che "la torta" debba essere buona anche da sola. Questo modo di pensare e di agire venne stato visto come mancanza di rispetto nei suoi confronti, ma fu solo un momento di riflessione su me stessa. La vita, ad oggi, ha dimostrato che la nostra relazione è stata più forte di quel momento.

Quali ripercussioni ha avuto il programma sul vostro rapporto?

Il vero banco di prova arriva quando si torna insieme a casa e si riguarda tutto. Rifletti sui video, ti confronti. Lì capisci se il sentimento regge e il nostro ha superato ogni difficoltà.

Hai mai più sentito Claudio D’Angelo?

No, mai più. Ma non ho rancori verso di lui, è un capitolo che ho chiuso in serenità.

Claudio D’Angelo, tentatore di Temptation Island 2016 ed ex tronista di Uomini e Donne
Claudio D’Angelo, tentatore di Temptation Island 2016 ed ex tronista di Uomini e Donne

Ti piacerebbe tornare in TV, magari in un reality?

No, oggi i reality non farebbero per me. Sono troppo schietta, troppo diretta. Se proprio dovessi tornare, lo farei solo per qualcosa legato alla moda, all’arte, al mio mondo lavorativo.

Nel 2018 ricevi la diagnosi di sclerosi multipla. Che rapporto hai oggi con la malattia?

Io la chiamo “la bastarda”. È subdola, debilitante, ma ho imparato a conviverci. La testa e il cuore sono le uniche armi: se resti positivo, lei non ti mangia; se ti deprimi, sì. La mente fa tantissimo e Davide, in questo, è stato fondamentale. Più che per il suo supporto, che c'è sempre stato, per la mia voglia di tornare a esserci per lui. Spingere il proprio partner su una sedia a rotelle non è facile, così ho fatto di tutto per tornare a camminare per alleggerirlo. E ci sono riuscita.

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Nel 2022 è nata vostra figlia, Sole. Cosa ha cambiato in te la maternità?

Tutto. Sono un’altra persona: più responsabile, più attenta, più forte. Non mi interessa più il giudizio degli altri, sto bene con la mia famiglia e ho trovato un equilibrio interiore.

Hai mai sentito il peso della malattia nel tuo ruolo di madre?

Sì, ci sono momenti in cui non mi sento abbastanza. Ma ho insegnato a Sole che la mamma ha una “bua invisibile” e lei ha capito. Con me è attenta, dolcissima. Mi dice: “Mamma siediti, ci penso io”. Credo che condividere con lei questo aspetto l'abbia resa più consapevole e ora siamo una squadra, insieme al suo papà.

Attualmente stai lavorando a un progetto itinerante che toccherà varie piazze italiane e che vuole lanciare un messaggio preciso: "La perfezione sta nell'imperfezione". Perché?

Considero questo progetto (chiamato Chromosfera, ndr) come l’apice del mio percorso artistico e umano, perché prende ispirazione dalla mia storia personale. In un mondo ossessionato dalla perfezione, ho voluto portare un messaggio diverso: l’imperfezione può essere la vera forza. Dopo la malattia e una fase in sedia a rotelle mi sono sentita profondamente sbagliata, ma ho imparato a trasformare quelle cadute in energia creativa.

In passato hai raccontato della perdita prematura di tua madre, uccisa dal suo ex compagno, e del rapporto complicato con tuo padre. Credi di aver fatto pace col passato?

Ho perdonato mia madre, anche se è stato molto difficile. Ho trascorso anni segnati dal rancore, soprattutto quando è nata mia figlia Sole, perché ho messo a confronto il mio essere mamma con il suo e mi sono chiesta come abbia potuto farmi vivere certe esperienze. Ora però ho trovato la serenità e, se potessi incontrarla, la abbraccerei e le direi che ho capito che si può anche sbagliare.

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Diventare madre deve averti messo particolarmente alla prova, visto il tuo trascorso.

Assolutamente sì. Oltre ai problemi fisici, è stato un gesto di rivalsa. Ho voluto dimostrare a me stessa e al passato che io oggi ho vinto. Non mi manca più niente.

E con tuo padre com’è andata?

È una storia incredibile. Ho passato 37 anni di vita credendo fosse morto e poi ho scoperto che era ancora vivo. Purtroppo, proprio mentre stavo per andare a trovarlo, è arrivato il Covid e lui è venuto a mancare senza che potessi nemmeno salutarlo. È stato surreale, quasi da film.

Ti senti in credito verso la vita?

Sì, mi deve ancora tanto per tutto quello che ho perso. Quando ho scritto il mio libro, mia suocera mi chiedeva di continuo se fosse un romanzo, non riusciva a credere che fosse tutto vero. Però ho imparato che, se ti incattivisci, le cose vanno ancora peggio. Quando soffri tanto, impari a guardare il lato positivo. L’alternativa è solo autodistruggersi, ma io ho scelto la luce.

C’è ancora qualcosa di cui hai paura?

Un po' d'ansia c’è sempre. Ho paura che possa succedermi qualcosa per cui non potrò più vivere mia figlia e mio marito, ad esempio. Ma poi mi dico: “Decido io, non la malattia”. E vado avanti.

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