Gennaro Sangiuliano: “Pentito per l’intervista al Tg1. La gaffe con Cucciari al Premio Strega? Dovevo dire altro”

Il caso delle dimissioni di Gennaro Sangiuliano da ministro della Cultura ha tenuto banco per mesi, rivelandosi una delle vicende politiche e di costume più eclatanti del Governo Meloni. L'ex ministro, ora nuovamente in veste di giornalista, ha ripercorso quel periodo particolarmente turbolento della sua vita, con un tono anche piuttosto amaro.
I rimpianti di Sangiuliano, dal Ministero all'intervista al Tg1
In un'intervista rilasciata al Foglio, Gennaro Sangiuliano si racconta senza filtri, parlando apertamente di quelle cose che, tornando indietro, non rifarebbe, compresa l'esperienza politica:
Forse non avrei dovuto fare il ministro, ma restare a fare il giornalista. Stavo meglio. A volte nei momenti più neri ho anche ripensato alle scelte che ho fatto nella vita. Ho pensato che sarebbe stato meglio seguire i miei amici di sempre, gli amici del liceo, e fare il medico come loro. Sarei stato un bravo medico, credo. Non avrei avuto nulla a che fare con Roma e con i Palazzi.
Ma non è l'unica cosa che Sangiuliano rimpiange di quel periodo in cui è stato travolto dall'affaire Maria Rosaria Boccia che, infatti, ha contribuito alla scelta obbligata di dimettersi. Il giornalista, che all'epoca dei fatti scelse il principale tg nazionale per parlare delle sue ragioni, ad oggi non farebbe la stessa scelta:
E poi ho rimpianti per l’intervista al Tg1, quella con Gian Marco Chiocci, fatta poco prima delle mie dimissioni. Non la rifarei. Ha dato clamore a una vicenda che non lo meritava, anche se con Chiocci ho un ottimo rapporto, lavoriamo bene, ed è un grande professionista.
Alla domanda su come nacque quell'intervista e se fosse stata imposta, risponde: "No comment. Voglio rimuovere tutto. Adesso ho trovato la mia dimensione tranquilla".
La nuova vita da inviato a Parigi e la gaffe al Premio Strega
Sangiuliano, infatti, è adesso un inviato della Rai da Parigi e racconta la sua vita di tutti i giorni, completamente diversa da quella che conduceva prima e racconta anche dei progetti che sta chiudendo dopo un lungo periodo di lavorazione:
Vivo a Parigi, studio francese tre volte a settimana con un professore della Sapienza che si collega via internet da Roma, e lavoro come corrispondente Rai. Mi sveglio alle 6.30, leggo i giornali francesi e italiani, poi sento i producer per organizzare il lavoro delle troupe. Vado a piedi o in metro. Ho anche la tessera scontata per gli over 60. E qui nessuno mi chiede nulla del ministero, mi dedico alla politica estera. Ho appena finito di scrivere un libro su Erdogan, molto critico. Mi ha preso tre anni di lavoro. Il prossimo vorrei farlo su Mitterrand. Chissà. Mitterrand prendeva tutti di petto, ma lui era francese. Da noi se prendi i tori per le corna finisce che ti incornano loro.
E a proposito di libri, tra i momenti del suo ministero che i più ricorderanno, c'è stato il confronto con Geppi Cucciari al Premio Strega, con la sua gaffe: "Avrei dovuto dire che non potevo leggere quei libri perché stavo leggendo Dostoevskij".