Francesca Barra: “Online mi augurano il peggio. Con Santamaria famiglia allargata? No, solo libera da ricatti emotivi”

Francesca Barra non si nasconde, mai. Non lo fa quando conduce, quando scrive o quando deve fare i conti con le parole taglienti dei social. Giornalista, scrittrice, conduttrice e madre di quattro figli, Francesca ha fatto della narrazione uno strumento per conoscere il mondo, cercando dietro ogni storia un modo per allenare l'empatia. È quello che fa nel suo nuovo programma, Storie non ordinarie di famiglie in onda in seconda serata su La5, in cui dà voce a chi vive dinamiche familiari "non convenzionali". In questa intervista a Fanpage.it parla di famiglia, di amore libero, di odio online e di una carriera costruita, pezzo dopo pezzo, sotto un unico principio: rimanere sempre se stessa, che si tratti di un format come The Couple o di inchieste sulla mafia. Perché, al di là dei pregiudizi, ciò che conta davvero è rimanere sempre coerenti con la propria voce.
In Storie non ordinarie di famiglia dai voce a genitori e figli che raccontano esperienze molto forti. Cosa ti ha spinto verso questo progetto, c'è solo una componente giornalistica o qualcosa che ti tocca nel profondo?
Da quando ho iniziato a fare la giornalista mi sono sempre sentita portata nel raccontare storie. Anche se nella vita ho allargato il mio ambito professionale, devo dire che questo resta il motore per cui ho scelto questa professione. È anche l'unico antidoto che abbiamo alla violenza, all'aggressività e al giudizio. Le storie degli altri servono ad allenare empatia e sensibilità.
Nel'intro del programma si definisce la famiglia come "quel tutto che cerchi in ogni forma nella vita". In Italia si discute sulla definizione di famiglia o su quali siano i criteri per essere riconosciuta come tale. Siamo pronti ad accettare che questo "tutto" possa avere forme diverse?
Io lo credo da sempre, malgrado abbia una famiglia "allargata". Non mi piace come definizione, preferisco l'immagine di accoglienza. Vengo da una famiglia molto tradizionale: mamma e papà stanno insieme da una vita. Mi sono spesso guardata intorno e ho visto tanti ricatti emotivi. Così mi sono sempre detta che, se un giorno avessi avuto una famiglia mia, l'avrei voluta come uno spazio libero. Mi sono resa conto che anche se ho fallito nella mia costruzione precedente di una famiglia e se ho messo la parola fine per un nuovo inizio ho sempre ricercato questo spazio di amore libero. Oggi ce l'ho e so quanto è importante per me. Se riuscissimo a rispettare questo spazio di amore libero, senza voler imporre i nostri modelli, avremmo molte più persone felici intorno a noi.
Ti sei mai sentita "messa alla prova" per via di pregiudizi o critiche?
Sì, fin da quando ero piccola ho subito le voci del popolo che diventano voci di Dio. Il giudizio mi ferisce quando sfiora i miei figli, ma quando riguarda me lo combatto. Non aderisco a quel motto: "Non ti curar di loro ma guarda e passa". Io penso che non bisogna mai arrendersi. Di recente una persona mi ha detto: "Ma per il bene tuo e dei tuoi figli perché non chiudi i social?" Sarebbe una sconfitta cedere all'ignoranza e alla cattiveria. Ormai la gente giudica i malati, i morti, non ha pietà per nessuno. Preferisco rendermi conto di chi fa queste critiche per ridimensionare tutto e rendersi conto di essere dalla parte giusta.
Di recente hai condiviso sulle tue storie alcuni insulti che hai ricevuto, ti hanno detto che “ti deve scoppiare il fegato”.
Ero in onda nel programma tv che conduco. Durante una conversazione con un mio ospite, abbiamo parlato questione degli attori che si sono rivolti al ministro. Fidanza sosteneva che gli attori dovrebbero limitarsi a recitare e stare zitti. Io ho risposto che, al contrario, gli attori hanno tutto il diritto di esprimersi e raccontare il disagio che vive il loro settore. Su X hanno iniziato a offendermi. Alcuni mi hanno accusata di essere stata con Claudio (Santamaria, ndr) mentre ero incinta del mio ex marito, altri hanno detto che passavo sotto le scrivanie, che mi doveva scoppiare il fegato, che Claudio era stato preso in giro al Grande Fratello, quando in realtà non ci ha mai partecipato. Ho deciso di condividere pubblicamente questi commenti non perché mi abbiano ferita, ma per far riflettere. Per dire a chi magari soffre per lo stesso motivo: guarda che razza di persone si svegliano la mattina e scrivono cose del genere su di te. L'ho fatto per ridimensionare certe critiche.

Da madre, come si convive con l'idea che i propri figli crescano in una società violenta sotto molti aspetti? In questo caso digitale.
Cerco di insegnare loro che ci sono sofferenze che fanno parte della vita e altre che non meritano nemmeno una lacrima. Farò di tutto per proteggerli il più a lungo possibile. Per questo li seguo da vicino, con grande attenzione.
Di recente ha fatto molto discutere la serie tv Adolescence, che ha mostrato quanta distanza ci sia tra il mondo dei genitori e quello dei figli. C'è un modo per colmare questo abisso senza cadere nel controllo ossessivo dei più giovani?
Mia figlia sa che tengo sotto controllo la sua socialità: conosco i suoi amici, so dove va quando esce e come usa il cellulare. È parte di un patto educativo: un figlio deve sapere che ci sei, che sei presente. Questo dà serenità. Anche sui social, il ruolo del genitore non finisce, continua a educare e a proteggere. È una condizione che si stabilisce fin dall'inizio, li si educa a vivere questo tipo di rapporto.
Hai parlato del senso di colpa per il tempo sottratto alle tue bambine a causa del lavoro. È un sentimento che accomuna molte madri. Come hai imparato a perdonarti?
Non mi perdono il tempo sottratto ai miei figli, perché per me sono una priorità. Le mie scelte, anche professionali, le faccio pensando a loro. La scorsa estate mi hanno proposto di condurre da Roma e ho organizzato la mia vita in funzione loro, cercando di coinvolgerli. Venivano a prendermi dopo il lavoro. Sono il mio pensiero costante. Incastro la mia vita sapendo di avere quattro figli che non ti hanno chiesto di venire al mondo, ma che hanno bisogno della tua presenza. Lo sforzo più grande, per me, non è organizzativo ma emotivo: so che ognuno di loro ha bisogno di me in modo diverso. Sapere di essere necessaria è una risorsa, mi tiene attiva. Ho detto dei no per loro. Non hanno chiesto di nascere.
The Couple e Storie non ordinarie di famiglie sono prodotti televisivi molto diversi. Anche tu come Veronica Gentili ti sei mai sentita attaccata per questa varietà di temi e approcci?
No, assolutamente. Non sono molto diversi, cerco di portare me stessa ovunque vada. Anche a The Couple, nei commenti alle dinamiche tra i partecipanti, ho messo dentro quello che sono: la mia empatia, la mia capacità di analisi, l'attenzione alle loro emozioni, alle ferite, ai sogni, ai racconti familiari. Non ho vissuto quest'esperienza con sofferenza, né ho avvertito diffidenza da parte del pubblico. Faccio questo mestiere da vent'anni e chi mi segue sa che ho sempre lo stesso approccio: serietà e rigore. Anche quando commentavo il calcio studiavo tutto con attenzione, persino il mercato. Credo di poter affrontare qualsiasi ambito, perché so che porterò sempre qualcosa di mio. I pregiudizi non mi condizionano. Non devo più giustificarmi se scelgo di fare qualcosa che mi arricchisce o mi fa crescere. Ho ballato in un video di Achille Lauro e ho scritto di mafia: la vita è una sola. Nessuno dovrebbe mettere in discussione la tua serietà per questo. Balla, canta, vivi liberamente. Io non mi curo più del pregiudizio.

All'interno di The Couple hai consolato Jasmine Carrisi, che aveva parlato delle difficoltà nel crescere con genitori famosi. Nel rispondere, ti sei ritrovata a pensare che anche le tue figlie dovranno fare i conti con questo aspetto?
Le mie figlie mi vedono studiare e lavorare ogni giorno. Sono nata e cresciuta in un paese della Basilicata, ho fatto la gavetta, sono inciampata, sono caduta, mi sono fermata e poi rialzata. Ho attraversato momenti duri e altri felici. Non hanno come esempio una madre privilegiata che ha ereditato una fortuna e l'ha sfruttata senza merito. Quando cresci con un genitore che ha fatto fatica, non puoi non capire cosa significhi conquistarsi qualcosa con le proprie forze. Voglio che capiscano che, qualunque cosa tu voglia ottenere nella vita, devi sudartela. E devi studiare.
Dopo la chiusura anticipata di The Couple hai sottolineato sia il dispiacere per l'impegno che c'era dietro, sia il fatto che non gioisci mai quando chiude un programma. Te lo aspettavi un finale del genere?
Un po' sì. Quando si offre un montepremi così importante (un milione di euro, ndr), chi ti guarda da casa vuole sentire che quel premio sia meritato, no? Che sia un milione o cinquantamila euro, devi sudartelo. Forse è mancato quel senso di conquista, e può aver creato un certo distacco nel pubblico. Poi, ci sono dinamiche televisive su cui posso solo fare ipotesi: arrivava dopo un altro reality, forse il fatto che a vincere fossero personaggi noto, con un premio così alto, ha scoraggiato chi guardava da casa. Non lo so con certezza. Quello che però ho voluto dire è che, anche quando un programma chiude, non lo si chiude a Francesca Barra, a Ilary Blasi o a Luca Tommassini. Lo si chiude a un'intera squadra di persone che ci lavora dietro, che ci mette impegno ogni giorno. Per questo non si gioisce mai per la fine di un programma, anche se può non piacere: dietro c'è una macchina che lavora e va rispettata.