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Emanuele Filiberto: “Accusano noi Savoia di essere dei ladri. Ci devono restituire gioielli e palazzi”

In un’intervista Emanuele Filiberto commenta la sentenza del Tribunale di Roma sui gioielli e gli immobili della sua famiglia. “Ci accusano, ancora oggi, di essere ladri. È inaccettabile” sostiene l’erede dei Savoia.
A cura di Eleonora di Nonno
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Emanuele Filiberto, in un'intervista, torna sulla questione dei gioielli di Casa Savoia e critica la sentenza del Tribunale di Roma sulla vicenda: "Sono molto amareggiato e non potrebbe essere altrimenti. Ma non è amarezza per un valore economico. È per l’umiliazione della verità. I gioielli della Corona non sono solo oggetti preziosi da museo: sono simboli".

Emanuele Filiberto: "L'esproprio fu un atto di vendetta politica"

Emanuele Filiberto si dice amareggiato per la sentenza del Tribunale di Roma secondo cui i gioielli della corona appartengono allo Stato italiano. Sul settimanale Oggi ribadisce che si tratta di proprietà privata dei Savoia. Dopo il verdetto, i discendenti di Umberto II intendono rivolgersi alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo, sia per la consegna dei gioielli, sia per avere un risarcimento sui beni immobili pignorati. "Non è amarezza per un valore economico. È per l’umiliazione della verità – sostiene Filiberto – I gioielli della Corona non sono solo oggetti preziosi da museo: sono simboli, testimonianze vive della storia unitaria d'Italia, di una monarchia costituzionale che ha servito il Paese no all’ultimo giorno". È convinto che beni come il Castello di Pollenzo, la Mandria o San Rossore, per citarne alcuni, siano legittimamente della sua famiglia:

E non solo: collezioni d'arte, arredi, suppellettili, argenterie, archivi, memorie di famiglia. E poi ci accusano, ancora oggi, di essere ladri. È inaccettabile. L’esproprio fu un atto di vendetta politica, privo di qualsiasi valutazione oggettiva. Che a quasi 80 anni di distanza si continui in questa linea è, francamente, uno scandalo nazionale.

Emanuele Filiberto: "Casa Savoia non chiede privilegi, ma di contribuire al bene dell'Italia"

Per Emanuele Filiberto non è stato mantenuto l'accordo stipulato con la Repubblica Italiana al momento della revoca dell'esilio: "Mio padre avrebbe dovuto ricevere un’abitazione, una scorta simbolica, un rientro dignitoso in Patria. Nulla è accaduto. Tutto è stato negato. Perché? Per paura. Per debolezza politica. Un Paese forte non teme la sua storia. Casa Savoia ha un ruolo anche nelle repubbliche moderne: culturale, diplomatico, simbolico. Ma l’Italia ha preferito dimenticare. È tempo di cambiare rotta". Se i beni venissero restituiti li rimetterebbe al servizio del Paese: "La monarchia non è più un'istituzione, ma il suo spirito, di unità, servizio e responsabilità, può ancora dare molto. Noi non chiediamo privilegi. Chiediamo solo che ci sia permesso, come abbiamo fatto da sempre, di contribuire al bene dell'Italia".

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