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Cristina Parodi: “La tv non mi manca, in Rai stavo stretta. Opinionista come Cesara Buonamici? Mai”

Volto del primo Tg5 e di Verissimo, dopo 30 anni davanti alle telecamere, Cristina Parodi ha lasciato tutto per dedicarsi al sogno della moda. Oggi è titolare di un brand e sui social conduce il format di interviste ‘7 piani’. Come ha raccontato a Fanpage.it, della sua scelta non si è mai pentita: “La tv non mi manca, non la guardo quasi mai e non l’ho mai vissuta come un plus per essere famosa”. E in tv non tornerebbe nemmeno per fare l’opinionista in reality: “Mi piace raccontare, non dare opinioni”.
A cura di Elisabetta Murina
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Dopo 30 anni in televisione ha lasciato tutto per dedicarsi alla moda. Primo volto del Tg5 e di Verissimo, Cristina Parodi è stata parte di una rivoluzione televisiva, entrando per anni nelle case degli italiani con il telegiornale diretto da Enrico Mentana, primo di una rete privata. Oggi è titolare di un brand di moda e conduce 7 piani, format di interviste nato e pensato esclusivamente per i social, lungo il tempo di un viaggio in ascensore. "La tv non la vedo praticamente più, sui social trovo tutto quello che mi interessa. Sono un contenitore di intrattenimento e informazione più veloce, meno scontato e sicuramente più facile da fruire", ha raccontato a Fanpage.it. Della sua scelta non si è mai pentita: "L'ultimo anno in Rai non è stato così positivo e appagante. La tv non mi manca, non l'ho mai vissuta come un plus per essere famosa". 

"1 ospite, 7 piani, 7 domande” è l’essenza del tuo nuovo format di interviste. Perché proprio il numero 7 e come è nata l’idea dell’ascensore?

Il 7 è un numero speciale e portafortuna, che mi è sembrato il più adeguato per le domande e le persone da intervistare. Per quanto riguarda il luogo, ne volevo uno che fosse raccolto e simbolico. In ascensore spesso si incontrano sconosciuti con cui si crea un po' di imbarazzo, ma molte volte nascono anche situazioni divertenti. Essendo un format social, l'intervista doveva essere veloce, il tempo appunto di un viaggio in ascensore, mirata a fornire in cinque minuti il ritratto di una persona.

Come avviene la scelta degli ospiti?

Devono essere delle persone con un buon seguito sui social, che abbiano qualcosa di speciale da raccontare. Quindi ho scelto nomi più o meno conosciuti a tutti, spaziando e bilanciando da Elettra Lamborghini a Pietro Terzini.

Ti rigiro alcune delle domande che fai ai tuoi ospiti. Con chi vorresti trovarti chiusa in ascensore?

Il sogno proibito è Brad Pitt, ma la vedo difficile. In alternativa direi una persona vestita in modo bizzarro, che sicuramente stimola il dialogo.

Nell’ascensore della tua vita, quale è la persona che ti ha influenzata di più?

Mia mamma. È una donna con un carattere tosto, si è sposata molto giovane, ha finito l'Università, ha continuato a lavorare e cresciuto tre figli. Dice sempre quello che pensa ed è una figura i cui giudizi mi frullano tuttora nella testa quando devo prendere una decisione. Molte scelte le ho prese pensando a cosa mia mamma avrebbe detto.

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C’è chi definisce la tua presenza sui social una sorta di rinascita. Sei d’accordo o è più un modo per ‘rimanere viva’ ?

Non cercavo nessuna rinascita, i social li ho sempre usati. Ho solo trovato una possibilità di parlare di quello che mi piace continuando comunque a esercitare la mia professionalità giornalistica. L'ho trasformata in un format di interviste semplice e veloce, diverso da quelle televisive che invece sono sempre più lunghe e complicate.

Da parte del pubblico che riscontro hai avuto?

Molto buono, penso anche perché le persone continuino a vedermi collegata al racconto. Nel caso di 7 piani è stato al di sopra di ogni aspettativa, ho ricevuto tantissimi commenti positivi anche da parte da parte degli ospiti.

Hai definito i social "la nuova tv". In che modo lo sono?

Le persone passano molto più tempo su Instagram e TikTok e guardano sempre meno tv. Io stessa non la vedo praticamente più e trovo sui social tutto quello che mi interessa. Sono un contenitore di intrattenimento e informazione più veloce, meno scontato e sicuramente più facile da fruire rispetto alla televisione. Ovviamente non mi ci affido totalmente e una notizia importante vado a vederla sugli appositi siti e giornali.

Nel tuo passato Verissimo, uno dei primi programmi di infotainment. Oggi potremmo definire i tuoi format una sorta di ‘infotainment 2.0’ ?

L'infotainment nato con Verissimo era veramente una novità, non era mai successo che l'informazione precisa da telegiornale si mescolasse con il gossip e la cronaca rosa. Il Verissimo di adesso, che non guardo mai, è tutto un altro programma perché è registrato e  mi sembra più orientato sui sentimenti. Notizie di attualità non ce ne sono. I miei format, 7 piani e Sorsi di stile, non vogliono essere nulla del genere e non potrebbero neanche, sono preparati, confezionati e poi mandati online. Mi piace però l'idea che diano informazioni su determinate tematiche, con leggerezza e garbo.

Cristina Parodi è stata la prima conduttrice di Verissimo
Cristina Parodi è stata la prima conduttrice di Verissimo

Prima conduttrice del Tg5, una rivoluzione televisiva soprattutto nel linguaggio. L’hai vissuta come tale? 

L'ho vissuta come una crociata per rinnovare l'informazione sotto tanti punti di vista, dall'immagine alla scelta delle notizie, meno politica e più cronaca. È stata una svolta epocale perché per la prima volta il telegiornale di una tv privata entrava in diretta concorrenza con la Rai. Per quanto riguarda il linguaggio, dovevamo raccontare le notizie in maniera semplice, senza leggere il gobbo. Mentana (Enrico, il direttore, ndr) ci diceva di stabilire un dialogo essenziale con il pubblico, senza mai aggiungere una parola di troppo. Ho imparato a gestire anche tutti gli imprevisti che possono capitare, dalle edizioni speciali a quelle volte in cui occorreva andare a braccio.

Hai raccontato che con Enrico Mentana non bisogna sbagliare. Cioè?

Era super esigente, non ti perdonava niente. Mi ricordo di tante riunioni di redazione in cui riusciva a essere molto severo nei confronti dei giornalisti presenti e io provavo un po' di imbarazzo per loro. Grazie al cielo non mi è mai successo. Ci faceva anche tanto ridere, aveva sempre la battuta pronta.

30 anni in tv e poi la decisione di lasciare tutto e dedicarti alla moda: salto nel vuoto o necessità?

Nessun salto nel vuoto, era un sogno che coltivavo da tempo e ho preparato con studio e impegno. L'ultimo anno in Rai non è stato così positivo e appagante come mi aspettavo, quindi mi sono detta "non sei costretta a rimanere lì per tutta la vita, puoi provare a fare altro". Il cambiamento è stata una sfida con me stessa fatta con grande coraggio, non ho nessun tipo di rimpianto.

In tanti però sentono la tua mancanza sul piccolo schermo. Anche per te è così?

Non mi manca la televisione. Non l'ho mai vissuta come un plus perché mi permetteva di essere conosciuta e famosa. So che tante persone farebbero di tutto per rimanerci perché la visibilità è una droga, ma per me non è stato così. Ho sempre fatto il mio lavoro con impegno e interesse, ma nel momento in cui le cose in Rai mi stavano strette, non ho pensato neanche un secondo "se non appaio più in televisione non sono più famosa". La mia serenità è legata al fatto di fare qualcosa che mi dà soddisfazione.

Se oggi tornassi in tv, che format porteresti e su quale rete? 

Non ci ho minimamente pensato. Credo che i miei format attuali siano molto carini sui social, ma non so se lo sarebbero altrettanto in tv, dovrebbero subire una ‘trasformazione' che li adatti a quel tipo di piattaforma. Ma comunque non ho ricevuto nessuna richiesta.

La tua ex collega Cesara Buonamici, oltre che volto del Tg 5, oggi è opinionista del Grande Fratello. Ti vedresti in un ruolo simile?

No, mai. Mi piace raccontare e fare domande, non dare opinioni, anche se continuano a chiedermelo.

Tua sorella Benedetta ci ha raccontato che uno dei segreti del matrimonio con Fabio Caressa è l’assenza di gelosia. È così anche per te e Giorgio Gori?

Credo che la gelosia sia legata più agli inizi del rapporto, quando ancora non conosci bene una persona. Noi non lo siamo particolarmente, abbiamo un grande rispetto e fiducia reciproca, viviamo spesso lontani.

Quindi siete ancora una ‘famiglia diffusa'.

Sì, decisamente. Ad esempio lui ora è a Bruxelles e io a Roma. Però la lontananza rende ancora più bello il momento in cui ci si ritrova.

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